La mostra con le sculture di Sara Bolzani e Nicola Zamboni viene prorogata per la terza volta. Sarà visitabile fino al 21 agosto 2022 nel cortile del Castello Estense
A grande richiesta di pubblico, la mostra Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori. Umanità di Sara Bolzani e Nicola Zamboni, nel cortile e nella loggia del Castello Estense di Ferrara, verrà ulteriormente prorogata fino al 21 agosto. Il monumentale gruppo scultoreo, qui presentato in chiave ariostesca, è composto da opere a grandezza naturale, in rame e terracotta, realizzate dai due artisti nel corso di vent’anni di attività.
La mostra a cielo aperto è curata da Vittorio Sgarbi e Pietro Di Natale ed è realizzata dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con il Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara. Inaugurata lo scorso 24 giugno, avrebbe dovuto concludersi già a fine settembre 2021. Più volte prorogata (prima fino alla fine dell’anno, poi fino al 5 giugno 2022), grazie al forte richiamo ottenuto, rimarrà visitabile gratuitamente fino al 21 agosto. Il successo delle opere ha viaggiato anche attraverso il web, grazie alle tantissime foto realizzate dai visitatori nel cortile del Castello e condivise sui social.
Nicola Zamboni (Bologna, 1943) e Sara Bolzani (Monza, 1976) sono stati definiti “scultori sociali” e Umanità è una delle loro creazioni più significative. Il gruppo scultoreo è ispirato alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, ma in esso confluiscono e si intersecano anche diverse suggestioni letterarie (una su tutte l’Orlando furioso). Composta da una moltitudine di personaggi, l’opera è una straordinaria allegoria della vita e dei tempi antichi e moderni. Accanto ai cavalieri che combattono in sella ai loro possenti destrieri, nucleo fondante dell’insieme, e a personaggi dall’animo epico-cavalleresco, figurano alcuni attori dei nostri tempi: emarginati, migranti, profughi, “vite di scarto” che, marciando in silenzio, incarnano gli orrori della guerra e la tragedia delle migrazioni.
In occasione dell’esposizione ferrarese si è scelto di declinare Umanità in chiave ariostesca. Le vicende guerresche e amorose, presenti nell’Orlando furioso, sono evocate dalle gesta dei personaggi, tra i quali spiccano alcuni protagonisti del poema epico come Angelica e Astolfo con il senno di Orlando. La narrazione visualizza in modo efficace il verso d’apertura – «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori» – del capolavoro concepito da Ludovico Ariosto nella Ferrara estense e stampato in città nel 1516. Il poeta è presente, coronato d’alloro e vestito all’antica, in piedi accanto a un tavolo dotato di una “sedia alata” che simboleggia la possibilità di ampliare i propri orizzonti attraverso la letteratura. Nel cortile infuria la battaglia: concitati duelli, cavalieri atterrati, altri in sella a destrieri impennati, guerriere pronte a scoccar frecce, un saraceno con la scimitarra, un musulmano a cavallo accompagnato da donne velate e anche due combattenti che hanno abbandonato le armi per dedicarsi all’amore. E ancora, sul campo, si consumano rapimenti, mentre un angelo, esemplato sul gemello della celebre Melencolia I di Albrecht Dürer, scrive la storia di un cavaliere caduto, e di tutti noi. La vita è lotta, come ricordava Seneca a Lucillo: «Vivere militare est». Il racconto è impreziosito dall’omaggio a un’icona della città di Ferrara: una interpretazione scultorea del San Giorgio e il drago dipinto nel 1469 da Cosmè Tura, capolavoro della pittura rinascimentale, custodito nel Museo della Cattedrale.
Sempre al Castello Estense è possibile visitare le mostre De Pisis. Il silenzio delle cose, fino al 2 giugno 2022, e Il sogno di Ferrara. Adelchi Riccardo Mantovani, fino al 9 ottobre 2022.