Malattia infiammatoria intestinale e celiachia hanno una forte relazione bidirezionale e i pazienti affetti dall’una rischiano di sviluppare l’altra
Malattia infiammatoria intestinale e celiachia hanno una forte relazione bidirezionale e i pazienti affetti da una delle due malattie hanno un rischio molto elevato di sviluppare anche la seconda. Sono i risultati di uno studio svedese pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology.
Trascorso un anno dalla diagnosi, i ricercatori hanno infatti scoperto che i pazienti con malattia celiaca avevano un rischio quasi 4 volte superiore di sviluppare una malattia infiammatoria intestinale (IBD) e i pazienti con IBD avevano un rischio oltre 5 volte superiore di malattia celiaca.
«Il rischio di IBD nella celiachia (e viceversa) ha mostrato un deciso aumento anche 10 anni dopo la prima diagnosi» hanno scritto gli autori. «”Durante 20 anni di follow-up, il 2,5% dei pazienti con malattia celiaca ha sviluppato una IBD incidente e l’1,3% dei pazienti con IBD ha sviluppato la malattia celiaca».
Uno studio di coorte nazionale
Lo studio ha riportato le stime di rischio assoluto e relativo in oltre 48mila pazienti con malattia celiaca e più di 83mila soggetti affetti da IBD diagnosticati dal 1969 al 2016. I pazienti sono stati confrontati con un gruppo di controllo della popolazione generale abbinato per sesso ed età.
È stato escluso il primo anno di diagnosi nell’analisi di follow-up perché una diagnosi errata di celiachia e IBD nel primo anno di follow-up può sopravvalutare l’entità del rischio.
Nel complesso stata diagnosticata anche una IBD in 784 (1,6%) pazienti con malattia celiaca, rispetto a 1.015 (0,4%) nel gruppo di controllo, con un rapporto di rischio complessivo di (HR) di 3,91, perlopiù simile per la malattia di Crohn (HR 4,36) e la colite ulcerosa (HR 3,40).
Al contrario, a 644 (0,8%) pazienti con IBD e 597 (0,1%) nel gruppo di controllo è stata diagnosticata la celiachia, con un HR complessivo di 5,49 e decisamente più elevato per la colite ulcerosa (HR 6,99) rispetto alla malattia di Crohn (HR 3,31).
«Il rischio significativamente superiore di sviluppare celiachia e IBD anche 10 anni dopo la diagnosi dell’altra condizione suggerisce l’esistenza di legame eziologico tra le due patologie, al quale potrebbero contribuire fattori immunologici, genetici e ambientali» hanno scritto gli autori guidati da Karl Mårild, del Dipartimento di Gastroenterologia Pediatrica presso il Queen Silvia Children’s Hospital di Göteborg, in Svezia.
Considerare una diagnosi alternativa nella pratica clinica
Secondo Stephen Hanauer, professore di medicina presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, Illinois, «nella pratica clinica il messaggio principale di questo collegamento bidirezionale è quello di considerare una diagnosi alternativa in quei pazienti che non stanno ottenendo la risposta prevista a una malattia o quando i pazienti hanno sintomi residui o nuovi che non sono stati presi in considerazione o previsti durante il trattamento e il monitoraggio.
Alberto Rubio-Tapia, direttore del programma per celiaci presso la Cleveland Clinic in Ohio e autore senior di uno studio recente simile sull’associazione incrociata, è stato felice di vedere che i suoi risultati erano estremamente simili a quelli emersi nella popolazione svedese e che le somiglianze farebbero pensare più a cause genetiche del rischio per entrambe le malattie piuttosto che a cause ambientali o geografiche».
Ha fatto presente che alla Cleveland Clinic la nuova evidenza di associazione bidirezionale ha spinto i medici a considerare la diagnosi alternativa in presenza di sintomi persistenti come diarrea con celiachia o IBD. Quando i pazienti celiaci seguono una dieta rigorosamente priva di glutine e quei sintomi persistono, «si comincia a pensare a una diagnosi differenziale, dato che le malattie infiammatorie intestinali, specialmente nel contesto della diarrea, dovrebbero essere prese in considerazione» ha spiegato. «Al contrario, se un paziente è affetto da IDB e improvvisamente non risponde alla terapia, soprattutto se ha un’anemia o una diarrea persistenti, allora dobbiamo pensare alla celiachia come una potenziale diagnosi differenziale».
Tra le limitazioni dello studio svedese ci sono il fatto che i ricercatori non disponevano di dati sui farmaci per il trattamento della malattia infiammatoria intestinale o di dati sul fatto che i pazienti celiaci seguissero una dieta priva di glutine. Hanno anche affermato di non poter escludere che gli steroidi e altre terapie per le IBD riducano il rischio di celiachia o comportino una sotto-diagnosi della malattia.
Bibliografia
Mårild K et al. Association of celiac disease and inflammatory bowel disease: a nationwide register-based cohort study. Am J Gastroenterol. 2022 May 25.