Gli anni del Napoli di Maradona nel libro “Che vi siete persi” di Salvatore Bagni e Bruno Giordano, che raccontano le emozioni azzurre dell’87 e il “Divino 10”
“Quante squadre possono dire che 20 calciatori si sentono ancora dopo 35 anni? Penso nessuna”. Così Salvatore Bagni, alla Dire, a margine della presentazione, nell’ambito della rassegna letteraria napoletana ‘Varcautori’ a cura di Vincenzo Imperatore, di “Che vi siete persi”, il volume edito da Sperling & Kupfer, firmato a quattro mani con l’amico di sempre Bruno Giordano.
Un volume dove i due assi raccontano e ricordano i magnifici anni del Napoli di Maradona, i segreti dello spogliatoio nello stadio San Paolo che oggi si chiama proprio Stadio Diego Armando Maradona, le trasferte al Nord e, in particolare, quel maggio del 1987 quando i napoletani di tutto il mondo assaporarono la gioia del primo scudetto.
Gli aneddoti che si possono leggere nel libro sono tanti, molti inediti, e costruiscono un vero e proprio romanzo della vita dei due fuoriclasse. “Durante la partita, ogni volta che mi capitava di avvicinarmi a Maradona – scrive Giordano – lui mi diceva: ‘Vieni a giocare con noi l’anno prossimo’, e io a stento riuscivo a trattenere i sorrisi. Dopotutto stavamo perdendo male, c’era poco da ridere. ‘Dimmi quanto guadagni. Lo dico al presidente Ferlaino e ti offrirà un contratto migliore’, mi diceva. Sei matto! Mi uccidono se me ne vado! gli avevo risposto”.
Ma poi la storia fu un’altra e Giordano passò da un azzurro all’altro. “Poter giocare al fianco del giocatore di tutti i tempi – rimarca alla Dire – è stato molto facile anche perché c’era Italo Allodi e con lui avevo un rapporto straordinario”. “Ci sono dei momenti dove devi prendere delle decisioni nette – gli fa eco Bagni -. Passare dall’Inter al Napoli, in quel momento, con tutto il rispetto, era una situazione azzardata. Ma, se lo aveva fatto Diego dal Barcellona…”
Sono anni incredibili quelli che si vivono a Napoli. “Abbiamo vissuto – ancora Bagni – quel momento con gioia perché ogni giorno era una gioia. Ognuno di noi, ogni giorno, faceva quello che si sentiva nel rispetto del compagno, della squadra. Non c’erano giovani o vecchi, eravamo tutti uguali”. “Pur avendo ‘il calciatore’, ‘il numero 10’ – ricorda Giordano – c’era un’atmosfera che amo definire ‘vivere una favola’”.
Bagni e Giordano sono la dimostrazione che i risultati, quelli calcistici, non arrivano solo dai tre punti presi in campo ma da un affiatamento collettivo che mister Ottavio Bianchi seppe costruire. “La dimostrazione – conferma Bagni – è che ci siamo frequentati anche dopo. Non è che ci siamo persi di vista come spesso succede nel calcio. Quando ci vediamo c’è affetto”.
Un successo quello del Napoli di Diego nato anche grazie alla componente rosa. A sottolinearlo è Giordano: “una fortuna sono state anche le nostre mogli. Tutte in gamba, senza antipatie e gelosie che non hanno rovinato lo spogliatoio anzi lo hanno cementato e tutto è andato come è andato”.