L’ecografia multiparametrica potrebbe essere utilizzata in alternativa alla risonanza magnetica come primo test in pazienti a rischio
Un particolare tipo di ecografia, detta multiparametrica, potrebbe contribuire alla diagnosi della maggior parte dei casi di cancro alla prostata. È quanto emerge da uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Oncology. In alcuni casi questo metodo diagnostico potrebbe essere utilizzato in sostituzione della più costosa risonanza magnetica (RM) multiparametrica, o in combinazione. La RM multiparametrica è a oggi il test di imaging a cui spesso si ricorre nei pazienti a rischio prima della biopsia, anche se presenta alcuni limiti. È infatti poco accessibile e disponibile in molti contesti, controindicata in alcune situazioni, per esempio quando si è in presenza di impianti pelvici metallici, e complicata da eseguire per chi soffre di claustrofobia.
“L’ecografia multiparametrica potrebbe essere usata nei pazienti a rischio di cancro alla prostata in contesti sanitari in cui la RM multiparametrica di alta qualità non è facilmente disponibile, così come nei pazienti che presentano controindicazioni o che sono intolleranti alla RM” scrivono i ricercatori. Secondo loro, l’ecografia potrebbe anche essere utilizzata in combinazione con la RM in modo da rendere più preciso il rilevamento del cancro. Inoltre potrebbe permettere un accesso a un percorso diagnostico di alta qualità più ampio, nei Paesi con reddito alto ma anche in quelli a basso e medio reddito.
Lo studio, il cui titolo è “Cancer Diagnosis by Multiparametric Ultrasound of the prostate” (CADMUS), è stato condotto presso sette ospedali del Regno Unito su uomini di almeno 18 anni, considerati a rischio di cancro alla prostata, a causa di risultati anomali rilevati in seguito all’esame rettale digitale o di una concentrazione elevata dell’antigene prostatico specifico. In totale 306 partecipanti sono stati sottoposti, in momenti differenti, sia all’ecografia multiparametrica sia all’RM multiparametrica. Una parte (257) ha poi dovuto effettuare la biopsia poiché dall’esito di uno dei due esami, o di entrambi, era stata riscontrata una lesione sospetta. In particolare, l’ecografia è risultata positiva, ha cioè permesso di rilevare lesioni sospette, in 272 uomini, mentre la RM in 238. Tra quelli sottoposti a biopsia, il cancro è stato osservato in 133 partecipanti (52 per cento), 83 dei quali (32 per cento) ne presentavano uno clinicamente significativo in base a una specifica definizione scelta dagli autori. Si è poi visto che, sempre tra coloro che si sono sottoposti a biopsia, la sola ecografia aveva individuato il cancro in 66 pazienti, e la RM in 77. Quando si è andati a combinare le due scansioni per procedere alla biopsia, sono stati rilevati 83 casi di cancro. Di questi, 6 non sono stati “visti” dalla RM ma sono stati rilevati dall’ecografia, mentre altri 17 sono stati individuati solo dalla RM.
In pratica, rispetto alla RM multiparametrica, l’ecografia multiparametrica ha rilevato un po’ meno tumori (4,3 per cento) e ha indirizzato verso la biopsia più uomini (11,1 per cento).
“L’ecografia multiparametrica potrebbe essere un’alternativa alla RM multiparametrica come primo test per i pazienti a rischio di cancro alla prostata, soprattutto in situazioni nelle quali la RM multiparametrica non può essere utilizzata” affermano i ricercatori, che concludono sottolineando il fatto che, poiché alcuni tumori clinicamente significativi sono sfuggiti a un test mentre sono stati rilevati dall’altro, e viceversa, l’utilizzo di entrambi i tipi di esame, piuttosto che di uno solo, ne aumenterebbe l’individuazione.
FONTE: AIRC