Gli adulti con diabete di tipo 1 da almeno 25 anni hanno una densità minerale ossea (BMD) areale inferiore rispetto a quelli senza diabete
Gli adulti con diabete di tipo 1 da almeno 25 anni hanno una densità minerale ossea (BMD) areale inferiore rispetto a quelli senza diabete e, secondo i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Bone and Mineral Research (JBMR), la neuropatia diabetica sarebbe collegata a un ulteriore riduzione della BMD a livello della tibia ultradistale.
Il diabete di tipo 1 è associato a un rischio di fratture più elevato dell’anca e non vertebrali. Le metanalisi hanno identificato un aumento fino a sette volte delle fratture dell’anca nei diabetici di età compresa tra 20 e 60 anni e, in linea con queste evidenze, le fratture dell’anca tendono a verificarsi da 10 a 15 anni prima nei pazienti con diabete di tipo 1 rispetto alla popolazione non diabetica, hanno premesso gli autori. Riguardo alle fratture vertebrali le evidenze disponibili non sono molte, ma alcuni studi indicano un aumento del rischio.
«Questo è il primo studio che ha valutato la densità minerale ossea, la microarchitettura ossea, i parametri ossei biochimici e biomeccanici stimati in pazienti con diabete di tipo 1 di lunga data e ben controllato» hanno scritto l’auote senior Christian Meier, professore associato di endocrinologia all’Università di Basilea in Svizzera, e colleghi. «Rispetto ai controlli non diabetici, abbiamo osservato una ridotta BMD areale in tutti i siti misurati, livelli bassi del telopeptide C-terminale del collagene di tipo 1, un marker di riassorbimento osseo, e un deficit osseo corticale a livello della tibia ultradistale con riduzione della rigidità e della resistenza ossee».
Valutazione della densità ossea nel diabete di tipo 1
I ricercatori hanno condotto uno studio caso-controllo trasversale presso la clinica endocrina dell’ospedale universitario di Basilea in Svizzera. Hanno reclutato 59 adulti con diabete di tipo 1 da almeno 25 anni, con o senza malattie microvascolari, confrontati con una coorte di controllo di 77 adulti senza diabete. Per ogni partecipante sono stati raccolti campioni di sangue a digiuno e dalle cartelle cliniche è stata rilevata la presenza di malattie microvascolari e macrovascolari.
I partecipanti sono stati sottoposti a una scansione della densità ossea (DXA, assorbimetria a raggi X a doppia energia, o densitometria ossea) per misurare la BMD areale della colonna lombare, dell’anca e del radio distale. La TC quantitativa periferica ad alta risoluzione è stata eseguita sul radio ultradistale e sulla tibia in 51 adulti nel gruppo diabete e in 64 controlli.
Dei soggetti diabetici, il 64,4% aveva evidenza di microangiopatia, il 44,1% aveva retinopatia diabetica, il 16,9% aveva nefropatia diabetica definita come evidenza di microalbuminuria e al 37,2% era stata diagnosticata neuropatia periferica diabetica.
Minore BMD e maggior rischio di fratture
Gli adulti con diabete di tipo 1 avevano una BMD areale inferiore a livello dell’anca totale (P < 0,001), della colonna lombare (P = 0,04), del collo del femore (P = 0,05) e del radio distale (P = 0,01) rispetto ai controlli. I punteggi dello strumento di valutazione del rischio di frattura (FRAX) per l’anca (P < 0,01) e le fratture osteoporotiche maggiori (P = 0,02) erano più elevate nei diabetici rispetto ai controlli.
Dei partecipanti sottoposti a una TC quantitativa periferica ad alta risoluzione, quelli con diabete mostravano una riduzione dello spessore corticale inferiore (P < 0,01), della BMD corticale volumetrica (P = 0,03), della forza ossea (P <.01) e della rigidità ossea (P < 0,01) a livello della tibia ultradistale rispetto ai controlli.
I soggetti con diabete e neuropatia diabetica avevano una BMD volumetrica corticale inferiore rispetto ai diabetici senza neuropatia, la cui presenza era associata a minori forza (P = 0,02) e rigidità ossea (P = 0,01). Gli adulti con diabete e neuropatia diabetica avevano anche una rigidità ossea e una forza ossea inferiori rispetto al gruppo di controllo (P < 0,001 per entrambi).
«L’alterazione sia dei parametri corticali che delle proprietà biomeccaniche stimate della tibia dipendono dalla presenza di neuropatia diabetica» hanno concluso i ricercatori. «Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare se questi cambiamenti strutturali, e in particolare la presenza di neuropatia diabetica, possono spiegare l’aumento del rischio di fratture nel diabete di tipo 1».
Bibliografia
Sewing L et al. Bone Microarchitecture and Strength in Long-Standing Type 1 Diabetes. J Bone Miner Res. 2022 Jan 29.