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Dalla Dc a Nusco: chi era Ciriaco De Mita

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Il ritratto dell’ex premier e segretario della Dc Ciriaco De Mita, morto a 94 anni: dal Parlamento all’Europa fino al ruolo di sindaco della sua Nusco, ricoperto fino all’ultimo

Addio a uno dei simboli della politica anni ’80. Ciriaco De Mitamorto a 94 anni nella sua terra irpina, è stato uno dei grandi leader della Democrazia cristiana e mai ha rinunciato alla politica, tanto da essere ancora sindaco della sua Nusco, paesino in provincia di Avellino diventato famoso in tutta Italia proprio grazie a lui. De Mita raggiunse l’apice nel 1989 quando era contemporaneamente segretario della Democrazia cristiana e presidente del Consiglio. Come ricorda la Dire (www.dire.it) durò un anno a Palazzo Chigi, nel maggio dell’89 lo fece cadere il suo alleato-rivale, il socialista Bettino Craxi.

UN CURRICULUM INFINITO

Il suo curriculum è infinito: vanta trent’anni consecutivi in Parlamento, ed è stato anche presidente e vicesegretario della Dc, ministro per il Sud, per il Commercio estero, dell’Industria, sottosegretario all’Interno. E pure eurodeputato, fino a quando, nel 2008, l’allora segretario del Pd, Walter Veltroni gli preferì come capolista in Campania la sua ‘figlioccia’ Pina Picierno, che su De Mita aveva fatto la tesi di laurea. Lui, uomo molto permaloso, ferito nell’orgoglio per essere stato messo da parte, se ne andò dal Partito democratico sbattendo la porta.

LA CORRENTE DEMITIANA DELLA DC

La corrente demitiana era quella della sinistra della Dc: suoi fedelissimi Gerardo Bianco e Nicola Mancino, ovviamente irpini. Roberto Ruffilli, suo stretto consigliere, fu ucciso dalle Brigate rosse. Tra i consiglieri economici invece c’era Romano Prodi, nominato poi dallo stesso leader Dc ai vertici dell’Iri. Un legame stretto con Sergio Mattarella – “sono un suo amico”, diceva De Mita – mentre in passato visse un rapporto di odio-amore con Gianni Agnelli, che incontrava allo stadio quando l’Avellino negli anni ’80 era in Serie A. Celebre la citazione dell’Avvocato, che in tono un po’ canzonatorio, definì De Mita “un intellettuale del Mezzogiorno, di quel pensiero tipico della Magna Grecia”.

A metà gennaio, in una delle sue ultime apparizioni televisive, intervistato dal Tg2 in vista della partita del Quirinale, De Mita rispose così a una domanda su Silvio Berlusconi candidato alla presidenza della Repubblica: “Chi? E chi lo vota?”.

IL CORDOGLIO DI MATTARELLA

Alla notizia della scomparsa di Ciriaco De Mita, Sergio Mattarella ha espresso “grande tristezza”. Il capo dello Stato lo definisce “protagonista di una lunga stagione politica”, attraversata “con coerenza, passione e intelligenza, camminando nel solco di quel cattolicesimo politico che trovava nel popolarismo sturziano le sue matrici più originali e che vedeva riproposto nel pensiero di Aldo Moro“.

Il presidente della Repubblica ne ricorda “l’impegno incessante per un meridionalismo intelligente e modernizzatore. Così come la vivacità intellettuale, la curiosità per le cose nuove, la capacità di dialogare con tutti, forte di una ispirazione cristiana autenticamente laica. L’attenzione alle nuove generazioni per un rinnovamento della politica fatto di scelte coraggiose e concrete, anche favorendo, da segretario del suo partito, un profondo ricambio di classe dirigente”. E poi, il presidente della Repubblica mette in evidenza la visione internazionale dell’ex segretario democristiano: “L’attenzione che ebbe per ciò che la leadership di Gorbaciov stava producendo in Unione sovietica alla fine degli anni Ottanta”.

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