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Carcinoma a cellule squamose dell’unghia: uso della MMS efficace

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Carcinoma a cellule squamose dell’unghia (nSCC): la chirurgia micrografica di Mohs possibile trattamento di prima linea

Per il trattamento di alcuni tipi di carcinomi a cellule squamose dell’unghia, ricerche recenti hanno mostrato un maggior ricorso ad approcci chirurgici diversi dall’amputazione, con la chirurgia micrografica di Mohs come possibile trattamento di prima linea per casi selezionati. Sono i risultati di recente revisione sistematica della letteratura pubblicata sulla rivista Dermatologic Surgery.

Come riportato dagli autori guidati da Anne Ning del College of Medicine dell’Università di Cincinnati in Ohio, attualmente non esiste uno standard di cura stabilito né un algoritmo di trattamento per il carcinoma a cellule squamose dell’unghia (nSCC), un fatto che ha portato a lacune critiche nel mondo reale nel trattamento della malattia.

«Anche se ricerche recenti abbiano sottolineato come l’uso della chirurgia micrografica di Mohs (MMS) rappresenti un’opzione efficace per il trattamento dell’nSCC sulla base dei ridotti tassi di recidiva osservati» hanno scritto, «pochissimi studi ne hanno valutato l’efficacia confrontandola con altre strategie di trattamento».

Una revisione della letteratura
I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica della letteratura allo scopo di valutare le tendenze nella gestione dell’nSCC, le attuali opzioni di trattamento e i risultati riportati per le procedure chirurgiche invasive e in situ. Hanno considerato un totale di 15 studi, composti da 11 trial di coorte retrospettivi e 4 serie di casi clinici.

Gli endpoint primari di interesse erano la recidiva locale, definita come una malattia che appare all’interno dell’area del tumore originale secondo i criteri di Leitenberger, e la persistenza de carcinoma, definita dalla presenza di margini positivi dopo il trattamento.

La revisione ha incluso un totale di 404 pazienti con 418 nSCC. La maggior parte dei tumori sono stati riportati sulle unghie (88%). Circa il 44% dei pazienti è stato sottoposto alla procedura MMS, il 20% a un’ampia escissione chirurgica (WSE) e il 15% ad amputazione.

Chirurgia micrografica come trattamento di prima linea?
Secondo i ricercatori, il primo studio a suggerire la chirurgia micrografica di Mohs come approccio di prima linea per il per il carcinoma a cellule squamose dell’unghia è stato pubblicato nel 2001. Gli articoli negli anni ’90 riportavano frequentemente l’amputazione (43%) e l’MMS (42%) come trattamenti comuni.

Nella revisione, 7 articoli relativi a 65 trattamenti in situ e 91 interventi invasivi hanno discusso il grado di invasività. Anche se le piccole dimensioni del campione impedivano il confronto tra la malattia non invasiva e quella invasiva in base al tipo di trattamento scelto, i ricercatori hanno notato che non vi era alcuna differenza significativa nella recidiva complessiva in base al grado di invasività. I trattamenti più comuni per l’nSCC in situ erano MMS (37%) ed escissione chirurgica locale (LSE) (22%), mentre per la malattia invasiva erano MMS (22%) e WSE (20%).

Tra i 65 nSSC in situ, il tasso di recidiva complessivo è stato del 26%. Per i 24 casi di nSCC in situ trattati con MMS il tasso di recidiva locale è stato del 17%, con un tempo medio di 47 mesi alla seconda presentazione della malattia. Al contrario, il tasso di recidiva locale era del 67% per i casi di nSCC in situ trattati con LSE.

Tra i 91 casi di nSCC invasivi si sono verificate 13 recidive, con un tasso di recidiva locale del 14%. Il tasso di recidiva locale nei 20 casi di nSSC invasivi trattati con MMS era del 5% a 13 mesi. In 10 pazienti con nSCC invasivi trattati con LSE, il tasso di recidiva locale è stato del 50% entro un periodo medio di 14 mesi.

Circa il 28% dei casi ha avuto invasione ossea, tutti gestiti tramite MMS o amputazione. I tassi di recidiva locale per MMS e amputazione nei casi con invasione ossea erano rispettivamente del 22% e dello 0%.

Esperti favorevoli alla chirurgia micrografica di Mohs
«L’MMS è un approccio importante perché evita l’amputazione. Se la cellula squamosa può essere trattata in questo modo e cancellata, sappiamo che i tassi di recidiva sono piuttosto bassi» ha affermato Jeffrey Scott, direttore dell’Unità di chirurgia e oncologia cutanea e assistente professore di dermatologia presso la Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, nel Maryland. «I pazienti si risparmiano un’amputazione e hanno ancora quel dito funzionale. Il loro desiderio è evitare l’amputazione a tutti i costi, se possibile, e la tecnica MMS rappresenta la migliore possibilità».

Secondo Richard Torbeck III, assistente professore di dermatologia presso il dipartimento di Kimberly ed Eric J. Waldman di dermatologia presso la Icahn School of Medicine del Monte Sinai e direttore della Skin Cancer Surgery Blavatnick Family Chelsea Medical Center, entrambi a New York, i risultati della revisione hanno potenziali implicazioni per la pratica clinica. «Penso che questa ricerca possa fornire un po’ di forza al crescente uso dell’MMS, per ridurre la frequenza delle recidive pur mantenendo la migliore qualità di vita possibile dopo la rimozione» ha affermato.

Torbeck raccomanda l’imaging con raggi X e possibilmente la risonanza magnetica per valutare il coinvolgimento osseo, così da guidare al meglio le decisioni terapeutiche, indipendentemente dal fatto riguardino l’MMS, l’amputazione o il WSE modificato.

«Tuttavia un’esigenza insoddisfatta è la caratterizzazione dell’invasione ossea o del grado che richiede l’amputazione, e quindi il ricorso a possibili procedure ossee superficiali o radiazioni adiuvanti» ha spiegato, aggiungendo che l’MMS ha dimostrato di essere superiore al WSE e all’amputazione in termini di rapporto costo-efficacia.

Scott ha osservato che «può essere molto difficile individuare la presenza di una malattia ossea nell’nSCC solo con l’imaging. Molte cose possono sembrare malattie ossee senza in realtà esserlo e quindi i pazienti potrebbero subire un’amputazione inutilmente. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se i risultati differiscono significativamente tra i pazienti con malattia ossea che ricevono l’MMS in anticipo rispetto a quelli sottoposti ad amputazione».

«In ogni caso ritengo che l’MMS dovrebbe essere lo standard di cura per questi tumori, con o senza malattie ossee, seguito dall’amputazione o da qualche altra procedura di resezione ossea in quanti risultano avere effettivamente una malattia ossea» ha concluso.

Bibliografia

Ning AY et al. Treatment Options and Outcomes for Squamous Cell Carcinoma of the Nail Unit: A Systematic Review. Dermatol Surg. 2022 Mar 1;48(3):267-273.

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