Guerra in Ucraina, il Pentagono: “Nessuna decisione sull’invio di truppe all’ambasciata Usa di Kiev”. Da Tokyo Biden avverte Pechino: “Non tocchi Taiwan”
“Non è stata presa ancora nessuna decisione” sull’invio di truppe speciali all’ambasciata americana a Kiev. Così il Pentagono smentisce e prende tempo sulle recenti rivelazioni del Washington Post, secondo cui l’amministrazione Biden sarebbe pronta a presentare una proposta con cui inviare uomini a protezione della sede diplomatica nella capitale ucraina, di recente riapertura.
Una mossa che potrebbe implicare l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto ucraino direttamente contro la Russia e quindi, come avvertono alcuni analisti, spingere i belligeranti all’uso di armi nucleari. In una dichiarazione alla testata americana ‘The Hill’, la Difesa americana ha chiarito: “Siamo in stretto contatto con i nostri colleghi del dipartimento di Stato sui potenziali requisiti di sicurezza ora che hanno ripreso le operazioni presso l’ambasciata a Kiev ma non è stata presa alcuna decisione, e nessuna proposta specifica è stata discussa ai livelli più alti del dipartimento sul ritorno dei membri dell’esercito americano in Ucraina, per questo o per qualsiasi altro scopo”.
BIDEN IN GIAPPONE PER INCONTRARE IL PREMIER
La smentita, spiega la Dire (www.dire.it), giunge mentre il presidente americano Joe Biden è a Tokyo per incontrare il premier Fumio Kishida, un viaggio utile ad inviare, insieme con l’alleato nipponico, un messaggio a Pechino: se la Cina invaderà Taiwan, gli Stati Uniti invieranno truppe. “È l’impegno che assumiamo”, ha detto il capo della Casa Bianca rispondendo alla domanda dei giornalisti in conferenza stampa. “Con Tokyo riconosciamo l’esistenza di una sola Cina ma ciò non significa che la Cina abbia la giurisdizione per entrare e usare la forza per conquistare Taiwan”.
Sin dall’aggressione russa all’Ucraina, Washington ha avvertito Pechino dall’astenersi di compiere un analogo passo nell’isola di Taiwan. Una violazione per la quale Mosca, ha detto ancora Biden, “dovrà pagare un caro prezzo”. Quindi ha sollecitato azioni contro le autorità russe: “Se non le portiamo davanti alla giustizia, quale segnale inviamo alla Cina?”.