Artrite reumatoide: la situazione è nettamente cambiata rispetto a qualche anno fa, quando la gravidanza era vista in modo quantomeno sospettoso
La diagnosi di artrite reumatoide non è più uno scoglio insormontabile per le donne che desiderano avere una gravidanza, ma confrontarsi con il medico è un passo fondamentale. A dirlo Carlo Francesco Selmi, Responsabile Unità Operativa di Reumatologia e Immunologia Clinica di Humanitas e docente Humanitas University, intervistato dalla Dire (www.dire.it) a margine della masterclass per giornalisti ‘Infiammazioni, sfide e risposte – Il popolo delle malattie infiammatorie croniche: fattori biologici, aspetti clinici, ricadute sociali‘, promossa da Galápagos Biopharma Italy insieme all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas questa mattina a Milano.
“La gravidanza è sempre stata un’argomento molto caldo in reumatologia, in primis perchè la diagnosi di una malattia reumatologica come l’artrite reumatoide più spesso coinvolge donne in età fertile. Oggi possiamo fare molto- spiega Selmi- ma dobbiamo avere un tempo concordato per quanto riguarda la gravidanza e questo per due motivi: primo perché dobbiamo evitare l’uso di farmaci che sono fortemente controindicati in gravidanza. E dall’altra parte perché cercare di riuscire ad avere una gravidanza nel momento in cui la malattia è spenta garantisce il massimo delle probabilità che la gravidanza prosegua”.
Per questi motivi- raccomanda Selmi- è indispensabile che il reumatologo parli con la paziente del desiderio di gravidanza e che la paziente informi il reumatologo. Però certamente la situazione è nettamente cambiata rispetto a qualche anno fa, quando la gravidanza era vista in modo quantomeno sospettoso da molti colleghi”.