Sla, studio americano: l’edaravone per via endovenosa potrebbe non fornire un beneficio aggiuntivo clinicamente rilevante rispetto alla sola terapia standard (riluzolo)
Uno studio di coorte pubblicato su “JAMA Neurology” ha rilevato che, sebbene per i pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (SLA) la terapia a lungo termine con edaravone per via endovenosa fosse fattibile e principalmente ben tollerata, non era associata ad alcun beneficio modificante la malattia. Di conseguenza, l’edaravone per via endovenosa potrebbe non fornire un beneficio aggiuntivo clinicamente rilevante rispetto alla sola terapia standard (riluzolo).
L’importanza di questo studio – spiegano gli autori guidati da Simon Wetzel, del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Ulm (Germania) – risiede nel fatto che l’edaravone per via endovenosa è approvato (da FDA, non da EMA né AIFA, NdR) come farmaco modificante la malattia per i pazienti con SLA, ma l’evidenza di efficacia è limitata agli effetti benefici a breve termine mostrati nello studio MCI186-ALS19 in una sottopopolazione in cui l’efficacia era prevista. Secondo tali studi, l’edaravone è una molecola in grado di ridurre lo stress ossidativo e rallentare moderatamente la degenerazione motoria causata dalla SLA.
L’obiettivo di questo studio, precisano gli autori, era quello di «valutare la sicurezza e l’efficacia a lungo termine della terapia endovenosa con edaravone per i pazienti con SLA in un contesto clinico real-world».
Studio di coorte multicentrico
Si è trattato di uno studio di coorte prospettico multicentrico abbinato per punteggio di propensione, condotto tra giugno 2017 e marzo 2020 presso 12 centri di riferimento accademici per la SLA associati alla rete tedesca per le malattie dei motoneuroni.
Dei 1.440 pazienti sottoposti a screening, 738 sono stati inclusi nell’abbinamento per punteggio di propensione. Le analisi finali hanno incluso 324 pazienti con SLA, di cui 194 che hanno iniziato il trattamento con edaravone per via endovenosa (141 hanno ricevuto =/>4 cicli di trattamento consecutivi; 130 abbinati) e 130 pazienti abbinati per punteggio di propensione per SLA che ricevevano la terapia standard.
Tutti i pazienti avevano SLA probabile o definita secondo i criteri di El Escorial, con esordio della malattia tra dicembre 2012 e aprile 2019. I sottogruppi sono stati definiti applicando i criteri di inclusione dello studio MCI186-ALS19 per valutare se i pazienti sarebbero stati considerati eleggibili (EFAS) o non idonei (non EFAS). I pazienti hanno ricevuto edaravone per via endovenosa più riluzolo oppure il solo riluzolo.
Progressione della malattia, esito primario
Sono state valutate le caratteristiche dei pazienti ed è stata condotta una valutazione sistematica della sicurezza per i pazienti che hanno ricevuto almeno 1 dose di edaravone per via endovenosa.
La valutazione dell’efficacia del farmaco è stata condotta nei pazienti che hanno ricevuto almeno 4 cicli di trattamento rispetto ai pazienti abbinati per punteggio di propensione con SLA che hanno ricevuto solo la terapia standard (riluzolo).
L’esito primario era la progressione della malattia misurata dalla diminuzione del punteggio ALS Functional Rating Scale-Revised (ALSFRS-R). Gli esiti secondari erano la probabilità di sopravvivenza, il tempo alla ventilazione assistita e il cambiamento nella progressione della malattia prima e durante il trattamento.
Per tenere conto del disegno abbinato, i pazienti trattati con edaravone e i loro corrispondenti controlli abbinati sono stati considerati campioni correlati nelle analisi di progressione della malattia; la stratificazione per i quintili del punteggio di propensione è stata utilizzata per le analisi della probabilità di sopravvivenza e del tempo alla ventilazione assistita.
Non evidenti differenze rispetto alla terapia standard
Un totale di 194 pazienti ha iniziato il trattamento con edaravone per via endovenosa; 125 (64%) erano maschi e l’età mediana era di 57,5 anni (IQR, 50,7-63,8 anni). Potenziali effetti avversi sono stati osservati in 30 casi (16%), in particolare infezioni nei siti di infusione e reazioni allergiche.
La progressione della malattia su 116 pazienti trattati per una mediana di 13,9 mesi (IQR, 8,9-13,9 mesi) con edaravone non differiva da 116 pazienti trattati per una mediana di 11,2 mesi (IQR, 6,4-20,0 mesi) con terapia standard (punti ALSFRS-R/mese, -0,91 [IC 95%, da -0,69 a -1,07] vs -0,85 [IC 95%, da -0,66 a -0,99]; P = 0,37).
Non sono state osservate differenze significative negli endpoint secondari della probabilità di sopravvivenza, del tempo alla ventilazione e del cambiamento nella progressione della malattia. Allo stesso modo, gli esiti tra i pazienti trattati con edaravone e i pazienti abbinati non differivano all’interno dei sottogruppi EFAS e non EFAS.
Il principale limite dello studio è il suo disegno osservazionale, riconoscono i ricercatori. «Sebbene la corrispondenza basata sui punteggi di propensione replichi alcune caratteristiche della randomizzazione, non può spiegare i fattori confondenti sconosciuti e quindi non produce lo stesso livello di evidenza degli studi clinici randomizzati» spiegano.
Bibliografia:
Witzel S, Maier A, Steinbach R, et al. Safety and Effectiveness of Long-term Intravenous Administration of Edaravone for Treatment of Patients With Amyotrophic Lateral Sclerosis. JAMA Neurol. 2022; 79:121-130. doi: 10.1001/jamaneurol.2021.4893. Link