Confindustria aggiorna il bilancio della moda maschile nel 2021 aggiustando verso l’alto i dati di stima: gran parte del merito è della maglieria
L’ultima nota rilasciata da Confindustria moda sull’andamento della filiera Tessile Abbigliamento fa un bilancio della moda maschile nel 2021 aggiustando i dati di stima che erano stati diffusi a gennaio: la notizia è che tale aggiustamento è verso l’alto.
Il fatturato settoriale è cresciuto su base annua del +15,2%, ben tre punti e mezzo percentuali in più rispetto a quanto previsto a gennaio, tornando così a superare i 9,4 miliardi di euro. Una performance che, tuttavia, non è sufficiente a colmare le perdite rispetto ai livelli del 2019: degli oltre 1,9 miliardi persi nel corso del 2020, resta ancora un gap di quasi 740 milioni (-7,3%).
Questo bilancio è la conseguenza dell’ottimo risultato ottenuto dalla maglieria, che ha superato i livelli del 2019; dalle buone cifre della confezione, camiceria e abbigliamento in pelle, cresciuti ma al di sotto dei valori del 2019; delle cravatte che continuano in un trend negativo.
Guardando al mercato interno, il recupero nel 2021 è evidente, ma i dati sono ancora lontani dai livelli pre-pandemici. Con riferimento all’anno solare 2021, gli acquisti di moda maschile da parte delle famiglie residenti hanno assistito ad una “fisiologica” inversione di tendenza, dopo il crollo del 2020 (-30,1%), raggiungendo una crescita del +22,0%. Ma rispetto ai valori del 2019 siamo ancora ad un -14,7%.
Sempre con riferimento all’anno solare, tutti i segmenti qui considerati si sono mossi positivamente: la confezione (che concorre al 54,5% del sell-out di moda maschile) e la maglieria (26,6%) presentano degli incrementi rispettivamente del +19,7% e del +23,1%. Il sellout della sola camiceria (17,0% del mercato) cresce del +29,2%, mentre le cravatte segnano una dinamica pari al +14,7%, che porta il prodotto all’1,1% del mercato maschile. Infine, i consumi di abbigliamento in pelle (0,8% della moda uomo) hanno frenato il recupero al +6,8%.