Alla scoperta della Biblioteca Isontina di Gorizia


La Biblioteca Isontina di Gorizia protagonista della Capitale europea della Cultura 2025. Il direttore: “Da noi un grande contributo. Qui il Fondo Carlo Michelstaedter”

Biblioteca Isontina di Gorizia

“La lampada si spegne per mancanza d’olio, io mi spensi per traboccante sovrabbondanza”. Il motto scritto in greco precede a mo’ di esergo una tesi di laurea che non verrà mai discussa. L’anno è il 1910 e l’autore è Carlo Michelstaedter, giovane studente all’Università di Firenze. Goriziano dal talento spiccatissimo per la filosofia e l’arte, sceglierà di togliersi la vita di lì a poco, forse proprio per la “traboccante sovrabbondanza” descritta da lui stesso in quella frase così premonitrice. Carlo lascerà alla sua famiglia una mole straordinaria di scritti e disegni mai pubblicati prima. Oggi quella produzione così intensa e studiata a livello internazionale costituisce uno dei Fondi più preziosi della Biblioteca statale Isontina, istituto librario di Gorizia dalle origini antiche e dal fascino mitteleuropeo, rinnovato dalla doppia nomina di Gorizia e Nova Gorica a Capitale europea della Cultura per il 2025.

“La città di Gorizia viene citata per la prima volta nella storia nel 1001 da un documento di Ottone III: ‘La città che nella lingua degli slavi viene chiamata Goriza’. Ottone III è un imperatore del Sacro romano impero, parla da imperatore germanico e cita la lingua degli slavi. Questo compendia la storia della città di Gorizia nelle componenti germanica, latina e slava, ma questo è compendiato a sua volta dalla Biblioteca statale Isontina, le cui nascita si deve ai Gesuiti. All’inizio dell’Ottocento diventa una delle sei biblioteche del vastissimo Impero asburgico, fino al termine della Prima guerra mondiale, quando Gorizia passa al Regno d’Italia”, racconta all’agenzia Dire Luca Caburlotto, direttore ad interim dell’Isontina e soprintendente archivistico del Friuli Venezia Giulia. Biblioteca di Stato dal 1919, assume la sua denominazione definitiva nel 1967, ma la sua storia transfrontaliera si rispecchia ancora nelle sue collezioni.

“La raccolta libraria contiene una grande varietà di pubblicazioni specializzate nella storia di Gorizia e nella cultura transfrontaliera e, in questo senso aggiunge il direttore- va sottolineato il contributo importante che questa Biblioteca darà all’inedita Capitale Europea della Cultura Gorizia-Nova Gorica del 2025″. Nata a metà del Seicento con la prima scuola di istruzione superiore dei Padri Gesuiti, la Biblioteca trova da subito la sua sede nel monumentale Palazzo Werdenberg, dal nome del barone che dona ai religiosi la prestigiosa struttura. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Maria Teresa, nel Settecento la raccolta libraria passa ai Padri Piaristi e poi, dopo la restaurazione asburgica, nel 1822 diventa una delle sei Studienbibliothek dell’Impero. Pensata per i professori e gli studenti, ai preziosi fondi manoscritti risalenti alla collezione dei Gesuiti ora si aggiungono i libri in lingua tedesca che servono alla formazione universitaria. Il suo bacino d’utenza, però, è limitato alla comunità scientifica e, al più, ai nobili e ai funzionari statali, gli unici che a Gorizia hanno il tedesco come lingua madre. La popolazione resta non servita dall’Istituto librario, e così alla fine dell’Ottocento la città si dota di una Biblioteca Civica decisamente dedicata a un pubblico che parla e legge in italiano. Una scelta lungimirante che si rivelerà utilissima dopo il passaggio di Gorizia al Regno d’Italia, tanto che nel 1919 la Civica viene accorpata a quella che è ormai una Biblioteca dello Stato italiano. Non solo, perché dall’Istituzione parte un appello alle altre Biblioteche statali per donare i loro doppioni alla raccolta e accrescere così il numero dei volumi in lingua italiana.

A oggi, la Biblioteca che nel 1967 viene definitivamente denominata Statale Isontina, conta oltre 430mila libri e opuscoli, tra cui 41 incunaboli, circa mille manoscritti e più di tremila periodici. A questo patrimonio, ricchissimo di documentazione sulla storia del territorio goriziano, si aggiungono i fondi della Biblioteca Civica che conserva anche la Biblioteca dedicata a Carlo Michelstaedter.

“Il Fondo dedicato a questo filosofo e artista goriziano morto per sua scelta a 23 anni contiene la raccolta dei suoi manoscritti, gli album di schizzi e opere d’arte arrivati alla Biblioteca nel 1973 per lascito testamentario della sorella Paula. A questo si è aggiunto il materiale documentario sulla sua opera che oggi è disposizione degli studiosi”, spiega Antonella Gallarotti, appassionata bibliotecaria dell’Isontina esperta del Fondo Michelstaedter. Alcuni anni dopo, alla raccolta si aggiunge il “fortunato ritrovamento” della Biblioteca della famiglia Michelstaedter, sia i libri appartenuti a Carlo che al padre Alberto, figura intellettuale di spicco.

“Questi volumi erano andati dispersi dopo la razzia compiuta dai nazisti nella casa di famiglia e la deportazione ad Auschwitz della madre e della sorella maggiore- dice ancora Gallarotti- ma i libri in gran parte sono riemersi nel 2013 all’interno di una Biblioteca privata di un ricercatore triestino che li aveva acquistati dalla libreria di Umberto Saba. Sono stati acquisiti dall’allora Ministero dei Beni culturali e oggi fanno parte della dotazione della Biblioteca statale. Infine, il Fondo si è ulteriormente arricchito quando sono stati ritrovati dei volumi che erano stati nascosti in una cassapanca per salvarli dai soldati nazisti. La famiglia che li aveva ricevuti li ha tenuti in un deposito fino a pochi anni fa e ora costituiscono la Biblioteca Michelstaedter fornita di oltre cinquecento titoli che permettono di ricostruire gli interessi di Carlo”.

Tanti di questi testi affrontano il tema del suicidio e del rapporto tra la pazzia e il suicidio, probabilmente un assillo per un giovane intellettuale che aveva già perso il fratello maggiore e una cugina in questo modo. Di lui, però, resta l’elaborazione di un pensiero degno di un filosofo già maturo e la fantasia delle caricature e dei bozzetti di cui riempiva pagine e pagine di taccuini, testimonianza di quella sua “traboccante sovrabbondanza” capace di arrivare fino a oggi.

BIBLIOTECHE D’ITALIA

Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE (www.dire.it), il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia. Il documentario sulla Biblioteca Isontina di Gorizia fa parte della serie di reportage promossi dal Ministero della Cultura e disponibili sui canali social istituzionali e sul profilo Instagram @bibliotecheditalia.