Risonanza magnetica total body: gli aggiornamenti della banca dati Inail


Apparecchiature di risonanza magnetica total body, gli aggiornamenti della banca dati Inail. In un factsheet del Dimeila vengono forniti dati e analisi

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Nell’ambito delle attività sanitarie, la normativa assegna all’Inail compiti di verifica delle installazioni di risonanza magnetica in riferimento agli standard di sicurezza vigenti e – per le sole apparecchiature dedicate alla ricerca clinica – anche compiti autorizzativi. Per questo motivo, il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Istituto gestisce un banca dati strutturata in sezioni, estremamente ricca e composita, da cui pubblica su base quinquennale i principali dati di censimento di queste apparecchiature. Esse permettono l’acquisizione di immagini dettagliate del corpo umano, in particolare attraverso l’utilizzo di campi magnetici e onde a radiofrequenza, che consentono l’esecuzione di esami talora fondamentali per una diagnosi precoce di patologie altrimenti difficilmente rilevabili.

Uno strumento di supporto al sistema sanitario. Gli ultimi dati disponibili vengono forniti ora in un factsheet pubblicato dal Dipartimento, consultabile in rete sul portale istituzionale. Oltre a essere uno strumento unico nel suo genere, aggiornato in tempo pressoché reale, questo archivio supporta le attività ispettive dell’Istituto e può essere d’aiuto nel mettere a punto, sia tecnicamente che amministrativamente, i servizi propri di questa particolare modalità di diagnostica, presente nelle strutture sanitarie pubbliche e private.

I dati salienti del censimento 2016-2021. Come riporta la scheda, al 31 dicembre 2021 le apparecchiature in parola risultano essere pari a 1572 unità, classificate in funzione del tipo di magnete, suddiviso in 4 tipologie. Dal confronto con il censimento precedente di fine 2015, i ricercatori del Dimeila rilevano un aumento dal 76% all’80%, pari a 1131 unità, delle installazioni di tomografi con magnete superconduttore a fronte della diminuzione di quelle con magnete permanente/resistivo, passate dal 24% al 20%. A spiegare l’incremento delle prime, annotano i ricercatori del Dimeila, sono considerazioni di tipo economico, prospettive di crescita futura e minore complessità sotto l’aspetto gestionale della sicurezza per i lavoratori del comparto.

Ripartizione territoriale e per strutture. La nota riporta dati interessanti anche su distribuzione geografica e tipologia di struttura. I magneti superconduttori risultano essere ben presenti in tutte le regioni italiane, con punte significative nelle regioni più popolose come Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. Riguardo alla diffusione, le apparecchiature installate in centri di sanità privata sono quelle omogeneamente più distribuite sul territorio nazionale, mentre le disparità più evidenti risaltano dal confronto sia con le strutture pubbliche che con quelle in convenzione.

I giudizi di “non conformità” dal 2012 al 2021. Da ultimo, il factsheet si sofferma sulle percentuali degli accertamenti ispettivi compiuti dall’Istituto nell’ultimo decennio, che hanno termine con il giudizio di “non conformità”, vale a dire un disallineamento ai requisiti minimi di sicurezza e il rilascio di misure restrittive temporanee per il tomografo sottoposto a controllo. Dal 7,4% del 2012 al 4,5% del 2021, due in particolare sono le evidenze da sottolineare. La prima, la percentuale del 3,5% nel 2013, ha segnato un cambio di marcia a seguito dell’attuazione di un nuovo modello organizzativo, con l’attivazione di un’attività istruttoria preventiva associata a quella ispettiva e la possibilità di sanare “in itinere” situazioni di criticità prima del giudizio conclusivo. L’altra è l’incremento di “non conformità”, 8,3%, raggiunto nel 2020. Un dato anomalo, secondo gli autori della scheda, dovuto probabilmente alla crisi pandemica, che ha comportato sia la drastica riduzione degli interventi ispettivi effettuati, con conseguente alterazione del dato statistico, sia una minore attenzione alle verifiche di sicurezza compiute dalle strutture sanitarie, maggiormente impegnate sul fronte emergenziale e quindi più distratte su quello prevenzionale.