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Guerra in Ucraina: Podolyak spiega perché si sono fermati i negoziati

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Guerra in Ucraina: il capo negoziatore di Kiev, Mykhailo Podolyak, spiega i motivi dietro allo stop al dialogo con gli omologhi russi

“Dopo l’incontro di Istanbul, la Russia ha risposto ai punti sollevati dall’Ucraina. I sottogruppi di negoziatori si sono quindi messi al lavoro per trovare soluzioni. Si lavora su due punti: come porre fine alla guerra e quali garanzie dare a Kiev sul futuro della sua sicurezza per scongiurare nuove invasioni. Dopo il ritiro dei russi da Kiev, a inizio aprile, sono emersi i crimini commessi nei territori occupati attorno alla capitale. Poi quelli di Mariupol – una città rasa al suolo. È venuto alla luce anche il progetto russo di creare a Kherson quella che loro chiamano una ‘Repubblica’ tramite uno pseudo referendum. A quel punto, le componenti politiche e diplomatiche delle negoziazioni hanno smesso di negoziare“. Lo ha dichiarato Mykhailo Podolyak, negoziatore capo di Kiev con Mosca, intervistato da Azzurra Meringolo per Rai Radio1, che ha diffuso una nota.

Podolyak ha chiarito che i negoziati tra Kiev e Mosca “sono in pausa. Continua solo l’attività dei gruppi di lavoro che si occupano di aspetti umanitari e che stanno coordinando, ad esempio, i corridoi umanitari, le evacuazioni e lo scambio dei prigionieri. Gli altri gruppi di lavoro si incontrano virtualmente solo in modo sporadico. Non ci sono le condizioni per un incontro tra i due presidenti. L’escalation generale della guerra contribuisce a renderlo impossibile”.

A proposito del ruolo dell’Italia, il funzionario ucraino ha detto: “Dobbiamo ringraziare l’Italia che ha adottato una posizione trasparente a sostegno della democraziaPossiamo chiamare Roma un nostro sicuro e fedele alleato. I vertici politici del Paese capiscono molto bene la situazione che stiamo vivendo. Stanno mostrando reazioni efficaci e veloci sugli eventi in corso. L’Italia è stato poi uno dei primi Paesi a offrirsi come garante della nostra sicurezza futura, aderendo alla proposta di creare un nuovo assetto securitario. Da chi in futuro farà parte di questa nuova architettura di sicurezza ci aspetteremo armi in caso di nuove aggressioni, assistenza finanziaria e umanitaria. Il tutto in base alle vostre disponibilità. La cosa più importante sarà la rapidità”.

Se i russi si ritirassero lungo i confini del 23 febbraio, su che cosa sareste disposti a trattare? Sulla Crimea? “Sarà la società civile ucraina – ha risposto Podolyak – a sollevare le questioni da portare ai futuri negoziati e in base questo, spetterà poi al presidente formulare e prendere decisioni definitive. La situazione attuale sul campo, la violenza dei russi e il tentativo di Mosca di distruggere il nostro intero comparto delle esportazioni ci impediscono di concludere la guerra, accontentandoci di tornare lungo i confini del 23 febbraio scorso. Anche se si ritornasse a quel punto zero – come ha detto il presidente Zelensky – il volume dell’odio russo nei nostri confronti non garantirebbe una tregua“, ha spiegato il capo negoziatore di Kiev.

Secondo Podolyak, riferisce la Dire (www.dire.it), a quel punto “ci sarebbe un nuovo assalto, doppiamente crudele. L’integrità territoriale ucraina non si può toccare. Non può essere argomento di trattative”. Infine, sul ruolo di mediatore della Turchia, il capo negoziatore ha dichiarato: “È il presidente ucraino che sta modellando il processo delle trattative. La Turchia e anche altri Paesi coinvolti sono utili perché ci aiutano a trasmettere alla controparte russa fino a che punto non sono adeguate alcune delle loro richieste”.

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