Disponibile su YouTube il videoclip di “MAI STATO” di Matteo Marchese feat. Giorgio Mastrocola: il brano è anche in radio
MAI STATO è il primo singolo di MATTEO “TEO” MARCHESE, primo estratto dal suo album di debutto in uscita in autunno per The prisoner records.
Il brano inaugura il percorso solista di Marchese, già batterista, produttore e arrangiatore: un viaggio esplorativo nei territori della musica che Matteo da sempre ama, accompagnato da alcuni amici ed eccezionali musicisti che condividono la sua visione dell’arte e che hanno scelto di affiancarlo in questo tragitto.
“Mai Stato” vede la partecipazione di Giorgio Mastrocola (autore e chitarrista per Battiato, Morgan e Pezzali tra gli altri) alla chitarra, mentre Matteo è alla voce, alla batteria, al basso e ai synth.
«Volevo parlare di chi sono – racconta l’autore – e mi serviva la mia voce per farlo. Giorgio con la sua chitarra mi ha aiutato a proporre un suono tra il funk, la musica elettronica e la new wave inglese».
Il singolo nasce durante l’assalto al parlamento americano da parte dei sostenitori di Trump. Dal mix di emozioni che ne sono scaturite, Matteo ha sentito l’esigenza di cercare di comprendere più in profondità le ragioni dell’odio. E l’unico posto dove ha sentito di dover guardare era dentro di sé: «Mi sono accorto che non sono poi così diverso dalle persone arrabbiate e questo mi ha fatto davvero provare rabbia. Ho sentito che una parte di me cercava di negare a tutti i costi di poter essere uguale a persone che sentivo così diverse e “insensate”».
Una presa di coscienza di quanto sia difficile gestire i nostri pensieri, che spesso rischiano di farci soffocare. Del fatto che spesso guardiamo gli altri da distanze siderali, senza capirli, perché tra loro e noi ci sono i nostri pensieri. Il viaggio per tornare dentro di noi non significa nascondersi, ma capirsi e capire di più.
In merito al videoclip del brano, la regista Ilaria Scattina ha dichiarato: “Circondati da un mondo che ci fa posare lo sguardo sempre più all’esterno di noi stessi (la TV ne è la metafora) impedendoci di connetterci al nostro vero sé e di ascoltare le nostre emozioni profonde, il video di “Mai stato” vuole portare l’attenzione su questo meccanismo, mostrando che quando spostiamo l’attenzione da “fuori” a “dentro” di noi, possiamo affrontare i nostri demoni e trovare la pace e la leggerezza che ci abitano. La scelta stilistica di ambientare il video negli anni ’80 è stata dettata dalle sonorità del brano, legata al fatto che siamo figli di quegli anni e che connettendoci ai “noi bambini” riusciremmo a farci condurre là dove la spensieratezza vive”.
MATTEO MARCHESE – BIOGRAFIA
Matteo Marchese nasce a Genova nel 1976 da padre genovese e madre istriana e da piccolissimo si trasferisce in Val Camonica. I luoghi sono fondamentali per il suo futuro approccio alla musica. La contaminazione tra la calma del mare e la durezza della montagna lo porteranno a cercare un’unione tra i due ambienti. La distanza tra i luoghi viene percepita come la distanza tra le persone e nella musica trova il modo di sentire un’unione. Studia batteria world e funk e insieme ai suoi maestri scopre che il mondo può fornire una tavolozza di impressioni e di viaggi. Apre uno studio di registrazione con un socio, il Cavò Studio, che diventa una delle realtà jazz più affermate nei primi 2000. Lavora con Ishtar, Schema, Philology, Sony, Warner e con musicisti del calibro di Mario Biondi, Rosalia de Sousa, Lee Konitz, Fabrizio Bosso, Renato Sellani, Paolo Fedrigotti, Moni Ovadia, Ares Tavolazzi. Al lavoro di fonico e produttore affianca come batterista dal vivo e in studio artisti come Sirya, Ghemon, Robi Zonca, Ila and The Happy Trees, Tonino Carotone, Flabby. Nel 2005 Inizia il suo percorso alla scoperta della musica dell’uomo e con Carlo Sinigaglia stabilisce un nuovo modo di fare musicoterapia che viene descritto nel libro “Il giorno in cui abbiamo inventato l’acqua calda”. Inizia a tenere seminari e corsi (Fondazione Besta, Ospedale Don Gnocchi), oltre che a operare in contesti relazionali e di riabilitazione con forme di handicap grave. Decide di vendere lo studio e di usare la musica per aiutare le persone. In questo percorso impara quanto la musica possa fare per un essere umano e decide di farne la sua principale attività. Un modo di crescere come persona e musicista. Nella sua musica porta le esperienze fatte nel mondo parallelo della mancanza di relazione. Il disco “Dot” è la prima forma che Matteo ha trovato per descrivere geograficamente ed emotivamente il suo mondo cercando di unire i posti dentro e fuori di noi.