Farmaci plasmaderivati: appello di Fidas a donare il sangue


Fidas raccoglie le preoccupazioni dei pazienti per i quali i farmaci plasmaderivati costituiscono dei salvavita e lancia un appello alla donazione

Fidas raccoglie le preoccupazioni dei pazienti per i quali i farmaci plasmaderivati costituiscono dei salvavita e lancia un appello alla donazione

Con un calo nella raccolta del plasma per la produzione di medicinali plasmaderivati del 5,4% nei primi cinque mesi dell’anno (fonte: Centro Nazionale Sangue) e l’estate nel vivo, emergono le preoccupazioni dei pazienti per i quali i farmaci plasmaderivati costituiscono dei salvavita. A rendere più complesso il quadro generale si deve tener conto della diminuzione di raccolta del plasma negli Stati Uniti, da cui l’Europa dipende per l’importazione di medicinali plasmaderivati, con conseguente incremento dei prezzi degli stessi medicinali.

“Voglio lanciare un invito a tutti i donatori perché prendano in considerazione la possibilità di donare una volta di più. Ricordo infatti che, secondo la legge italiana, è possibile donare il plasma ogni 15 giorni, mentre l’intervallo di tempo tra una donazione di sangue intero ed una di plasma è di soli 30 giorni. Al contempo invito chi ancora non ha scoperto la bellezza di donare a non lasciarsi sfuggire questa occasione per fare veramente la differenza nella vita di qualcuno che in questo momento ha bisogno di noi. Sono molti i pazienti che necessitano di medicinali plasmaderivati: immunodeficienze primitive, neuropatie disimmuni, emofilia, sono solo alcune delle patologie che richiedono medicinali plasmaderivati” è l’appello di Giovanni Musso, Presidente Nazionale FIDAS.

Sono diversi i fattori che stanno influenzando negativamente la raccolta di sangue e plasma nel nostro Paese: l’onda lunga della pandemia, lo scarso ricambio generazionale dei donatori, l’imminente partenza per le vacanze, la carenza di personale medico e la riduzione degli orari di apertura dei Servizi Trasfusionali per le chiusure estive. Un insieme di fattori che rischia di avere un effetto sommatorio dalle conseguenze molto serie per tutti i pazienti con malattia rara la cui esistenza dipende proprio dalle donazioni di plasma.

Le conseguenze della crisi della raccolta sono sia a breve che a medio termine dato che la fase di lavorazione per la produzione dei medicinali prevede tempistiche comprese tra gli 8 e i 12 mesi. La programmazione del 2022 prevede di raccogliere 14,5 kg di plasma ogni mille abitanti, mentre la sfida più grande, che consentirebbe l’autosufficienza nazionale, consiste nel tagliare il traguardo dei 18 kg ogni mille abitanti. Un obiettivo alla portata del Sistema Trasfusionale italiano, raggiungibile promuovendo la consapevolezza dell’importanza della donazione del plasma.

Con la conferenza stampa alla Camera dei deputati di iniziativa dell’Onorevole Angela Ianaro, FIDAS vuole stringere un’alleanza ancora più salda tra donatori e pazienti per scongiurare l’indisponibilità di farmaci: “ai donatori noi dobbiamo dire grazie ma anche garantire che il loro dono sia utilizzato in maniera corretta, appropriata ed efficiente. Stiamo studiando la possibilità di una cabina di regia per gli acquisti e riteniamo che sia necessario ragionare in una prospettiva europea, creando un coordinamento europeo. Infine, dobbiamo lavorare ad una gestione dei centri che permetta di migliorare la raccolta” ha dichiarato l’On. Ianaro.

Nel mese di maggio sono stati 74.199 i kg di plasma conferiti alle aziende per la produzione di medicinali plasmaderivati (registrando così un +2,9% rispetto al mese di maggio 2021). Le Regioni ad aver contribuito a raggiungere il segno positivo sono state: Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana. Sostanzialmente stabili la Calabria e il Piemonte.
Se ampliamo lo sguardo al periodo gennaio-maggio, tuttavia, il bilancio non è positivo ma si chiude con un –5,4% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Complessivamente sono 345.143 i kg di plasma conferiti alle aziende in questo arco temporale, a fronte dei 364.955 kg conferiti nel 2021 nello stesso periodo. Le Regioni che sono riuscite a conferire alle aziende più di quanto fatto nello stesso periodo del precedente anno sono state solamente: Calabria, Lombardia, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano. Sostanzialmente stabile la Regione Liguria.

“L’autosufficienza del plasma è un obiettivo strategico per tutto il sistema sangue italiano, che garantirà le terapie salvavita per centinaia di migliaia di pazienti senza doversi preoccupare delle fluttuazioni del mercato internazionale. Ma se questo obiettivo, solo qualche anno fa, pareva a un passo, oggi la situazione è peggiorata a causa del Covid, che forse non fa più così paura ma sta ancora facendo sentire il suo peso sulla raccolta di sangue e plasma. Fortunatamente la generosità dei donatori non è mai venuta meno, neanche nei momenti più bui, e alla fine credo che basti solo un piccolo sforzo in più da parte di tutti gli attori in campo per tornare a muovere i passi nella giusta direzione” ha commentato Vincenzo De Angelis, Direttore del Centro Nazionale Sangue.

“Il plasma è una materia prima molto peculiare, non è un prodotto di sintesi, ma deriva da un processo di donazione volontaria e non retribuita da parte dei cittadini, la produzione di questi farmaci, quindi, è ispirata al più alto valore etico di dono e di solidarietà. Ma questo pone una variabilità nella sua disponibilità che apre al rischio carenza” sottolinea Filippo Cristoferi Responsabile Affari Istituzionali di AIP, (l’associazione che riunisce i pazienti con immunodeficienze primitive) che ha partecipato alla conferenza stampa alla Camera.

Massimo Marra, Presidente CIDP Italia aps è intervenuto con un video messaggio per presentare l’esperienza dei pazienti affetti da neuropatie disimmuni: “Ciascuno di noi che fa un dosaggio di immunoglobuline ad alte dosi necessita per poter camminare, per poter prendere un oggetto in mano, per poter essere autonomi nella propria vita quotidiana, anche di 700 donazioni all’anno.  Tanti pazienti ci segnalano di come sia stato ridotto il dosaggio del singolo trattamento o aumentato l’intervallo tra una somministrazione e le successive. Così come nuove diagnosi ci segnalano come gli sia prospettato dai clinici il fatto che la terapia di prima linea sia quella a base di immunoglobuline umane ma purtroppo, per una indisponibilità del mercato, non è possibile assicurare loro quello che è considerato il miglior trattamento possibile. Siamo consapevoli che l’unico modo per uscire da questa situazione è l’autosufficienza nazionale nella raccolta del plasma”.