Il Carbon Disclosure Project, sistema di calcolo in uso anche in Italia, non garantisce che le emissioni del mondo della moda stiano diminuendo
Lo storico quotidiano britannico ‘The Guardian’, fondato nel 1821 a Manchester, ha fatto un punto sul mondo del fashion, arrivando alla conclusione che, se da un lato molti big brands si sono adoperati per intraprendere la strada della sostenibilità, dall’altro questo non ha significato un reale impatto contro ulteriori emissioni.
Così che: “La moda rappresenta il 10% delle emissioni di carbonio nel mondo ed è la seconda industria più inquinante del pianeta”. Si legge nell’articolo: “Molti marchi hanno aderito a uno schema chiamato Carbon Disclosure Project (CDP), un organismo indipendente che assegna dei voti per la performance ambientale”.
È un progetto al quale ha aderito anche il Governo italiano e che prevede una cooperazione tra aziende per combattere l’impatto ambientale. “Tuttavia, grazie al modo in cui vengono calcolati i punteggi, nomi noti come H&M e Nike possono dichiarare una diminuzione complessiva delle emissioni annuali di anidride carbonica – e ricevere alti punteggi dal CDP – nonostante le loro effettive emissioni aumentino”. Le emissioni sono suddivise in tre scale: Scope 1, 2 e 3. Questo modo “è anche fondamentale per capire come i marchi possono sembrare ridurre le loro emissioni totali”.
Le prime derivano direttamente da chi usa combustibili fossili, le seconde “sono quelle che provengono dall’energia acquistata dai fornitori di servizi pubblici. Le emissioni Scope 3 sono tutte le altre emissioni indirette che si verificano lungo la catena del valore”.
Le aziende tendono, però, a non considerare quest’ultimo livello evitando di sentirsi responsabili per il proprio inquinamento.
“Celebrare il successo di questo tipo di disaccoppiamento relativo è una ricetta per il disastro – ha dichiarato James Dyke, professore associato di scienze del sistema terra presso l’Università di Exeter – Il riscaldamento globale si fermerà quando smetteremo di pompare gas serra nell’atmosfera”.