La multinazionale Wartsila annuncia la chiusura dello stabilimento di Trieste e 451 esuberi. Fedriga: “Azienda menzognera”. Il vicesindaco di Trieste: “Siamo sconcertati”
“La decisione, comunicata oggi alle organizzazioni sindacali dalla multinazionale Wartsila, di cessare tutta l’attività produttiva dello stabilimento di Trieste è totalmente inaccettabile”. Ad alzare il muro sindacale, dopo l’annuncio della multinazionale finlandese che si occupa di sistemi di propulsione e generazione d’energia, è Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil.
“La scelta di Wartsila di chiudere tutta la produzione a Trieste e delocalizzarla in Finalndia, con la dichiarazione di 451 esuberi su 973 lavoratori e lavoratrici dello stabilimento, va rispedita al mittente, e dimostra ancora una volta l’inefficacia della legislazione italiana nel contrastare lo strapotere delle multinazionali ed impedire le delocalizzazioni produttive”, prosegue Trevisan.
Il sindacalista rincara: “È intollerabile che, nel vuoto di politica industriale del Governo, di misure a difesa del lavoro e delle attività produttive, le multinazionali considerino l’Italia terra di conquista, mercati e know how da acquisire, senza vincolo alcuno sul piano sociale e occupazionale”. Per Trevisan ora Governo e Regione Friuli Venezia Giulia devono convocare “subito un tavolo istituzionale con le organizzazioni sindacali e la Rsu per intervenire direttamente sulla multinazionale Wartsila e fermare i licenziamenti e l’annunciata distruzione di un patrimonio industriale. Con Fim e Uilm e la Rsu saranno nelle prossime ore decise tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a respingere i licenziamenti e difendere l’occupazione”.
FEDRIGA: “AZIENDA MENZOGNERA, FERMI DELOCALIZZAZIONE ED ESUBERI”
“Apprendiamo con sdegno e incredulità la notizia della chiusura della parte produttiva di Wartsila nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra a Trieste. Quello messo in atto è un comportamento e una scelta che riteniamo inaccettabile nei metodi e nei modi e ci lascia senza parole anche e soprattutto perché da più di un anno a questa parte non solo la Regione Friuli Venezia Giulia, ma anche il Governo nazionale, avevano ricevuto ampie rassicurazioni sia dai vertici dell’azienda ma anche dalle istituzioni diplomatiche e governative finlandesi. Chiediamo sin da subito che che venga ritirata l’annunciata delocalizzione con la procedura avviata oggi così come di non dare seguito agli esuberi”. È questa la risposta e la reazione del governatore della Regione Massimiliano Fedriga di fronte alla decisione di chiudere la linea produttiva mettendo di conseguenza a forte rischio l’occupazione.
“In particolare l’azienda, che addirittura ha fatto richiesta dei fondi Pnrr del Governo e che, a inizio di questa legislatura, aveva ricevuto un contributo dell’amministrazione regionale per lo sviluppo dell’opificio digitale – spiega Fedriga – aveva più volte non solo ribadito la volontà di mantenere la produzione ma, perfino, di implementare lo sviluppo del sito di Trieste. A fronte di queste iniziali promesse e vista invece l’attuale inaccettabile decisione, riteniamo di avere a che fare con chi racconta menzogne. Qualora ci fossero state altre volontà, diverse rispetto a quelle garantite, l’azienda avrebbe potuto e dovuto comunicarle in tempi e modi opportuni, così da poter consentire alle istituzioni, sindacati e realtà produttive, di pianificare per tempo e al meglio la situazione”, conclude il governatore.
IL VICESINDACO DI TRIESTE: “PROMETTEVANO DI INNOVARE, SIAMO SCONCERTATI”
“Siamo sconcertati dalla notizia, perché siamo a conoscenza di numerosi progetti presentati di recente dall’azienda anche ad altri enti, progetti di innovazione e di sviluppo di nuove tecnologie. Esprimiamo solidarietà ai dipendenti coinvolti, e naturalmente ci sarà il massimo impegno da parte del Comune, insieme agli altri enti, Regione in primis, per mettere in campo tutti gli interventi necessari, per quanto di nostra competenza”. Così, parlando alla Dire, il vicesindaco di Trieste Serena Tonel, con delega alle Attività produttive, sulla vertenza esplosa alla Wartsila.
Anche il gruppo di Adesso Trieste in una nota esprime “massima solidarietà ai lavoratori della Wartsila che si stanno mobilitando in questo momento contro la chiusura dello stabilimento, dopo l’annuncio di oggi che mette a rischio diretto di perdita del lavoro i 450 addetti dello stabilimento di Trieste a cui si aggiungono i circa 400 dell’indotto”. La novità di oggi, riferisce la Dire (www.dire.it), “pone in modo sempre più drammatico il tema della deindustrializzazione di Trieste, in cui la manifattura pesa già meno del 10% dell’economia della città, senza che la politica a nessun livello affronti la questione con l’urgenza che la gravità della situazione merita”. Ora, dice Adesso Trieste, “si apre “una battaglia sindacale che deve diventare una battaglia di tutta la città. Trieste deve avere un’unica voce nell’affermare nella maniera più chiara e forte possibile che senza industria non c’è futuro. Le istituzioni devono intervenire, se necessario anche direttamente, per tutelare produzioni strategiche per il Paese, la sua economia e il suo tessuto sociale”.