Linfoma a grandi cellule B: via libera dell’agenzia Fda ad axi-cel, le CAR-T di Gilead, per il trattamento di seconda linea
Gilead Sciences ha annunciato che la Food and drug administration (Fda) ha ampliato le indicazioni delle sue cellule CAR-T axicabtagene ciloleucel (axi-cel, commercializzate con il brand Yescarta) in modo da includere il trattamento di pazienti adulti con linfoma a grandi cellule B (LBCL) refrattario alla chemioimmunoterapia di prima linea o che recidiva entro 12 mesi dalla chemioimmunoterapia di prima linea. Le CAR-T axi-cel, dirette contro l’antigene CD19, sono state autorizzate per la prima volta dall’agenzia statunitense nel 2017 (nel 2019 in Europa) per i pazienti con LBCL già sottoposti a due o più linee di terapia sistemica.
Christi Shaw, amministratore delegato dell’unità Kite di Gilead, ha affermato nella nota diffusa dall’azienda che l’ultima approvazione «offre… speranza a un maggior numero di pazienti, consentendo a una terapia potente come quella con le cellule CAR-T di essere utilizzata prima nel percorso di trattamento». L’ampliamento delle indicazioni di axi-cel, ha osservato l’ad, aumenterebbe il numero di pazienti con linfoma idonei a essere trattati con axi-cel a circa 14.000, dagli 8000 precedenti.
Secondo quanto riferito da Kite, attualmente ci sono 112 centri autorizzati in tutti gli Stati Uniti in grado di somministrare la terapia con axi-cel e l’azienda ha ampliato la sua capacità produttiva in previsione della decisione dell’Fda. Ciononostante, Shaw ha detto che la sfida più grande, ad oggi, rimane quella di convincere gli oncoematologi dei centri più periferici a indirizzare i pazienti idonei verso questi centri specializzati e autorizzati alla somministrazione delle CAR-T, aggiungendo che «su 10 pazienti idonei, solo due vengono effettivamente sottoposti a questa terapia».
L’approvazione di axi-cel per il trattamento di seconda linea dei pazienti adulti con LBCL si è basata sui risultati dello studio di fase 3 ZUMA-7, che ha raggiunto sia l’endpoint primario, rappresentato dalla sopravvivenza libera da eventi (EFS), sia l’endpoint secondario, cioè il tasso di risposta obiettiva (ORR). I risultati del trial, presentati all’ultimo congresso dell’American Society of Hematology (ASH), nel dicembre scorso, hanno mostrato che, dopo circa 2 anni di follow-up, l’EFS mediana è risultata di 8,3 mesi per i pazienti trattati con axi-cel, un miglioramento del 60% rispetto ai pazienti trattati con lo standard-of-care, nei quali l’EFS è risultata di soli 2 mesi. Inoltre, nel braccio trattato con axi-cel l’ORR è risultato dell’83%, a fronte di un ORR del 50% nel braccio di confronto, con un tasso di risposte complete rispettivamente del 65% contro 32%.
Frederick Locke, autore principale dello studio ZUMA-7, ha osservato che lo studio ha dimostrato che axi-cel «ha triplicato il numero di coloro che ricevono il trattamento con intento curativo, e ha prodotto risultati complessivamente migliori rispetto al precedente standard di cura». Locke ha aggiunto che «ora abbiamo accumulato un’esperienza con le cellule CAR-T sufficientemente significativa per gestire meglio o prevenire gli effetti collaterali, rendendo questo trattamento più accessibile anche per i pazienti più anziani e quelli con condizioni mediche concomitanti a causa delle quali lo standard di cura potrebbe essere difficilmente proponibile».
Recentemente, l’US National Comprehensive Cancer Network (NCCN) ha aggiornato le sue linee guida per la pratica clinica oncologica in modo da includere il trattamento con axi-cel per i pazienti affetti da LBCL con malattia recidivata entro 12 mesi dalla terapia di prima linea o con refrattarietà primaria, come raccomandazione di categoria 1.