Petizione per sospendere l’Adunata degli Alpini: raccolte 21mila firme


La petizione per sospendere per almeno due anni l’Adunata degli Alpini supera le 21 mila firme. La mobilitazione online dopo i casi di presunte molestie avvenuti a Rimini

intranet

Ha scavallato quota 21.000 firme e si avvicina all’obiettivo di 25.000 la petizione lanciata online all’indomani dei presunti episodi di molestie all’Adunata nazionale degli Alpini di Rimini conclusasi domenica 8 maggio. La richiesta è quella di sospendere l’evento almeno per due anni.

Le numerose segnalazioni raccolte dalle attiviste riminesi di Non una di meno-Casa Madiba-Pride off sono state consegnate al sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad e oggi alle 18 si terrà l’incontro pubblico sulla violenza di genere “Oltre l’Adunata” non più nell’arena di piazza Francesca da Rimini, “negata” dall’amministrazione comunale, ma attorno alla panca circolare di piazza Malatesta. Diverse le invitate, spiegano le organizzatrici, a portare il loro contributo, come la parlamentare del Partito democratico Giuditta Pini che, sottolineano le attiviste riminesi, “fin da subito ha cercato di fare chiarezza e dato supporto alle vittime di violenza presentando un’interrogazione parlamentare con altre 23 deputate al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e lanciando un esplicito appello sui social ‘Non lasciamo da sole le donne di Rimini’”.

Invitate poi la consigliera comunale di Sinistra Civica Ecologista a Roma e attivista della Casa delle donne Lucha y Siesta Michela Cicculli; la “giornalista per caso, umorista per vocazione, riminese per un gran colpo di fortuna”, come si autodefinisce Lia Celi, tra le prime persone in città a “riconoscere il contributo del nodo territoriale di Non una di meno e a riportare pubblicamente la ‘goliardia’ degli alpini a una dimensione di violenza sistemica”; l’attivista transfemminista del Laboratorio Smaschieramenti di Bologna Babs.

Nelle scorse settimane a Rimini, spiega la Dire (www.dire.it), sono stati riportati “innumerevoli episodi di catcalling, molestie sessuali, insulti, accerchiamenti, palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa, nei luoghi di lavoro, da troppi minimizzati e considerati del tutto normali”, ribadiscono le attiviste con l’invito a partecipare all’incontro di domani alle istituzioni e alla cittadinanza per “prendere posizione e parola”. Come sintetizza sui social Manila Ricci di Casa Madiba: “Il femminismo porta alla consapevolezza di ciò che è il sistema in cui abitiamo, ci obbliga a ripensare profondamente non solo la cultura patriarcale che è alla base della nostra società e dei comportamenti che abbiamo visto agiti e che abbiamo subito nella città che abitiamo, ma anche il modo in cui viviamo lo spazio pubblico, in cui produciamo e consumiamo”. Per cui “teniamo aperto questo spazio politico e di ricomposizione che si è aperto affinché fatti come quelli accaduti dal 5 all’8 maggio a Rimini non accadano mai più ne qui né altrove”.