“Hands”, il nuovo album di Wallis Bird, trova l’artista a puntare i riflettori su se stessa, sollevando argomenti che a volte sono molto più difficili da affrontare
La copertina del nuovo album in studio di WALLIS BIRD, irlandese di nascita e berlinese di adozione, presenta la fotografia in bianco e nero di una mano sinistra. Uno sguardo superficiale potrebbe non rivelare nulla di insolito, ma ci vuole solo un momento per riconoscere che non è una mano normale. Nell’ombra si vede un moncherino dove dovrebbe esserci il mignolo e anche qualcosa di strano nelle altre tre dita. Alcuni capiranno subito il significato dell’immagine: l’avranno vista strimpellare una chitarra al contrario, con la mano destra, suonando in modo poco ortodosso e formando accordi non convenzionali. La mano è quella di WALLIS BIRD ed è lì sulla copertina perché, avendo passato gran parte della sua vita cercando di esistere nonostante le sue difficoltà, Wallis ha raggiunto un punto cruciale in cui riconosce che, in molti modi, quella mano è sempre stata vitale per la sua realtà vissuta. Attraverso tutto ciò è arrivata a capire, come dice lei, “chi sono, cosa sono e cosa non voglio”. HANDS documenta il suo successivo processo di cambiamento e le sue conseguenze. Lo fa con uno stile tipicamente personale, rendendolo uno degli album più onesti che potrete ascoltare in un momento in cui l’onestà sembra essere qualcosa in più.
Se l’ultimo album della BIRD, il celebrato Woman del 2019, ha rappresentato un’ambiziosa analisi sullo stato del mondo, abbracciando temi contemporanei come la presidenza Trump, Black Lives Matter, Brexit, il referendum sull’aborto in Irlanda, la crisi ambientale e molto altro ancora, HANDS – noto anche come NINE AND A HALF SONGS FOR NINE AND A HALF FINGERS – trova l’artista a puntare i riflettori su se stessa, sollevando argomenti che anche se a volte sono molto più difficili da affrontare, la vedono poi emergere ottimista e integra. Tra questi argomenti si parla di fiducia, abuso di alcol, depressione, auto-censura e self-improvement, alcuni affrontati attraverso ricordi personali di momenti cruciali accumulati negli ultimi due anni. Ognuno di essi, tuttavia, ci proviene da una voce dotata di gioia non comune, ingenuità ed empatia.
Se il suo predecessore era immerso nella musica soul, HANDS si rifà ai suoni della prima infanzia della BIRD. A parte l’intima “I’ll Never Hide My Love Away”, in cui è accompagnata solo dalla sua chitarra acustica, le nuove canzoni sono piene di colori brillanti, affini ai suoni degli anni ’80 e ’90. Le sue colonne sono “Go”, le cui morbide inflessioni R&B forniscono il collegamento lineare con l’album precedente e “Pretty Lies”, che con la sua conclusione euforica alimentata da quaranta progressioni di accordi, con le parole di Wallis, “sottolineano la prevedibile imprevedibilità di noi umani e della Madre Terra. Non abbiamo idea di dove stiamo andando, ma possiamo fare delle ipotesi. Bisogna in qualche modo correre dei rischi, per quanto difficile sia, ma non andare alla cieca”. E chiaramente, lei parla per esperienza.
Tra queste due canzoni, HANDS raramente ha delle pause. La giubilante “What’s Wrong With Changing”, per esempio, si ispira alla disciplina ritmica degli album Control, Rhythm Nation 1814 e Janet di Janet Jackson, con “I Lose Myself Completely” l’artista si diverte con il sound più commerciale di Trevor Horn, mentre nella sorridente “No Pants Dance”, scritta dopo aver visto i suoi vicini festeggiare la fine del lockdown in stile memorabile, avrebbe deliziato Prince, e “Dreamwriting” – “per ricordare a me stessa uno dei miei ricordi preferiti degli ultimi anni” – è piena di calore, liricamente e musicalmente. I sognanti accordi di “Aquarius” e l’inaspettata pedal steel, aiutano a scatenare alcune delle sezioni strumentali più carine che il 2022 possa apprezzare. Ci sono anche momenti riflessivi, non ultimo “The Dive”, che descrive un gesto che la BIRD considera “uno dei ricordi più coraggiosi e romantici che possiedo” e che mescola una tromba con la sordini a chitarre dal sound mediterraneo mentre la sua melodia scivola sognante come se attraversasse un prato estivo. Se la tavolozza sonora è varia, HANDS è ancora decisamente, felicemente WALLIS BIRD, piena di lampi di spirito, prospettiva e intuizione.
“HANDS per me è un simbolo di umanità, connessione e tempo”, spiega la BIRD. “Umanità perché, come i bambini, cogliamo un primo della nostra conoscenza dell’esistenza attraverso la connessione come quando afferriamo il dito di un’altra persona. Questo gesto da solo mostra l’impulso e la vulnerabilità. Se non abbiamo le mani, siamo meno umani? No. Sviluppiamo un altro tipo di ‘zampa’. Connessione, perché le mani rappresentano la tattilità e l’espressione, un linguaggio fisico che collega la nostra immaginazione e la nostra realtà con quella degli altri. Le mani rappresentano il fare, il dare, il ricevere, l’espressione dell’identità. Infine, il tempo, perché alcuni dei primi esempi di civiltà erano dipinti a mano sulle pareti delle caverne e alcune di quelle mani senza dita, celebrarono la loro storia”.
I temi di HANDS, però, sono ovviamente personali: “A 18 mesi sono caduta sotto un tosaerba e mi sono tagliata tutte le dita di una mano”, afferma con semplicità Wallis. “Quattro mi sono state ricongiunte. Una è andata persa. Questo fatto mi ha portato a reimparare a tenere le cose e, quando è arrivato il momento, a suonare la chitarra in modo diverso. Da bambina, ricordo di aver visto quelle immagini di caverne e di esserne rimasta affascinata. Che cosa è successo? Quanto è stato doloroso? Non poteva essere troppo doloroso, perché erano abbastanza orgogliosi da festeggiare disegnando il loro dolore su un muro. Queste immagini mi hanno formato: Volevo disegnare il mio cuore così, per celebrare il tempo, le cicatrici, le storie e l’umanità su un muro dove anche gli altri potessero illustrare il loro.”
Mentre il 2019 volgeva al termine, la BIRD si è trovata con il tempo sufficiente per rivalutare il suo rapporto con la mano – e quindi con se stessa – così, mentre iniziava a riprendersi da un anno di pesanti tour, ha deciso di prendersi una rara pausa dal suo programma frenetico. Dopotutto Wallis ha pubblicato sei album dal 2007, per i quali ha vinto due Meteor Awards, il premio musicale annuale irlandese – come migliore artista femminile – e un prestigioso “Musikautorenpreis” tedesco nel 2017 (premio per gli autori musicali), per non parlare di altre due nomination per il Choice Music Prize, l’equivalente irlandese del Mercury Prize britannico. Inoltre, negli ultimi dieci anni ha tenuto più di mille show, guadagnandosi una reputazione in tutto il mondo per i suoi concerti leggendariamente appassionati, energici e positivi. Ha iniziato il suo anno sabbatico smettendo di bere, una decisione che è al centro di “I Lose Myself Completely”, e quattro giorni dopo, ricorda, “sono andata a casa di Philipp Milner (produttore e musicista con gli Hundreds) per suonare un po’, e il mio mondo si è aperto come un’orchidea”. Tuttavia, all’inizio del 2020 “di non fare nulla, di vegetare, riposare, leggere, ascoltare musica, guardare film e stare in casa”. Non fare nulla, però, in qualche modo includeva la realizzazione di un album, che, precisa, “è stato registrato in cinquanta settimane tra il 4 dicembre 2019 e il 27 novembre 2020, principalmente nello studio della fattoria di Philipp a Wendland, nel mio studio a Berlino e in quello di Marcus Wuest a Sandhausen, dove ho registrato tutti i miei album.”
HANDS si completa con “The Power Of A Word”, una vetrina silenziosa per synth scintillanti e una voce decisamente eterea. “Ho notato che, quando penso di aver finito un disco, è il momento di cambiare qualcosa, fare qualcosa di drastico e spingere fuori le ultime idee”, dice la Bird. “Questa è stata una di queste occasioni. Ho scambiato lo studio con un amico, in disperato bisogno di un cambio di scenario, e ho scritto la canzone fino alla seconda strofa prima ancora di essermi tolta la giacca nel corridoio. Entrai nella sua cucina, aprii la borsa e scrissi il resto in una manciata di secondi, poi registrai il grosso della canzone nelle tre ore successive, tanto era forte l’impulso. Ed è stato allora che ho capito di avere finito l’intero album”.
Nel cuore di questo brano – come in gran parte di HANDS – c’è l’esame di sé stessi, del cambiamento e dell’accettazione. “Fino a poco tempo fa”, conclude Wallis, “ho semplicemente trattato la mia mano come qualcosa in più, non fondamentale nella mia storia. Ma, durante questa pandemia, quando tutto nella mia vita abituale era svanito, mi sono trovata a chiedermi ‘Chi sono io? Cosa sono io? Quale storia mi lascio alle spalle?’ La mia storia era quella di una testarda che diceva ‘Posso farlo bene come chiunque’, ma in questo nuovo capitolo della mia vita ho imparato a diminuire il mio controllo, delegare le cose agli altri, essere a proprio agio con l’ambiente e i colleghi, e sapere che sono compresa e che ho dimostrato il mio valore. Guarda di cosa sono capaci queste belle persone nella mia vita! E mi fido di loro perché mi conoscono. In questo momento, sono come una passeggera, un’ospite nella mia vita, perché questo album è stato così collaborativo e scritto qusi ipnoticamente fuori dal mio corpo. E io lo adoro!”.