Al Museo Nazionale del Bargello, riallestita la Sala della Scultura Medievale: un secolo di scultura fiorentina in 20 opere, alcune delle quali non erano visibili al pubblico
Un secolo di scultura fiorentina – dalla fine del Duecento alla fine del Trecento – riunito all’interno della Sala della Scultura Medievale, nuovamente esposto al primo piano del Museo Nazionale del Bargello. Il progetto di riallestimento, curato da Maria Cristina Valenti, ex responsabile dell’ufficio tecnico dei Musei del Bargello e Benedetta Chiesi, funzionaria storica dell’arte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, che ha una collaborazione istituzionale con i Musei del Bargello, e realizzato dallo studio Galli Mostre di Lorenzo Galli è il terzo intervento di rinnovamento integrale di una sala del museo dopo la Sala degli Avori e la Cappella. Per la Sala della Scultura Medievale è stato ripensato il percorso espositivo, migliorate le modalità di fruizione e valorizzazione delle opere e inseriti in collezione alcuni capolavori conservati nei depositi, che non erano visibili al pubblico dai primi anni Duemila, tra cui la bellissima acquasantiera della chiesa di San Piero a Quaracchi.
La nuova Sala della Scultura Medievale (ex Saletta del Trecento) vede esposte alcune sculture medievali in ideale successione cronologica: dai capitelli tardo duecenteschi della Badia fiorentina, agli Accoliti di Arnolfo di Cambio, perno centrale della sala, per proseguire con la Madonna col Bambino e l’intensa Cariatide di Tino di Camaino, resti del monumento funebre del patriarca di Aquileia Gastone della Torre in Santa Croce a Firenze, in parte smembrato nel XVI secolo e in seguito disperso. Seguono poi le formelle di Giovanni di Balduccio dalla chiesa di Orsanmichele, sino alle sculture di Piero di Giovanni Tedesco, che lavorò alla facciata di Santa Maria del Fiore nell’ultimo decennio del Trecento. Nuovamente esposta al pubblico, tra le altre, è l’acquasantiera della chiesa di San Piero a Quaracchi, con il fusto popolato di putti e animali fantastici. Completano l’allestimento alcune coeve tavole dipinte e due statue lignee policrome (Madonna della Misericordia e Figura femminile seduta) giunte al museo a inizio Novecento.
I due capitelli della Badia e la splendida testa di Santo Coronato non erano visibili nelle sale del Museo dal 2005, mentre l’acquasantiera era in deposito dal 2003. Altro recupero importante è la formella con l’Obbedienza, murata all’interno della chiesa di Orsanmichele fino al 2005, poi in deposito al Museo Davanzati, ma non esposta. Quest’ultima trova ora una nuova presentazione accanto alla formella con la Povertà proveniente dalla stessa chiesa fiorentina. Tutte le opere esposte son state oggetto di manutenzione e di restauro conservativo sotto la guida di Benedetta Cantini, funzionario restauratore dei Musei del Bargello.
L’allestimento – che annovera una piccola ma significativa selezione della raccolta di scultura medievale del Bargello – è in continuità con quanto fatto di recente nella Sala degli Avori e nella Cappella, e al contempo ha mirato a riordinare l’esistente, permettendo una più chiara visione delle opere. La sala, che presenta una selezione coerente di opere medievali, è stata imbiancata, restaurato il fregio decorativo, le finestre sono state schermate con tende motorizzate ed è stato rinnovato l’impianto di illuminazione. Tutte le opere sono state collocate su basi uniformi, cromaticamente allineate su quelle già in uso nella Sala degli Avori. Sono state modificate le altezze delle opere e alcuni rapporti di vicinanza e distanza tra di esse, come tra le tre figure di Tino di Camaino, opere di uno stesso scultore ma provenienti da due monumenti diversi.
Nella Sala della Scultura Medievale sono anche allestite opere che erano in deposito e che sono state recentemente oggetto di nuova attenzione da parte di studiosi e specialisti di generazioni diverse. Tra il 2016 e il 2019, infatti, grazie ad un progetto PRIN che il MIUR ha finanziato a quattro atenei italiani – l’Università di Napoli Federico II, quelle di Firenze, di Siena per Stranieri e di Trento – e che è stato poi condotto avanti sotto la guida della Scuola Normale di Pisa, venti assegnisti di ricerca con la supervisione dei docenti di storia dell’arte dei diversi atenei hanno lavorato alla catalogazione di alcuni nuclei collezionistici del Bargello. I risultati saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche, in preparazione, e di un aggiornato catalogo online. In questo nuovo allestimento, inoltre, alcune delle proposte attributive sono presentate al pubblico, unendo così ricerca e fruizione.
“Prosegue il programma di riallestimenti del Bargello – dichiara Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello – resi possibili grazie all’autonomia dei grandi musei, dal momento che anche questo progetto è stato realizzato con fondi derivati dalla bigliettazione. La nuova sistemazione della Sala della Scultura Medievale, ideata da Cristina Valenti e curata da Benedetta Chiesi, si focalizza su un ristretto ma importante nucleo di opere toscane due-trecentesche, nuovamente allestite ad evidenziare l’importanza ed esemplarità delle collezioni di scultura medievale e rinascimentali del Museo Nazionale del Bargello”.
“La progettazione e la realizzazione del riallestimento della Sala della Scultura Medievale – ha spiegato Cristina Valenti, ex responsabile dell’ufficio tecnico dei Musei del Bargello – sono state complesse per la particolarità delle opere d’arte, per ciascuna delle quali si è reso necessario un lavoro su misura. Anche se l’operazione, che è durata alcuni mesi, si è concentrata su un’unica sala c’è stato un grande impegno e un’ottima sinergia con Benedetta Chiesi, la storica dell’arte che seguito il progetto”.
“Nella sala si è ordinata una selezione coerente di sculture principalmente toscane, e spiccatamente fiorentine, tra Due e Trecento, cercando di equilibrare nell’allestimento le esigenze storiche ed estetiche – ha spiegato Benedetta Chiesi, funzionaria storica dell’arte -. Il nuovo nome, “Sala della Scultura Medievale”, tiene ben presenti le due anime del Museo: una prettamente civica e di scultura di grande formato, l’altra di taglio più europeo, dedicata alle arti suntuarie del Medioevo. Questa sala è, per tema e per posizione nel percorso del museo – e ora anche per il suo allestimento – una cerniera tra le due anime del Bargello, introducendo da un lato al Salone di Donatello e dall’altro comunicando con la Sala degli Avori e quella Carrand”.
La selezione di opere esposte illustra l’aspetto assunto dal Bargello sin dalla sua apertura, nel 1865, quale museo esemplare di scultura medievale e rinascimentale, anche su impulso del Ministero e della Direzione, intesi a radunare un’esaustiva antologia della statuaria e ad attuare una maggior tutela dei beni mobili del territorio. Il Bargello accolse infatti opere dalle collezioni medicee e granducali, dai conventi soppressi dopo l’Unità d’Italia e dalle trasformazioni dell’antico centro di Firenze. Importanti e mirati acquisti hanno da subito impreziosito la raccolta, come il gruppo degli Accoliti, proveniente dall’Arca di San Domenico a Bologna e comprato nel 1903 dall’antiquario Stefano Bardini.
Nel primo allestimento storico del museo questo spazio accolse i bronzi medicei, tra cui il celeberrimo David di Donatello, simbolo del museo fiorentino (spostato nell’ambiente denominato in seguito Salone di Donatello nel 1886) e attualmente protagonista della mostra “Donatello, Il Rinascimento” in corso al Museo Nazionale del Bargello e a Palazzo Strozzi fino al 31 luglio. Dopo diversi allestimenti, nel 1983 la sala fu risistemata con mobili e opere della donazione dell’antiquario Giovanni Bruzzichelli. Nel 2003 la Sala Bruzzichelli venne smontata e lo spazio allestito con alcune opere di scultura lapidea tra Duecento e Trecento. A corredo della scultura vennero collocate tavole dipinte degli stessi secoli, quasi tutte della collezione Carrand. Quella esposta è una selezione della raccolta di scultura medievale del Bargello: molte opere erano e sono tutt’ora in deposito, altre sono nella prima Sala delle mostre o collocate nel cortile (in entrambi i casi ormai stabilmente e inamovibili), mentre altre sono nel lapidario di San Marco (arrivate in date successive: 1915, 1926, 2003).
Lo studio Galli Mostre di Lorenzo Galli si è aggiudicato l’appalto dei lavori dopo una trattativa diretta sul MEPA, per un totale di euro 29.070 + IVA al 22%. Della movimentazione delle opere si è occupata la ditta Arternativa srl.