Guerra in Ucraina, Kiev esamina la proposta di pace di Draghi in quattro tappe. Il portavoce degli Esteri Nikolenko: “Grati agli sforzi dell’Italia per la pace”
Il governo di Kiev sta “esaminando” la proposta di un cessate il fuoco giunta ieri dal premier Draghi. Lo ha confermato alla testata ucraina ‘Euro Integration’ il portavoce del ministero degli Esteri Oleh Nikolenko, che ha dichiarato: “La controparte italiana ha condiviso la sua proposta per porre fine alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Attualmente sono allo studio proposte pertinenti”. Nikolenko ha assicurato che il governo di Kiev “apprezza il sostegno dell’Italia all’interno dell’Ue e a livello bilaterale” e che inoltre “accoglie con favore qualsiasi sforzo internazionale per ristabilire la pace sul suolo ucraino e in Europa. Allo stesso tempo- ha aggiunto il portavoce- qualsiasi decisione politica deve essere basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti“.
Mario Draghi ieri al Senato detto: “Dobbiamo raggiungere il prima possibile il cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati. È la posizione dell’Italia ed è un’aspirazione europea che ho condiviso con il presidente Biden durante la mia recente visita a Washington”. Il capo del governo non ha chiarito se l’italia proseguirà con l’invio di armi a Kiev. Secondo quanto rivelato dal quotidiano La Repubblica, Palazzo Chigi e Farnesina hanno elaborato una road map di pace in quattro tappe che ha già consegnato alle Nazioni Unite, e che si dovrà svolgere sotto la supervisione di un Gruppo internazionale di facilitazione (Gif): prima tappa sarà il cessate il fuoco, quindi un accordo sulla neutralità dell’ucraina. Un momento a parte sarà invece dedicato a Crimea e Donbass, il nodo più delicato del conflitto, su cui Mosca e Kiev – stando al documento – dovranno trovare un’intesa per una “più ampia autonomia”, infine si dovrà stabilire un nuovo patto per la sicurezza internazionale che coinvolga anche l’Osce e la Politica di vicinato dell’Ue. Dall’aggressione russa del 24 febbraio scorso, in Ucraina sono morte migliaia di persone, mentre secondo l’Onu si contano 6 milioni di rifugiati all’estero e 8 milioni di sfollati interni.
APPELLO AI COMBATTENTI DI AZOVSTAL: “ARRENDETEVI”
Le autorità dell’Ucraina hanno ordinato ai soldati rimasti nell’acciaieria di Azovstal di arrendersi e di interrompere i combattimenti a Mariupol, città prossima a cadere nelle mani delle forze armate russe dopo mesi di assedio. Ad annunciarlo sul proprio canale Telegram Denys Prokopenko, comandante della brigata ‘Azov’, battaglione paramilitare integrato nell’esercito, che ha detto: “Il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare la vita dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la città”.
La città, al centro della cronaca internazionale per bombardamenti, eccidi e la fuga disperata degli abitanti passati da 450mila a meno di 100mila, sembra così destinata a cadere sotto il controllo di Mosca, che sui suoi canali stampa riferisce che anche gli ultimi militari pronti a difendere l’acciaieria “si sono ormai arresi”.
Prokopenko ha aggiunto che i militari feriti e i civili – tra cui 85 donne e 47 minori – sono già stati portati via, e ora saranno evacuati anche i corpi delle vittime perché, come ha evidenziato Prokopenko, “abbiamo sempre insistito che le nostre tre priorità fossero i civili, i feriti e i morti”. A Severodonetsk, nella regione di Lugansk, sede dell’autoproclama repubblica separatista, le forze russe sono invece accusate di aver bombardato una scuola impiegata come rifugio da 200 civili circa. Tre le vittime del raid, come riferiscono le autorità di Kiev.
Intanto prosegue a Kiev il primo processo a carico di un militare russo per crimini di guerra. Vadim Shysimarin, 21 anni, è accusato di aver sparato a Oleksandr Shelipov, un uomo di 62 anni, che era disarmato e che non è sopravvissuto alle ferite. Il soldato in aula ha detto: “non volevo uccidere”, e ha aggiunto che quando ha aperto il fuoco era “molto nervoso per quanto stava accadendo”, e che in ogni caso è pronto ad “accettare il verdetto” della corte. Sul piano della diplomazia internazionale, la compagnia petrolifera Gasum ha fatto sapere che la russa Gazprom entro sabato taglierà il gas a Finlandia e Svezia, dopo che l’azienda finlandese si è rifiutata di pagare le forniture in rubli.
Questi due Paesi hanno presentato domanda d’adesione alla Nato, una prospettiva che incontra l’opposizione della Turchia, Paese membro dell’Alleanza atlantica che si è offerto come mediatore nei colloqui tra Kiev e Mosca, che ha fatto sapere di volerne discutere con la Finlandia e il Regno Unito nelle prossime ore. La prossima settimana invece il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu compirà un viaggio in Israele, altro Paese che ha tentato di mediare una soluzione politica tra Russia e Ucraina. Scopo del viaggio, proseguire il processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, congelate dal 2018 quando l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump decise unilateralmente di spostare la capitale di Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.
La Turchia intanto, spiega la Dire (www.dire.it), dal 24 febbraio scorso ha intensificato le operazioni militari nel Kurdistan siriano e iracheno. Ieri, Mohammad Hussein Bahr Aluloom, rappresentante dell’Iraq alle Nazioni Unite, ha denunciato al Consiglio di sicurezza le “incursioni armate della Turchia nel territorio iracheno” e fatto appello “all’uscita immediata delle truppe turche” dal proprio territorio.