Deloitte: il valore del Colosseo come asset sociale è pari a circa 77 miliardi di Euro e contribuisce per 1,4 miliardi di Euro all’anno all’economia italiana
«Il Colosseo contribuisce per 1,4 miliardi di euro all’anno all’economia italiana (in termini di contributo al PIL) come attrazione turistico-culturale ed ha un valore sociale pari a circa 77 miliardi di euro. Rappresenta non solo il simbolo più famoso di Roma ed il monumento più visitato nel nostro Paese ma un’icona di interesse globale. Solo nel 2019, oltre 7 milioni di persone provenienti da tutto il mondo hanno visitato il Colosseo. Il suo valore non è solo economico ma soprattutto sociale». Ad affermarlo è Marco Vulpiani, Partner e responsabile dell’area Valuation, Modeling & Economic Advisory di Deloitte Central Mediterranean, nel commentare in anteprima lo studio “The value of an Iconic Asset. The economic and social value of the Colosseum” condotto dal team Italiano di Economic Advisory, specializzato in analisi di valore ed impatto economico-sociali.
«Il Colosseo rappresenta una notevole fonte di valore per Roma, l’Italia e per l’umanità. E’ evidente che trattandosi di un bene non alienabile, parliamo di valore non trasferibile, ancorchè esistente e di rilievo. Al fine di quantificare – continua Vulpiani – il valore di un sito iconico, storico e culturale come il Colosseo abbiamo esaminato, analizzato e quantificato diverse configurazioni di valore. Il contributo all’economia Italiana (dall’operatività e dal turismo indotto), il valore d’uso indiretto (il valore “edonico” rappresentato dal piacere della sola vicinanza e vista di un’opera iconica unica e magnifica) ed il valore sociale del Colosseo, inteso principalmente come il valore che rappresenta la sua esistenza per la società. Per un asset iconico come il Colosseo è necessario riferisi infatti ad una dimensione di valore che comprenda sia il valore materiale che quello immateriale. In tale accezione, il valore immateriale del Colosseo può essere maggiore rispetto al valore connesso ai benefici economici che esso può produrre. Vanno infatti presi in considerazione anche i vantaggi esterni all’economia di mercato».
A tale scopo, il primo elemento da considerare – si legge nello studio – è sicuramente il ruolo del Colosseo come grande attrazione turistico–culturale. Considerando questo aspetto, il Colosseo contribuisce all’economia nazionale sia attraverso la generazione di un flusso di cassa diretto legato all’esperienza della visita (acquisto dei biglietti di ingresso, etc..) che indirettamente attraverso la spesa turistica connessa all’esperienza turistico-culturale nel suo complesso (quale ad esempio, ristorazione, pernottamenti etc…) «Come attrazione turistico-culturale», sottolinea il Partner di Deloitte, «il Colosseo contribuisce per 1,4 miliardi di euro all’anno all’economia italiana grazie al contributo economico operativo e al contributo turistico indotto generato dalla spesa ad esso riconducibile».
«Oltre ai suoi benefici diretti, il Colosseo genera un valore d’uso indiretto, ovvero un valore intangibile connesso al piacere della sola vicinanza e vista di un’opera iconica unica e magnifica, il cosiddetto valore edonico, così come evidenziato dai prezzi delle unità immobiliari in prossimità del sito. Sulla base delle transazioni osservate nel mercato immobiliare nelle vicinanze dell’asset ed attraverso la costruzione di un modello econometrico dedicato, abbiamo stimato che il valore d’uso indiretto del Colosseo, stimato con il metodo dei prezzi edonici, è pari a oltre 400 milioni di euro», prosegue Marco Vulpiani.
«Al fine di stimare il valore del Colosseo come asset sociale (il “Social Asset Value”), al “valore di transazione” connesso alla spesa dei visitatori durante l’esperienza della visita, dobbiamo infine aggiungere il valore che la società riconosce alla sua stessa “esistenza”. Infatti, nel valutare un asset iconico così importante del patrimonio culturale mondiale non ci si può limitare a considerare soltanto i benefici finanziari che questo può produrre, ma anche il valore connesso alla importanza che la società riconosce all’esistenza del bene, per tutti i benefici emozionali che generati dalle sue caratteristiche di asset “iconico” unico al mondo, con oltre 2000 anni di storia, il cosiddetto valore di esistenza. Tale valore di esistenza è stato stimato, come suggerito dalla letteratura, riferendosi a quanto la collettività sarebbe disposta a pagare (la cosiddetta “Willingness To Pay”) per preservare il bene, attraverso l’utilizzo di tecniche valutative riconosciute per la valutazione di asset culturali e basate su una survey dedicata. Dalla survey condotta per stimare il valore sociale del Colosseo, è emersa in modo evidente l’importanza riconosciuta all’asset dalla società.
Il 97% degli intervistati ritiene molto importante od importante l’esistenza del Colosseo. L’87% degli intervistati ritiene che il Colosseo rappresenti l’attrazione culturale più importante del nostro paese; il 92% concorda sul fatto che il Colosseo debba essere preservato in ogni circostanza. Inoltre, oltre la metà (il 52%) considera il Colosseo come il fattore principale nella decisione di visitare Roma, nonostante l’immensità del patrimonio storico e culturale della nostra città. Infine circa il 30% degli intervistati ritiene che solo gli Italiani dovrebbero pagare per la conservazione del Colosseo mentre per il restante 70%, visitatori e tutti nel mondo dovrebbero contribuire per la preservazione del Colosseo, confermando il valore riconosciuto globalmente al nostro asset iconico.
Attraverso il metodo del Contingent Valuation Method, che si basa sulla Willingness To Pay rilevata dalla survey condotta, è stato stimato un valore di esistenza pari a 75,7 miliardi di euro che sommato al valore connesso ai ricavi da esso generati (il valore economico di transazione) di 1,1 Mld di Euro, conduce ad un valore complessivo del Colosseo come Asset Sociale pari a 76,8 miliardi di euro», conclude il Partner di Deloitte.
In un’ottica più generale va ribadita, inoltre, la necessità di valorizzare il patrimonio culturale come veicolo di crescita economica e sociale, alla luce del vasto e diffuso patrimonio culturale e paesaggistico presente nel nostro Paese. I fondi ed iniziative del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) possono rappresentare un prezioso strumento per la valorizzazione degli asset chiave del patrimonio culturale italiano, attraverso il miglioramento della loro attrattività, accessibilità e la nascita di nuovi servizi. E’ inoltre opportuno ricordare che l’UNESCO ha pubblicato “Culture 2030 Indicators”, un framework di indicatori tematici definiti con l’obiettivo di misurare e monitorare il contributo della cultura agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, considerando la cultura sia come settore di attività a sé stante, sia come elemento trasversale agli stessi SDGs. Il framework evidenzia anche la necessità di misurare gli impatti generati dalla cultura valorizzando le sinergie con gli altri settori dell’economia, anche a supporto di politiche di sviluppo territoriali condivise e trasparenti, a dimostrazione del ruolo di sviluppo economico e sociale riconosciuto a cultura ed arte.
“Lo studio condotto offre un contributo importante alla capacità di quantificare il valore del Colosseo in termini economici e sociali”, aggiunge Fabio Pompei, Amministratore Delegato di Deloitte Central Mediterranean. “Entrambe le dimensioni, quella economica e quella sociale, sono da tenere a mente e cercare di valorizzare il più possibile quando si parla di beni culturali. Un tema che ovviamente vede l’Italia protagonista nel mondo con il maggior patrimonio culturale mondiale ed il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità secondo l’Unesco. La valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico presente nel nostro Paese deve diventare una priorità nell’agenda delle istituzioni nazionali e locali e i fondi del PNRR possono rappresentare un’opportunità per valorizzare gli asset chiave del patrimonio culturale italiano, con l’obiettivo di migliorarne l’attrattività, l’accessibilità e la nascita e sviluppo di nuovi servizi”.
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