Tumore al seno: nuovi dati su sacituzumab govitecan


Tumore al seno triplo negativo metastatico: sacituzumab govitecan produce un beneficio clinico indipendente dall’espressione di HER2 determinata all’immunoistochimica

Tumore al seno HER2+: il raggiungimento di una risposta patologica completa (pCR) conferma il suo ruolo come solido fattore predittivo degli outcome nei pazienti

Nei pazienti con tumore al seno triplo negativo metastatico che hanno ricevuto due o più precedenti terapie sistemiche, il trattamento con il coniugato farmaco anticorpo (ADC) sacituzumab govitecan produce un beneficio clinico indipendente dall’espressione di HER2 determinata all’immunoistochimica. Lo evidenziano i risultati di un’analisi post hoc dello studio di fase 3 ASCENT, presentati in un poster al Breast Cancer Meeting della European Society for Medical Oncology (ESMO).

Le analisi delle sottopopolazioni dello studio ASCENT hanno evidenziato nei pazienti con tumore HER2-negativo o a bassa espressione di HER2 (HER2low), determinata all’immunoistochimica, un vantaggio di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e sopravvivenza globale (OS) con sacituzumab govitecan rispetto alla chemioterapia coerente con quello ottenuto nella popolazione intent-to-treat (ITT). Per questa analisi, gli autori hanno definito i pazienti con tumore HER2low quelli con un punteggio all’immunoistochimica (IHC) 1+ o 2+, mentre quelli con punteggio IHC pari a 0 sono stati definiti HER2-negativi.

I risultati dell’analisi, infatti, hanno dimostrato che nei pazienti con tumore HER2low il trattamento con sacituzumab govitecan si è tradotto in una PFS mediana significativamente più lunga rispetto alla chemioterapia: 6,2 mesi contro 2,9 mesi (HR 0,44; IC al 95% 0,27-0,72; P = 0,002). Per i pazienti con tumore HER2-negativo, la PFS mediana è stata di 4,3 mesi nel braccio trattato con l’ADC contro 1,6 mesi in quello trattato con la chemioterapia (HR 0,38; IC al 95% 0,28-0,50; P < 0,001).

Nei pazienti con un tumore a bassa espressione di HER2, il trattamento con sacituzumab govitecan ha anche migliorato l’OS, riducendo il rischio di morte del 57% rispetto alla chemioterapia. In particolare, in questa popolazione di pazienti l’OS mediana è risultata di 14,0 mesi nel braccio sperimentale, a fronte di 8,7 mesi nel braccio di confronto (HR 0,43; IC al 95% 0,28-0,67; P < 0,001). Nei pazienti con tumore HER2-negativo, invece, l’OS mediana è risultata rispettivamente di 11,3 mesi contro 5,9 mesi (HR 0,51; IC al 95% 0,39-0,66; P < 0,001).

«Sacituzumab govitecan deve essere considerato un’opzione di trattamento efficace per i pazienti con tumore al seno triplo negativo metastatico idonei alla terapia di seconda linea o una linea successiva, indipendentemente dallo stato di HER2», scrivono gli autori dello studio nel loro poster.

Dati simili a quelli della popolazione ITT
Questi dati sono risultati comparabili a quelli già ottenuti nella popolazione ITT, grazie ai quali sacituzumab govitecan ha ottenuto l’approvazione come trattamenti per i pazienti con tumore al seno triplo negativo non resecabile o localmente avanzato già sottoposti ad almeno due terapie sistemiche precedenti, una delle quali per la malattia metastatica.

Infatti, nella popolazione complessiva la PFS mediana è risultata di 4,8 mesi nel braccio trattato con l’ACD contro 1,7 mesi in quello assegnato alla chemio (HR 0,43; IC al 95% 0,35-0,54; P < 0,0001). Inoltre, l’OS mediana è risultata rispettivamente di 11,8 mesi contro 6,9 mesi (HR 0,51; IC al 95% 0,41-0,62; P < 0,0001).

Lo studio registrativo ASCENT
ASCENT (NCT02574455) è uno studio multicentrico internazionale, randomizzato e in aperto, nel quale sono stati arruolati pazienti con tumore al seno triplo negativo metastatico con malattia recidivata o refrattaria dopo due o più linee di chemioterapia precedenti.

Complessivamente, 267 pazienti sono stati trattati con sacituzumab govitecan 10 mg/kg per via endovenosa nei giorni 1 e 8 di un ciclo di 21 giorni e 262 hanno effettuato una monochemioterapia a scelta dello sperimentatore fra capecitabina, eribulina, vinorelbina o gemcitabina.

Da notare che i pazienti con malattia HER2-positiva nota non potevano partecipare allo studio, ma poiché nello studio ASCENT lo stato di HER2 non è stato valutato a livello centrale, i risultati dell’immunoistochimica ottenuti a livello locale sono stati analizzati retrospettivamente.

Sulla base del protocollo, erano esclusi dall’arruolamento i pazienti con un valore di HER2 determinato con l’immunoistochimica di 1+, mentre quelli che avevano un valore di HER2 2+ per essere eleggibili dovevano avere uno stato negativo all’ibridazione in situ. I fattori di stratificazione includevano il numero di terapie precedenti, la regione di provenienza e la presenza o l’assenza di metastasi cerebrali note.

L’endpoint primario dello studio era la PFS ottenuta nei pazienti senza metastasi cerebrali, mentre gli endpoint secondari includevano la PFS nella popolazione ITT, l’OS, il tasso di risposta globale (ORR), la qualità della vita, la durata della risposta (DOR) e il tempo alla risposta.

Tasso di risposta a sacituzumab govitecan indipendente dall’espressione di HER2
Anche i tassi di risposta a sacituzumab govitecan sono risultati indipendenti dal grado di espressione di HER2: 32% nei pazienti con un tumore a bassa espressione di HER2, 31% in quelli con tumore HER2-negativo e 31% nella popolazione ITT. Inoltre, questi valori sono risultati superiori a quelli delle popolazioni di pazienti corrispondenti nel braccio trattato con la chemio: 8% per quelli con tumori HER2low, 3% per quelli con tumore HER2-negativo e 4% nella popolazione ITT.

Nella popolazione con tumore HER2low, il tasso di risposta completa è risultato del 5% nei pazienti trattati con l’ACD contro 2% per quelli trattati con chemio, mentre il tasso di risposta parziale è risultato del 27% contro 7%, rispettivamente. Invece, i pazienti che hanno ottenuto una stabilizzazione della malattia sono stati il 37% nel braccio assegnato a sacituzumab govitecan e il 40% nel braccio trattato con la chemio, mentre il tasso di beneficio clinico è risultato rispettivamente del 68% e del 45%.

La DOR mediana è risultata di 5,6 mesi nel braccio sperimentale contro 3,6 mesi nel braccio di confronto.

Nella popolazione con tumore HER2-negativo il tasso di risposta completa è risultato del 2% con l’ACD contro 0% con la chemio, mentre il tasso di risposta parziale è risultato rispettivamente del 29% contro 3% e rispettivamente il 37% e il 23% dei pazienti hanno ottenuto una stabilizzazione della malattia. Il tasso di beneficio clinico, dunque, è risultato rispettivamente del 68% contro 26%.

La DOR mediana è risultata rispettivamente di 6,9 mesi contro 2,9 mesi.

Nella popolazione ITT, il tasso di risposta completa è risultato rispettivamente del 4% contro 1%, quello di risposta parziale del 27% contro 3% e si è osservata una stabilizzazione della malattia rispettivamente nel 36% contro 27% dei pazienti, per cui il tasso di beneficio clinico è risultato rispettivamente del 67% contro 31%.

In questa popolazione, infine, la DOR mediana è risultata di 6,3 mesi con sacituzumab govitecan contro 3,6 mesi con la chemio.

Bibliografia
A. Hurvtiz, et al. Sacituzumab govitecan (SG) efficacy in patients with metastatic triple-negative breast cancer (mTNBC) by HER2 immunohistochemistry (IHC) status: findings from the phase 3 ASCENT study. ESMO Breast Cancer Congress 2022; abstract 168P. Link