Un vaccino per la celiachia: la scienza ci prova


Caterina Pilo, direttore generale dell‘Associazione italiana celiachia (Aic), spiega che la ricerca su un vaccino ad hoc sta facendo passi avanti

Rilevate anomalie biochimiche nei celiaci che suggeriscono la prevalenza di carenze di micronutrienti e confermano il malassorbimento come un segno della celiachia

La ricerca sulla celiachia va avanti, a volte con tempi che probabilmente non comprendiamo. Si fanno tanti passi avanti e alcuni indietro. Se parliamo di una soluzione definitiva non mi sentirei in nessun modo di anticipare sui tempi di realizzazione, ma nel mondo ci sono centri di ricerca che da molti anni stanno lavorando ad un vaccino. Sicuramente ci sono risultati che possono far pensare che nel prossimo futuro ci sia la possibilità di una alternativa, per esempio, alla terapia senza glutine e per semplificare la diagnosi di celiachia. Già oggi in età pediatrica in alcuni specifici casi la diagnosi può fare a meno della biopsia intestinale. Probabilmente questo potrà presto avvenire anche per le diagnosi nell’adulto”.

Lo spiega alla Dire (www.dire.it) la dottoressa Caterina Pilo, direttore generale dell‘Associazione italiana celiachia (Aic). Le sue parole arrivano in occasione della settimana nazionale della celiachia, che si conclude domenica prossima 22 maggio. Sette giorni per porre l’attenzione su questa infiammazione cronica dell’intestino, scatenata dall’ingestione del glutine.

COS’È LA CELIACHIA

“La celiachia- ricorda Pilo- è una malattia cronica, nel senso che non si guarisce. E’, dunque, una malattia irreversibile che viene definita ‘multifattoriale’ perché per manifestarsi ha bisogno di alcune condizioni: intanto una predisposizione genetica e la condizione ambientale di essere sottoposti al glutine. Queste due condizioni sono necessarie ma non sufficienti: solo il 3% delle persone che presentano queste condizioni, infatti, manifestano poi la celiachia“.

EVENTI CHE POSSONO SCATENARE LA CELIACHIA

Dell’evento scatenante la celiachia sappiamo ancora poco. “Se ne identificano alcuni- sottolinea il direttore generale Aic-come la gravidanzamomenti di particolare stress o l’organismo che incontra uno specifico virus, ma non abbiamo la conoscenza completa del perché alcune persone manifestino la celiachia ed altre no”.

QUANDO SI MANIFESTA LA CELIACHIA

Celiachia che si può manifestare a qualsiasi età. “Finalmente, ma solo di recente, abbiamo superato l’idea e la credenza che la celiachia fosse una malattia solo pediatrica- prosegue Pilo- e, grazie a studi scientifici di questi ultimi anni, abbiamo capito che la celiachia si può addirittura manifestare in età senile. Non si tratta di celiaci non diagnosticati a tempo debito, ma è proprio la malattia che si manifesta in età molto avanzata”.

SINTOMI DELLA CELIACHIA

I sintomi sono fra i più diversi. “Fino ad alcuni anni fa- rende noto- si pensava che la celiachia fosse chiara e si manifestasse solo con sintomi intestinali come diarrea, stipsi, oltre che con un dimagrimento radicale o una scarsa capacità di crescita nei bambini. In realtà sappiamo che la celiachia può manifestarsi anche in modo del tutto inusuale rispetto a questi sintomi. Quindi, con anemia nelle donne, abortività spontanea e infertilità, alopecia, danni al cavo orale con afteridotto smalto dei denti, difficoltà e disturbi alimentari”.

I celiaci in Italia e nel mondo sono 1 ogni 100. “Nel nostro Paese attendiamo 600mila casi di celiachia, nel mondo circa 80 milioni. Non significa- aggiunge Pilo- che questi numeri siano i pazienti, perché purtroppo la celiachia è altamente sottostimata. In Italia il numero dei pazienti effettivamente diagnosticati è infatti intorno al 40%. I dati del 2020 della relazione annuale al Parlamento del ministero della Salute indica poco più di 233mila pazienti celiaci in Italia”.

CELIACHIA, LA DIETA DA OSSERVARE

Di fatto la patologia cambia la vita di una persona che scopre di essere celiaca. “Per prima cosa- tiene a precisare il direttore generale dell’Associazione italiana celiachia- il paziente celiaco deve osservare per tutta la vita una dieta rigorosamente priva di glutine. Questa è la terapia. Non è dunque un paziente che va incontro ad una terapia farmacologica, a interventi chirurgici o ad una ospedalizzazione. Sicuramente questo è un vantaggio ma certamente ci sono molte implicazioni sociali nel seguire la dieta senza glutine”.

Anche una Legge dello Stato, la 123 del 4 luglio 2005, dedicata alla celiachia, la definisce come ‘malattia sociale‘ ed evidenzia aspetti di integrazione nella società di questo paziente.

IL DIRITTO AL PASTO SENZA GLUTINE

Caterina Pilo precisa che “le nostre attività, così come gli interventi della Legge, sono mirati proprio a favorire l’adesione da parte dei celiaci ai prevalenti stili di vita di tutta la popolazione generale. Dal 2005 c’è il diritto al pasto senza glutine nelle mense pubbliche: significa che nelle scuole i bambini hanno diritto al pasto senza glutine, da consumarsi nella mensa insieme agli altri compagni. Prima del 2005 non era un diritto e spesso i bambini celiaci dovevano tornare a casa per mangiare”.

“Questo- prosegue- avviene negli ospedali e in tutte le mense pubbliche. Da parte nostra abbiamo tentato di fare altrettanto con la ristorazione privata e oggi sono molti i locali in grado di mettere in atto tutte le procedure a garanzia dei pazienti e di offrire ad un celiaco un pasto adeguato, spesso identico a quello degli avventori non celiaci”.

LA CELIACHIA SI TRASMETTE?

“La celiachia- risponde Pilo- ha una componente genetica ma non è ereditaria. Sappiamo che i familiari di primo grado dei celiaci hanno il 10% di possibilità in più di contrarre la malattia. Pertanto, nel protocollo di diagnosi è previsto anche lo screening dei pazienti di primo grado. Non è, però, trasmissibile, non è ereditaria“.

CELIACHIA E FAKE NEWS: LE INIZIATIVE AIC

Per combattere le fake news ed i falsi miti su questa malattia, Aic ha messo in campo numerose iniziative proprio in occasione della settimana nazionale della celiachia. “Fino a domenica prossima- informa Pilo- abbiamo organizzato oltre 80 eventi su tutto il territorio nazionale. Partiamo dai 150mila pasti privi di glutine serviti nelle scuole elementari e nelle scuole dell’infanzia a tutti i bambini, celiaci e non, per diffondere un messaggio di conoscenza e di cultura sulla celiachia e la dieta senza glutine. Un messaggio rivolto non solo agli adulti ma anche agli insegnanti e, soprattutto, alle famiglie”.

“Spazio poi a numerosi convegni, dirette Facebook, con medici e diestisti. Ci saranno anche corsi di cucina senza glutine e molte altre iniziative, tutte volte ad accrescere la cultura della celiachia per contrastare tutto ciò che banalizza la patologia. L’elenco completo degli eventi è disponibile all’indirizzo settimanadellaceliachia.it, che contiene tutti gli appuntamenti nelle diverse regioni d’Italia”, conclude.