Nei soggetti anziani che soffrono di grave ipoglicemia il punteggio di gravità del diabete è l’unico fattore con un legame significativo con un maggiore rischio di mortalità
Nei soggetti anziani affetti da diabete di tipo 2 che soffrono di grave ipoglicemia il punteggio di gravità del diabete è l’unico fattore con un legame significativo con un maggiore rischio di mortalità, secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes & Vascular Disease Research.
«Nelle persone che soffrono di diabete di tipo 2 nessuna singola caratteristica basale sembra essere fortemente associata alla mortalità a seguito di una grave ipoglicemia, inclusa la presenza di malattie cardiovascolari accertate e i livelli di emoglobina glicata» ha dichiarato Sam Pearson del Leeds Institute of Cardiovascular and Metabolic Medicine, University of Leeds, UK. «Il più forte predittore di mortalità sembra essere il Diabetes Severity Score, che incorpora dati sia biochimici che clinici. Il punteggio indica che i diabetici con il maggior rischio di morte hanno il maggior carico di complicanze legate alla glicemia, e per questo motivo i medici non dovrebbero essere rassicurati semplicemente da un buon controllo della malattia basato sui livelli di emoglobina glicata».
Di recente gli autori hanno condotto uno studio per valutare l’impatto di un intervento strutturato condotto da un infermiere sulla mortalità nelle persone con diabete di tipo 2 a seguito di una grave ipoglicemia. L’intervento, incentrato sull’educazione del paziente, sull’avvio dell’automonitoraggio della glicemia e sui cambiamenti pragmatici dei farmaci, ha portato a una riduzione della mortalità per tutte le cause. L’emoglobina glicata (HbA1c) media al basale tendeva a essere più alta in quanti sono sopravvissuti fino al completamento dello studio rispetto ai deceduti in qualsiasi momento, suggerendo che l’esito può essere influenzato dalle caratteristiche del paziente prima del trattamento.
Tuttavia l’uso di metriche individuali come l’HbA1c non è in grado di cogliere la complessità della malattia e ha un’applicazione limitata per la stratificazione del rischio e la previsione dell’esito clinico. Al contrario è stato dimostrato che gli strumenti che combinano le metriche cliniche di routine per catturare meglio la comorbidità globale e la gravità complessiva del diabete producono un valore predittivo maggiore rispetto ai singoli indicatori.
«Pertanto lo scopo di questa analisi esplorativa post-hoc era di comprendere i fattori di rischio per la mortalità a seguito di grave ipoglicemia nel diabete di tipo 2 e valutare la possibile eterogeneità in risposta all’intervento, che aiuterebbe a identificare sottogruppi di pazienti che mostrano benefici maggiori o ridotti come conseguenza del supporto guidato dall’infermiere» hanno premesso.
Intervento guidato vs cure standard
L’analisi esplorativa ha incluso i partecipanti di entrambi i gruppi, ovvero quelli assegnati in modo casuale a ricevere un intervento strutturato condotto da un infermiere oppure le cure standard. I dati sulla mortalità sono stati raccolti attraverso le cartelle cliniche elettroniche e la causa del decesso è stata confermata utilizzando i certificati di morte. I partecipanti sono stati stratificati in sottogruppi utilizzando il Diabetes Severity Score. Il punteggio variava da uno a quattro, dove quattro indica una maggiore gravità del diabete.
In totale sono stati coinvolti 124 adulti, 60 dei quali sono stati assegnati in modo casuale al gruppo di intervento (55% uomini, età media 74,2 anni, HbA1c media 7,5%) e 64 alle cure standard (57,8% uomini, età media 74,8 anni, HbA1c media 7,6%).
Grave ipoglicemia più pericolosa con diabete più severo
Nell’analisi univariata il Diabetes Severity Score, l’uso di insulina e l’età sono risultati correlati significativamente con la mortalità a seguito di grave ipoglicemia, mentre non è stata trovata alcuna associazione con la malattia cardiovascolare al basale, la durata del diabete, la HbA1c basale, la glicemia capillare (la misura della glicemia con il prelievo di una sola goccia di sangue dal polpastrello) o la terapia con antiaggreganti, antipertensivi o statine.
Nell’ analisi multivariata i soggetti con un Diabetes Severity Score di tre o quattro avevano un rischio maggiore di decesso a seguito di grave ipoglicemia rispetto a quelli con un punteggio di uno o due (HR aggiustato = 3,63, P<0,001). Non sono state osservate altre associazioni significative.
Durante l’analisi è deceduta la metà dei partecipanti nel gruppo gestito con le cure standard, rispetto a un terzo di quelli nel gruppo di intervento. La principale causa di morte è stata un’infezione, seguita dalla malattia cardiovascolare (per quest’ultima la percentuale di decesso è stata del 18,8% nel gruppo di cure standard rispetto a 1,7% nel gruppo di intervento, P=0,002).
«Riteniamo che questi dati forniscano informazioni importanti sulle caratteristiche dei pazienti affetti da grave ipoglicemia nella comunità e sul loro rapporto con la mortalità» ha affermato Pearson. «Il nostro lavoro suggerisce che le persone con diabete di tipo 2 che soffrono di un episodio ipoglicemico dovrebbero avere una valutazione olistica completa della malattia e delle relative complicanze, oltre a ricevere un intervento strutturato con l’obiettivo di ridurre l’ulteriore ipoglicemia e possibilmente altri endpoint pericolosi per la vita, incluso il decesso».
Secondo gli autori mancano ricerche che esaminino gli interventi per gli adulti con diabete di tipo 2 che hanno un grave episodio ipoglicemico. Sono necessari ampi studi randomizzati e controllati che valutino nuovi tipi di interventi, come quelli che coinvolgono il monitoraggio continuo del glucosio.
Bibliografia
Pearson SM et al. Risk factors associated with mortality in individuals with type 2 diabetes following an episode of severe hypoglycaemia. Results from a randomised controlled trial. Diab Vasc Dis Res. Jan-Feb 2022;19(1):14791641211067415.