Artrite psoriasica: secukinumab efficace nei pazienti naive ai biologici


Artrite psoriasica: buoni risultati con secukinumab in pazienti naive ai farmaci biologici al dosaggio di 300 mg, rispetto al placebo

Diagnosi di artrite psoriasica, salute, apremilast

Un trial clinico randomizzato di recente pubblicazione su The Journal of Rheumatology  ha documentato la capacità di secukinumab, un anticorpo monoclonale che inibisce selettivamente IL-17 A, di indurre miglioramenti rapidi e significativi della sintomatologia legata all’artrite psoriasica (PsA) in pazienti naive ai farmaci biologici al dosaggio di 300 mg, rispetto al placebo
.
CHOICE, questo il nome del trial Usa pubblicato, ha dimostrato miglioramenti della sintomatologia anche nei pazienti trattati con secukinumab a dosaggio dimezzato (150 mg), anche se la risposta è risultata generalmente più elevata al dosaggio di 300 mg.

I risultati ottenuti in questo trial sono in linea con gli studi precedenti relativi all’impiego di secukinumab nella PsA e suggeriscono come l’anticorpo monoclonale, al dosaggio di 300 mg, rappresenti rappresenti un farmaci biologico ed efficace di prima linea nel trattamento della PsA.

Razionale e disegno dello studio
Secukinumab, un anticorpo monoclonale umano che inibisce selettivamente IL-17 A, si è già dimostrato efficace e sicuro nel trattamento della PsA in diversi studi clinici, con risposte alla terapia che comprendono la risoluzione dell’entesite e della dattilite, nonché il miglioramento della psoriasi della cute e di quella ungueale e delle manifestazioni assiali di PsA, come pure la prevenzione della progressione radiografica di malattia in questi pazienti. Non solo: è stato anche dimostrata l’esistenza di una risposta sostenuta al trattamento prolungata nel tempo (dati a 5 anni).

Nel complesso, da questi studi, è emersa la buona tollerabilità e il favorevole profilo di safety del trattamento in questione.

Il farmaco è disponibile in Italia per il trattamento della psoriasi a placche, della PsA attiva, e della spondiloartrite assiale, sia quella non radiografica che per la spondilite anchilosante.

Ciò premesso, gli autori di questo studio hanno notato come i pazienti Usa reclutati negli studi registrativi rappresentassero una minoranza e avessero una particolare caratteristica: quella di avere un profilo clinico al basale indicativo di una malattia più difficile da trattare rispetto alla popolazione totale di pazienti considerati in questi studi, per la presenza di un BMI più elevato, una conta più elevata di articolazioni tumefatte e dolenti, un aumento della prevalenza di entesite e dattilite e un’esperienza pregressa frequente di trattamento con biologici (farmaci anti-TNF).

E’ per questi motivi che, al fine di ottenere dati ulteriori sull’effetto di secukinumab in pazienti Usa naive ai farmaci biologici e con lesioni psoriasiche sulla cute, che è stato implementato lo studio CHOICE, un trial che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di secukinumab 300 mg e 150 mg vs. placebo.

Il trial della durata di un anno, ha incluso 258 pazienti con PsA naive ai farmaci biologici.

I pazienti avevano un’età compresa tra i 19 e gli 82 anni, con un tempo medio dalla diagnosi di PsA compreso tra 3 e 3,9 anni. Il BMI medio al basale era superiore a 30 kg/m2, a suggerire che il campione di popolazione reclutato nello studio era costituito da pazienti generalmente obesi.

Inoltre, al basale, il 73,3% dei pazienti era affetto da entesite, mentre il 48,1% era affetto da dattilite.

I ricercatori hanno randiomizzato, secondo uno schema 2:2:1, 103 pazienti a trattamento con secukinumab 300 mg, 104 a secukinumab 150 mg e 52 a placebo.

Tutti i gruppi in studio erano stati sottoposti al trattamento assegnato dalla randomizzazione a cadenza mensile per 16 settimane durante il periodo di trattamento previsto dal protocollo.

Alla 16esima settimana, i pazienti già un terapia con secukinumab 300 mg hanno continuato il trattamento con l’inibitore di IL-17 A allo stesso dosaggio fino a 52 settimane, mentre i pazienti trattati inizialmente con placebo son passatti, per switch terapeutico, a trattamento con secukinumab 300 mg.

I pazienti inizialmente randomizzati a trattamento con secukinumab 150 mg che avevano registrato un miglioramento pari al 20% della conta delle articolazioni dolenti e tumefatte a 16, 28 o 40 settimane dall’inizio del trial erano considerati non responder e passavano anch’essi a trattamento con secukinumab 300 mg. I pazienti che, invece, erano andati incontro a miglioramento pari al 20% della conta articolare, hanno proseguito la terapia con l’anticorpo monoclonale al dosaggio di 150 mg a cadenza mensile.

Gli autori dello studio hanno ricordato che ai pazienti era consentito di ricevere un trattamento concomitante con FANS o corticosteroidi fino a 16 settimane, oppure con MTX fino ad un anno (un terzo dei pazienti dello studio era in trattamento al basale con MTX).

Risultati principali
Dati di efficacia
In proporzione, un numero maggiore di pazienti randomizzati a trattamento con secukinumab 300 mg ha portato a termine il trattamento alla 52esima settimana (80,6%) rispetto a quanto osservato nel gruppo di pazienti trattato al dosaggio dimezzato (74,8%) o al gruppo placebo originario (76,9%).

A 16 settimane, una proporzione più elevata di pazienti trattati con secukinumab 300 mg (51,5%) ha soddisfatto la risposta ACR20, rispetto ai pazienti che erano stati trattati con placebo (23,1%) – una differenza definita dagli autori dello studio statisticamente significativa (OR= 3,51; IC95%= 1,65-7,45; p=0,0011).

Anche tra i pazienti trattati con secukinumab 150 mg si è avuta una percentuale di pazienti non trascurabile (36,9%) che ha soddisfatto la risposta ACR20 rispetto al gruppo placebo. In questo caso, tuttavia, la differenza osservata tra i due gruppi in studio non è risultata statisticamente significativa (OR=1,92; IC95%=0,89-4,15; p = 0,0961).

Sia tra i pazienti trattati con secukinumab 300 mg che tra quelli trattati a dosaggio dimezzato si sono avute, a 16 settimane, percentuali non trascurabili di pazienti che hanno soddisfatto la risposta ACR50 (28,2% e 24,3%, rispettivamente) rispetto al placebo (5,8%), con valori di OR statisticamente significativi in entrambi i casi.

Quanto alla risposta ACR70, la significatività statistica è stata raggiunta solo nel gruppo di pazienti trattati con l’inibitore di IL-17 A al dosaggio maggiore.

Passando ai punteggi PASI, i pazienti trattati con secukinumab, indipendentemente dalla dose utilizzata hanno sperimentato miglioramenti sostanziali della psoriasi e soddisfatto le risposte PASI75, PASI90 e PASI100 in numero maggiore rispetto a quanto osservato nel gruppo placebo, con valori di OR statisticamente significativi.

Dati di safety
Gli eventi avversi (AE) maggiormente osservati tra i pazienti trattati con secukinumab ai due dosaggi previsti dal trial sono stati quelli di infezione a carico del tratto respiratorio.
Ad un anno, AE seri sono stati documentati nel 9,6% dei pazienti trattati con secukinumab 300 mg e nel 7,8% dei pazienti trattati con secukinumab a dose dimezzata.

Ad ogni modo, gli AE registrati sono risultati, generalmente, di entità lieve-moderata e non legati alla posologia di utilizzo di secukinumab.

Implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati del trial, i ricercatori hanno notato come i tassi di risposta ACR siano risultati più bassi in questo studio di quelli osservati nella popolazione di pazienti degli studi FUTURE, naive ai farmaci anti-TNF.
A questo proposito, è stato ipotizzato che tale differenza potrebbe essere ascritta al fatto che i pazienti dello studio CHOICE si caratterizzavano per punteggi di attività di malattia al basale più elevati rispetto ai pazienti degli studi FUTURE naive ai farmaci anti-TNF.

Non solo: un numero maggiore di pazienti dello studio CHOICE era affetto anche da psoriasi con una BSA ≥ 3% rispetto ai pazienti degli studi FUTURE, ad indicare una malattia più difficile da trattare.
Inoltre, i pazienti dello studio CHOICE erano molto più frequentemente obesi dei pazienti naive ai farmaci anti-TNF degli studi FUTURE.

Tutto ciò premesso, in conclusione, i risultati di questo studio sono, nel complesso, in linea con quelli dei trial clinici precedentemente condotti e suggeriscono che secukinumab, al dosaggio di 300 mg, è sicuro ed efficace come trattamento di prima linea nei pazienti con PsA.

Sarebbe utile, a questo punto, approfondire con studi ulteriori il tema della dose ottimale di secukinumab da utilizzare per trattare i pazienti in sovrappeso (la maggioranza dei pazienti Usa) o quelli con elevata attività di malattia all’inizio del trattamento – aggiungono i ricercatori alla fine del lavoro pubblicato”.

Bibliografia
Nguyen T, Churchill M, Levin R, et al. Secukinumab in US biologic-naive patients with psoriatic arthritis: results from the randomized, placebo-controlled CHOICE study. J Rheumatol. Published online April 15, 2022. doi:10.3899/jrheum.210912
Leggi