Una volta si stringevano i denti per salvare lo stipendio, ora le persone non si accontentano più: ecco perché anche in Italia è esploso il fenomeno delle dimissioni volontarie
C’è uno strano fenomeno partito ad inizio 2021 negli Stati Uniti che sta continuando a registrare numeri importanti anche in Italia. Parliamo del boom delle dimissioni volontarie dal lavoro. Sono sempre di più le persone anche nel nostro paese che rinunciano alla loro attuale occupazione rassegnando le dimissioni. I numeri trovano conferma anche nell’analisi dei dati effettuata da AppLavoro.it.
La piattaforma innovativa che mette in contatto domanda e offerta di lavoro puntando sulla meritocrazia, ha analizzato i dati dei suoi iscritti degli ultimi 6 mesi. C’è un dato che risalta all’occhio e che si può collegare al fenomeno delle dimissioni: l’aumento degli iscritti alla piattaforma che dichiara di avere un’occupazione al momento della registrazione al portale. Persone che seppur occupate sono alla ricerca di un nuovo lavoro e che quindi evidentemente sono pronte a dimettersi dalla precedente occupazione.
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LE ABITUDINI CAMBIANO E LE PERSONE NON SI ‘ACCONTENTANO’ PIÙ
“Abbiamo registrato negli ultimi mesi un aumento della percentuale di utenti che si iscrivono dichiarando di avere attualmente un’occupazione. Il fenomeno nato negli Stati Uniti ha trovato terreno fertile anche nel nostro paese, dove le condizioni lavorative e lo stipendio non sono spesso congrui. E se prima si accettava di cedere sulla soddisfazione personale a favore del lavoro, oggi questo sembra non succedere più” le parole di Marco Contemi, imprenditore e fondatore di AppLavoro.it.
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Dall’analisi dei dati emerge come siano a maggioranza donne le persone occupate alla ricerca di un nuovo lavoro con il 65%. Le fasce d’età sono così suddivise:
18-24 anni: 12,2%;
25-34 anni: 20,76%;
35-44 anni: 29,19%;
45-54 anni: 29,04%;
55-64 anni: 8,63%.
Il secondo e il terzo settore risultano essere quelli maggiormente colpiti dal fenomeno delle dimissioni di massa sempre tenendo conto dei dati inseriti dagli iscritti in piattaforma:
Impiegato: 11,85%;
Commesso/Addetto alle vendite: 9,29%;
Operaio specializzato: 6,24%;
Operaio generico: 4,18%.
Le aziende sono costrette a far fronte ad un fenomeno inaspettato e devono impegnarsi al ricambio con nuove assunzioni che non sempre è facile trovare.
CON LA PANDEMIA MOLTI SONO RIMASTI ‘IN ATTESA’
Le possibili cause che stanno spingendo sempre più persone a dimettersi dal lavoro sono diverse. Sicuramente la ripresa del mercato del lavoro dopo il periodo di pausa dovuto alla pandemia ha riacceso il fenomeno. Diverse persone che sono rimaste ferme o in smart working durante l’emergenza hanno posticipato l’addio dal lavoro per ricercarne un altro migliore ed ecco che nel momento in cui c’è stata la ripresa hanno messo in atto i loro obiettivi e si è registrato un aumento del fenomeno.
SI PUNTA A CONDIZIONI LAVORATIVE MIGLIORI
Ma c’è anche la ricerca di condizioni lavorative migliori tra i motivi che sta spingendo le persone a dimettersi. Se prima c’era una forte cultura al sacrificio, ora sempre più persone pretendono condizioni lavorative migliori arrivando anche a preferire di restare momentaneamente disoccupati. In tal senso anche il maggiore equilibrio tra vita privata e lavorativa sta spingendo le persone ad abbandonare il proprio lavoro.
TROPPO STRESS CON IL RIENTRO DOPO LO SMART WORKING
Con lo smartworking numerose esigenze sono cambiate. Prima la giornata si sviluppava diversamente rispetto al lavoro da casa più agile e flessibile. Il ritorno al regime ordinario può aver creato uno stress tale da preferire alle persone l’abbandono del lavoro alla ricerca di occupazioni più in linea con le proprie esigenze.