In Sardegna MEDSEA mette a dimora 20.000 piantine di posidonia oceanica: il primo progetto è in corso al largo della Penisola del Sinis
La Fondazione MEDSEA, impegnata per la tutela e la conservazione degli ecosistemi marini e costieri del Mediterraneo, lancia una campagna per il ripristino delle foreste marine di posidonia in Sardegna. Nel 2022 verranno messe a dimora 20.000 nuove piantine su una superficie di 1.000 m2, grazie a tre progetti: il primo è in corso al largo della Penisola del Sinis, in collaborazione con l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre, che prevede il ripristino di un’area di 350 m2 con circa 7.000 piantine; il secondo e il terzo che partiranno a breve rispettivamente di 250 m2 a Villasimius (nell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara) e 400 m2 a Domus de Maria.
“Il nostro obiettivo– spiega Alessio Satta, presidente della Fondazione MEDSEA- è quella di riuscire a mettere a dimora 1 milione di nuove piantine di Posidonia oceanica entro il 2030. La nostra campagna rientra in un progetto più ampio “Una Foresta Marina per salvare il Pianeta” che intende ripristinare almeno 5 mila ettari di praterie degradate di Posidonia oceanica nel Mar Mediterraneo entro il 2050. Per questo facciamo appello ad aziende, enti pubblici e privati e istituzioni che vogliono impegnarsi in progetti di sostenibilità ambientale sul lungo raggio e a tutelare l’ambiente e in particolar modo il nostro prezioso mare. Metteremo a disposizione porzioni di fondale marino pari a 100 m2, che chiameremo Unità Funzionale Minima (UFM). Con l’acquisto di 1 UFM si contribuirà alla messa da dimora di 2.000 piantine con una capacità di sequestrare CO2 pari a 440 kg l’anno. Abbiamo deciso di puntare su questa campagna perché la posidonia oceanica è una pianta vitale per la salvaguardia del nostro pianeta”.
La posidonia oceanica è una pianta endemica del Mediterraneo estremamente importante, ricorda la Fondazione MEDSEA, è habitat di insediamento, riparo, nutrimento, area di riproduzione e sviluppo dei pesci; è capace di ridurre l’impatto delle onde legate a condizioni meteorologiche estreme – che saranno sempre più frequenti nel corso dei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici; è capace di ridurre l’erosione delle coste; assorbe ampie quantità di CO2 che altrimenti si riverserebbero nell’atmosfera.
Secondo stime di MEDSEA su 170 mila ettari di praterie di Posidonia oceanica in Sardegna, il 14% risulta danneggiato (più di 20 mila ettari). “La degradazione delle praterie può essere ricondotta a numerose cause, quasi esclusivamente di origine antropica quali ancoraggio non regolare sulle praterie, pesca a strascico, lo sviluppo costiero ad esempio la costruzione di porti, dighe, barriere frangiflutti“, rileva la fondazione. Questi “possono modificare correnti e onde e, quindi, il trasporto di sedimenti che può causare la sepoltura della prateria e favorire la sua regressione o aumentare la torbidità delle acque influenzando negativamente la capacità di fotosintesi della pianta”.
Intervenire sulle praterie di Posidonia oceanica danneggiate “prima che sia emergenza è certamente il modo migliore per prevenirla- spiega Francesca Frau, biologa marina MEDSEA- La perdita di Posidonia è un danno immenso considerato che questa pianta cresce appena 1-2 cm/anno. Il nostro lavoro consiste nel trovare l’area migliore per ricreare la foresta attraverso l’utilizzo di un drone subacqueo. Procediamo poi alla riforestazione e per 5 anni monitoriamo la crescita delle piantine”.