Adalimumab, farmaco di provata efficacia nelle principali condizioni reumatologiche, sembra in grado di ridurre i noduli associati al morbo di Dupuytren
Adalimumab, un farmaco anti-TNF di provata efficacia nelle principali condizioni reumatologiche, sembra in grado di ridurre i noduli associati al morbo di Dupuytren, stando ai risultati di un trial di fase 2 pubblicato su the Lancet Rheumatology.
Razionale e disegno dello studio
Il morbo di Dupuytren è una condizione nella quale si ha sviluppo di corde fibrose a livello del palmo della mano. Ciò spinge le dita dei pazienti in una posizione ad artiglio – da il termine “contrattura” di Dupuytren.
Il sintomo più precoce è abitualmente un nodulo sensibile sul palmo della mano, comprendente fibroblasti e mielofibroblasti. Gli steroidi potrebbero essere utilizzati a questo stadio – non a caso the American Academy of Orthopedic Surgeons li mette in lista come possibile opzione terapeutica, anche se questi farmaci non lavorano in tutti i pazienti e non sono stati studiati in trial ben disegnati.
Alcuni studi di letteratura hanno implicato il TNF, ovvero il bersaglio terapeutico di adalimumab, come mediatore nella patologia che sottende il morbo di Dupuytren.
Uno studio pilota condotto dalla stessa equipe di ricercatori ha scoperto che adalimumab ha effetti incoraggianti sui biomarcatori di attività fibroblastica. Di qui il nuovo trial di fase 2 che si è proposto di esaminare l’efficacia clinica potenziale del trattamento in questa condizione.
I ricercatori hanno reclutato i pazienti del trial in due centri dislocati nel Regno Unito.
Il trattamento assegnato dalla randomizzazione prevedeva l’impiego di iniezioni a base di adalimumab o placebo a livello del nodulo di maggiori dimensioni di ciascun paziente a distanza di 3 mesi l’una dall’altra, per un totale di 4 iniezioni.
L’intervallo di somministrazione è stato determinato dopo aver monitorato la tolleranza dei pazienti alle iniezioni periodiche.
I pazienti avevano un’età media di 60 anni e il 35% era costituito da donne. La durata media della malattia era di 7 anni. Molti pazienti soffrivano anche di altre condizioni fibrotiche muscoloscheletriche come la spalla congelata, la malattia plantare e il morbo di Peyronie.
Risultati principali
I pazienti sottoposti a iniezioni intranodulari di adalimumab hanno mostrato riduzioni significative della durezza e del volume dei noduli a 18 mesi, mentre questi sono rimasti stabili o sono aumentati nel gruppo placebo.
Nello specifico, la durezza dei noduli, misurata con un durometro standard, si è ridotta da 63 a 55 AU nel gruppo adalimumab, in assenza di cambiamenti nel gruppo di controllo (61 AU al basale e 60 a 18 mesi).
I noduli trattati con il farmaco anti-TNF si sono ristretti, passando da un’area di 28 mm3 a 18 mm3, mentre quelli trattati con placebo son passati da 32 a 34 mm3.
Anche l’altezza dei noduli si è ridotta con adalimumab di 0,9 mm; non ci sono state variazioni, invece, nel gruppo placebo.
Quanto alla safety, non sono stati registrati eventi avversi seri; al contrario, sono state registrate reazioni minori al sito di iniezione dopo 25 trattamenti (su 560), più frequenti nel gruppo placebo rispetto al gruppo di trattamento attivo.
Degna di nota è l’osservazione che le ultime dosi sono state sommninistrate al nono mese e che l’emivita di adalimumab ha una durata media di due settimane. Inoltre, i noduli hanno continuato a regredire all’esame ecografico al time point di 18 mesi.
Ciò suggerisce che la somministrazione locale ha un profondo effetto biologico locale.
Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso che lo studio non è stato in grado di rispondere alla domanda se gli effetti di adalimumab sui noduli si traducano effettivamente in un rischio ridotto di contrattura.
I tassi di progressione erano compresi, negli studi precedenti, in un range tra il 20% e il 35% da 7 a 18 anni.
Ciò significa che dovrebbero essere richiesti follow-up di durata pari almeno ad un decennio per verificare se l’iniezione intranodulare di adalimumab e la riduzione significativa osservata della durezza dei noduli e delle dimensioni all’esame ecografico abbiano un impatto sullo sviluppo di deformità delle dita e la funzione della mano.
Ciò detto, i risultati di un trial di fase 2 e degli studi in vitro condotti dalla stessa equipe di ricerca mostrano che gli anti-TNF down-regolano il fenotipo miofibroblastica, insieme ai risultati di questo trial, suggeriscono che le iniezioni intranodulari di adalimumab potrebbero rivelarsi utili nel tenere sotto controllo la progressione del morbo di Dupuytren allo stadio iniziale.
Bibliografia
Nanchahal J, et al “Anti-tumour necrosis factor therapy for early-stage Dupuytren’s disease (RIDD): a phase 2b, randomised, double-blind, placebo-controlled trial” Lancet Rheumatol 2022; DOI: 10.1016/S2665-9913(22)00093-5.
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