Seguire una dieta vegana per almeno 3 mesi ha aiutato le persone in sovrappeso o con diabete di tipo 2 a perdere peso ma senza effetti sulla malattia
Seguire una dieta vegana per almeno 3 mesi ha aiutato le persone in sovrappeso o con diabete di tipo 2 a perdere peso, ma in media ha avuto un effetto solo marginale sui livelli di emoglobina glicata. Sono i risultati di una metanalisi presentata all’European Congress on Obesity (ECO) 2022.
In tutti gli studi presi in esame non sono stati osservati effetti su pressione sanguigna, trigliceridi o colesterolo HDL. L’emoglobina glicata (HbA1c) è stata ridotta in media di 0,18 punti percentuali (P=0,002) e si è verificata in media una piccola riduzione del colesterolo totale e del colesterolo LDL.
La metanalisi, che ha confrontato una serie di studi sulle diete vegane rispetto a un’alimentazione normale o ad altri tipi di diete dimagranti, «indica con ragionevole certezza che l’adesione a una dieta vegana per almeno 12 settimane può comportare una perdita di peso clinicamente significativa e può essere utilizzata per gestire il sovrappeso e il diabete di tipo 2» ha affermato la relatrice Anne-Ditte Termannsen dello Steno Diabetes Center Copenhagen, Danimarca. «Una dieta vegana molto probabilmente ha portato alla perdita di peso perché è associata a un ridotto apporto calorico dovuto a un contenuto inferiore di grassi e a un contenuto più elevato di fibre alimentari».
Confronto tra diversi approcci nutrizionali
I ricercatori danesi hanno esaminato l’effetto di una dieta a base vegetale sui fattori di rischio cardiometabolico nelle persone con sovrappeso o diabete di tipo 2. Hanno cercato nella letteratura studi randomizzati e controllati con partecipanti adulti in sovrappeso (BMI ≥ 25 kg/m2), prediabete o diabete di tipo 2.
I partecipanti inclusi nell’analisi hanno seguito una dieta vegana per almeno 12 settimane, un’alimentazione abituale senza alcun cambiamento o restrizione energetica, una dieta mediterranea, una moltitudine di diete diverse per controllare il diabete, una dieta povera di grassi oppure diete con controllo delle porzioni.
«Le diete vegane erano quasi tutte a basso contenuto di grassi, ma variavano sostanzialmente riguardo al contenuto di proteine, grassi e carboidrati. Tutti gli studi tranne uno erano grassi ad libitum e non prevedevano restrizioni energetiche» ha detto Termannsen.
Nella meta-analisi sono stati inclusi un totale di 11 studi con una durata media di 19 settimane, per un totale di 796 partecipanti. Gli outcome considerati e valutati negli studi comprendevano peso corporeo, indice di massa corporea (BMI), livelli di emoglobina glicata, pressione arteriosa sistolica e diastolica, colesterolo totale, colesterolo LDL, colesterolo HDL e trigliceridi.
Effetto superiore ad altre diete sulla perdita di peso
Rispetto alle diete di controllo, quelle vegane hanno consentito in media una perdita di peso di 4,1 kg (P<0,001), con un range che variava da –5,9 kg a –2,4 kg. Il BMI si è ridotto di 1,38 kg/m2 (P<0,001), il colesterolo totale di 0,30 mmol/l (–11,6 mg/dl, P=0,007) e il colesterolo LDL di 0,24 mmol/l (–9,28 mg/dl, P=0,005).
Ulteriori analisi hanno riscontrato riduzioni ancora maggiori del peso corporeo e del BMI quando le diete vegane sono state confrontate con il proseguimento di una dieta normale senza cambiamenti nutrizionali, in media rispettivamente di 7,4 kg (P<0,001) e 2,78 kg/m2 (P<0,001).
Rispetto ad altre diete di intervento, con quelle vegane il peso corporeo è diminuito di 2,7 kg (P<0,001) e il BMI di 0,87 kg/m2 (P<0,001).
I risultati sono probabilmente dovuti a un minor numero di calorie nella dieta vegana rispetto alle diete utilizzate come controllo. Naturalmente, una dieta vegana può essere più sana in vari modi, come frutta e verdura più ricca, più fibre e antiossidanti, tuttavia, lo stesso sarebbe vero per una dieta vegetariana, ha fatto presente Janet Cade, che guida il gruppo di epidemiologia nutrizionale presso l’Università di Leeds, nel Regno Unito. «Sono necessari dati a lungo termine sugli esiti di salute associati alle diete vegane, dal momento che sono state associate a una peggiore salute ossea e all’osteoporosi».
Commentando i limiti degli studi rispetto al mondo reale, Termannsen ha affermato che alcune ricerche hanno riportato un’elevata aderenza alla dieta, di solito grazie a un alto livello di supporto, suggerendo che un contatto continuo con i partecipanti può in parte spiegare le differenze nell’aderenza al regime alimentare proposto.
«Questo mette in discussione anche la fattibilità a lungo termine della dieta e la sua applicabilità nel lungo periodo come supporto terapeutico» ha concluso. «Seguire una dieta vegana richiede una buona pianificazione per garantire un’alimentazione adeguata ed evitare eventuali carenze nutritive e non dobbiamo dimenticare che i piani alimentari utilizzati negli studi sono stati elaborati da dietisti».
Bibliografia
ECO 2022. Presented May 5, 2022. Poster no. PO4.26.