Tumore del polmone, il sangue aiuta a individuare i soggetti più a rischio: sviluppato un nuovo sistema per capire chi dovrebbe sottoporsi allo screening
Non ci sono solo le trasfusioni salvavita o i farmaci derivati dal plasma per la cura delle malattie rare. Quando diciamo che il sangue è fondamentale per sostenere la ricerca ci riferiamo proprio a casi come quello di uno studio americano, che ha dimostrato come un semplice prelievo ematico possa aiutarci a capire quali sono i soggetti più a rischio di sviluppare il tumore del polmone.
Tutto nasce da una ricerca dell’MD Anderson Medical Center di Houston che ha unito la biopsia liquida, che analizza quattro marcatori presenti nel sangue, a un modello di valutazione di quei fattori che possono rendere più probabile la nascita di una neoplasia, in primis età, stili di vita e fumo. Lo screening consiste in una Tac a basso dosaggio di radiazioni: i ricercatori hanno sviluppato un test che permette di effettuare una valutazione di rischio personalizzata. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology.
L’indagine si è concentrata sui campioni biologici del Cancer Screening Trial PLCO, una ricerca randomizzata avviata dal National Cancer Insitute per analizzare gli effetti del programma di diagnosi precoce sul tasso di mortalità tra i pazienti fumatori tra i 55 e i 74 anni di età. L’analisi è stata effettuata su 1299 campioni di sangue che erano stati raccolti prima della diagnosi di tumore e in 8709 appartenenti a persone in cui non si era sviluppata la neoplasia. La biopsia ha permesso di individuare il 9,2% di persone da sottoporre annualmente allo screening e che sarebbero state soggette al tumore e, allo stesso tempo, di ridurre del 13,7% il rinvio a ulteriori accertamenti per soggetti falsi positivi.
L’idoneità allo screening è emersa con una precisione dell’88,4% e una specificità del 56,2%: un risultato che permetterebbe di impattare in maniera decisiva sulla sopravvivenza di migliaia di pazienti nel mondo. Il tumore del polmone, infatti, è la forma oncologica che provoca il maggior numero di morti ogni anno: di queste, solo 40mila avvengono nel nostro Paese. Tutto questo, è dovuto proprio alla diagnosi che viene effettuata quando ormai la malattia è in stadio avanzato e qualunque tipo di azione non risulta efficace.
FONTE: AVIS