Artroplastica articolare: un nuovo studio promuove la rifampicina nei pazienti che sviluppano infezione articolare periprotesica
Nei pazienti che sviluppano infezione articolare periprotesica dopo intervento di artroplastica articolare totale, l’aggiunta di rifampicina alle cure standard potrebbe ridurre il rischio successivo di insuccesso terapeutico. Queste le conclusioni di una metanalisi recentemente pubblicata sulla rivista The Journal of Arthroplasty da ricercatori canadesi.
Razionale e disegno dello studio
Le infezioni articolari periprotesiche rappresentano una complicanza devastante degli interventi di artroplastica articolare in toto, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.
Rifampicina è un antibiotico noto per l’abilità di penetrare i biofilm batterici, ed è per questi motivi che il sui impiego è stato considerato di potenziale interesse, in aggiunta alle cure standard, nella prevenzione e nel trattamento di queste infezioni.
L’obiettivo di questa rassegna sistematica della letteratura sul suo impiego nelle infezioni articolari periprotesiche, con annessa metanalisi, è stato quello di verificare l’efficacia e la sicurezza di questo intervento, rispetto alle sole cure standard, alla luce degli studi attualmente disponibili.
La ricerca condotta, sui principali database bibliografici biomedici, ha incluso tutti gli studi pubblicati al riguardo tra il 1998 e il 2021, in maggioranza rappresentati da lavori con disegno retrospettivo.
L’outcome principale dello studio era rappresentato dagli eventi di insuccesso terapeutico, mentre quello secondario era dato dall’incidenza di eventi avversi.
Risultati principali
La rassegna sistematica di letteratura ha portato ad identificare 33 studi sull’argomento che soddisfacevano i criteri di incluione, per un totale di 5.133 pazienti. I ricercatori hanno tenuto a sottolineare come nella maggior parte degli studi identificati non fosse ben definito lo standard terapeutico utilizzato.
Otto studi dei 33 studi originariamente inclusi, per un totale di 945 pazienti, avevano riportato i dati sugli eventi avversi (AE) legati all’impiego di rifamipicina da sola per il trattamento delle infezioni articolari periprotesiche. I risultati hanno mostrato che 194 pazienti (20,5%) avevano riportato un AE e che la somministrazione dell’antibiotico era stata interrotta in 111 pazienti (11,7%).
Gli AE di più frequente riscontro erano legati a complicanze gastrointestinali, con un’incidenza maggiore di quelli più severe nei pazienti che avevano sperimentato nefrotossicità ed epatotossicità.
Ventidue studi dei 33 studi inizialmente identificati, per un totale di 2.530 pazienti, sono serviti per la conduzione della successiva metanalisi che ha valutato l’impiego di rifampicina, in aggiunta alle cure standard, rispetto alle cure standard da sole.
Di questi pazienti, 1.366 erano stati sottoposti a trattamento add-on con rifampicina, mentre 1.164 alle cure standard da sole.
I risultati della metanalisi hanno mostrato che nei pazienti sottoposti a trattamento add-on con rifampicina si aveva una riduzione del rischio di insuccesso terapeutico rispetto a quelli sottoposti solo a cure standard (25,1% vs. 35,9%; OR= 0,57; IC95%= 0,41-0,78).
E’ stata condotta, successivamente, una seconda analisi su 13 studi che riportavano nello specifico gli agenti patogeni coinvolti nei pazienti colpiti da infezione articolare periprotesica. Di questi, 7 studi (n=1.311) includevano pazienti con infezioni da Stafilococco, 4 studi (n=282) includevano pazienti con infezioni da Streptococco e 2 studi (n=247) includevano pazienti con infezione da Cutibacterium.
Considerando questi sottogruppi di pazienti in base all’agente infettivo, in tutti i casi l’impiego di rifampicina è risultato associato ad una riduzione del rischio di insuccesso terapeutico.
Nello specifico, gli odd ratio di insuccesso terapeutico nei pazienti trattati con rifampicina sono risultati pari a :
– 0,64 (IC95%= 0,43-0,95) nei pazienti con infezione articolare periprotesica da Stafilococco
– 0,36 (IC95%= 0,14-0,93) nei pazienti con infezione articolare periprotesica da Streptococco
– 0,44 (IC95%= 0,22-0,89) nei pazienti con infezione articolare periprotesica da Cutibacterium
Riassumendo
Pur con alcuni limiti metodologici intrinseci ammessi dagli stessi autori (bias legati dal disegno retrospettivo della maggior parte degli studi considerati, dall’impiego di diversi regimi terapeutici di rifampicina utilizzati nei singoli studi, dall’inclusione di definizioni diverse di successo ed insuccesso terapeutico nei singoli studi), “…i risultati dello studio, nel complesso sembrano attribuire a rifampicina un effetto protettivo dall’insuccesso terapeutico dopo infezione articolare periprotesica successiva ad intervento di artroplastica – scrivono i ricercatori nelle conclusioni”.
“A questo punto – aggiungono – sono necessarie evidenze scientifiche di livello qualitativo più elevato per identificare le indicazioni e i dosaggi corretti di rifampicina da utilizzare, al fine di rendere possibile l’impiego di questo antibiotico come trattamento add-on nei pazienti con infezioni articolari periprotesiche.
Bibliografia
Kruse CC et al. The Use of Rifampin in Total Joint Arthroplasty: A Systematic Review and Meta-Analysis of Comparative Studies. J Arthroplasty. 2022 Mar 26:S0883-5403(22)00374-6. doi: 10.1016/j.arth.2022.03.072. Epub ahead of print. PMID: 35346810.
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