Sildenafil, un inibitore di PDE5 nonché vasodilatatore polmonare selettivo, potrebbe ridurre la mortalità nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica
Sildenafil, un inibitore di PDE5 nonché vasodilatatore polmonare selettivo, potrebbe ridurre la mortalità nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica (IPF) rispetto al placebo e allo standard terapeutico, ma non riduce le ospedalizzazioni o le riacutizzazioni di malattia.
Queste le conclusioni di una piccola metanalisi pubblicata sulla rivista Pulmonary Pharmacology & Therapeutics.
Razionale e obiettivo dello studio
Le più recenti linee guida internazionali hanno implementato, come è noto, una raccomandazione “condizionale” a sfavore dell’impiego di sildenafil nei pazienti con IPF, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.
La necessità di rianalizzare i dati ad oggi disponibili, al fine di informare gli aggiornamenti in arrivo delle linee guida ha sollecitato la messa a punto di questo studio che ha passato in rassegna la letteratura esistente per fornire un aggiornamento delle evidenze relative ad un possibile beneficio di questo farmaco non solo sulla mortalità in questa popolazione di pazienti ma anche in termini di miglioramento della funzione polmonare complessiva, di riduzione delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni, insieme ai dati sugli eventi avversi (AE) responsabili dell’interruzione del trattamento.
Disegno e risultati principali
I 4 studi inclusi nella successiva metanalisi erano dei trial clinici randomizzati e controllati nei quali gli inibitori di PDE-5 erano messi a confronto con placebo o con lo standard terapeutico utilizzato nella IPF (pirfenifone o nintedanib).
I pazienti degli studi in questione avevano un’età compresa tra 68,6 e 70,4 anni, con una predominanza di pazienti di sesso maschile.
Il follow-up di questi studi, invece, aveva una durata compresa da 12 a 52 settimane.
“I 4 trial considerati, per un totale di 659 pazienti inclusi e 88 decessi riportati, hanno fornito, prima di tutto, informazioni sulla mortalità – hanno sottolineato i ricercatori nel descrivere i risultati”.
Con una riduzione del rischio relativo pari a 0,73 (IC95%= 0.51-1,04), i ricercatori hanno concluso che sildenafil riduce probabilmente la mortalità nei pazienti con IPF.
Passando ai dati sulle riacutizzazioni acute e le ospedalizzazioni, invece, con un RR pari a 1,10 (IC95%= 0,61-1,67), i ricercatori hanno osservato, mettendo in pool i dati, che sildenafil potrebbe non ridurre gli eventi di ospedalizzazione e di riacutizzazione rispetto ai controlli, per quanto il livello di certezza ottenuto in questo caso sia stato basso (e non moderato come nel caso precedente).
Da ultimo, non sembrano esservi differenze in termini di sospensione del trattamento a causa di AE quando si mettono a confronto il gruppo sildenafil con il gruppo di controllo [RR=0,79 (IC95%= 0,56, 1,10); livello certezza moderato].
Per quanto riguarda le variazioni a carico della funzione polmonare e della capacità diffusiva di CO a seguito del trattamento, erano disponibili i dati relativi a 487 pazienti dei 4 trial considerati. Alla luce dei dati ottenuti, sembra emergere che sildenafil non sarebbe in grado di avere un impatto sul declino della FVC, con una differenza media stimata allo 0,61% (IC95%= -0,29; 1,59) rispetto alla standard terapeutico o al placebo, né sulla DLCO.
Considerazioni conclusive
Nel commentare i risultati i ricercatori hanno sottolineato come “la review pubblicata rappresenti un’istantanea riassuntiva aggiornata e completa delle evidenze sulla terapia con sildenafil nei pazienti con IPF”.
Pur riconoscendo che il beneficio sulla mortalità osservato con sildenafil vs. placebo o vs. lo standard terapeutico non abbia raggiunto la significatività statistica, i ricercatori hanno ricordato a tal proposito che ciò dipendeva dal numero troppo ridotto di pazienti e di eventi considerati.
Ad esempio, in una review sistematica pubblicata su NEJM nel 1988, gli autori di quel lavoro erano stati in grado di documentare un beneficio statisticamente significativo sulla mortalità a 5 anni del trattamento di combinazione a base di tamoxifen e la terapia citotossica, mentre nessuno dei trial presi singolarmente era stato in grado di rilevare un beneficio sulla mortalità in quanto sottodimensionati dal punto di vista statistico.
“In modo analogo – incalzano i ricercatori – suggeriamo che qualcosa di simile sia possibile con sildenafil, dato che i tre trial principali relativi al suo impiego vanno nella stessa direzione (beneficio con piccola incertezza)”.
Detto ciò, “…chiaramente – concludono – una review sistematica non può cambiare la pratica clinica data l’incertezza dei risultati (…). I dati, però, suggeriscono di andare avanti negli studi su sildanafil nella IPF, magari selezionando meglio le popolazioni di pazienti da sottoporre a trattamento (NdR: con o senza ipertensione arteriosa polmonare concomitante, ad esempio).
Bibliografia
Pitre T et al. Sildenafil for idiopathic pulmonary fibrosis: A systematic review and meta-analysis. Pulm Pharmacol Ther. 2022 Apr 20;73-74:102128. doi: 10.1016/j.pupt.2022.102128. Epub ahead of print. PMID: 35452834.
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