Anche i Romani mangiavano le ostriche: scoperto un antico allevamento


I Romani mangiavano le ostriche: scoperto un antico allevamento a Venezia, vicino ai resti sommersi di quella che probabilmente fu una villa

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Una squadra di archeologi subacquei impegnata in uno scavo di archeologia marittima nella laguna di Venezia, nel sito di Lio Piccolo, ha scoperto i resti di quello che fu probabilmente un allevamento di ostriche di epoca romana.

Il progetto di ricerca coordinato da Carlo Beltrame, professore associato di archeologia marittima del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, ha infatti individuato sul fondale di Lio Piccolo, a Cavallino-Treporti, una vasca in mattoni sesquipedali di forma rettangolare databile, anche sulla base di analisi al radiocarbonio, al primo o al secondo secolo avanti Cristo. I crostacei in questione si sono infatti conservati in maniera eccezionale sul fondo della vasca e saranno ora studiati da Davide Tagliapietra di Cnr-Ismar. Inoltre, la presenza di un gargame in legno che doveva suddividere lo spazio per mezzo di una saracinesca, fa pensare peraltro le ostriche non fossero l’unica specie ospitata nella vasca.

OSTRICHE PRELIBATEZZA DELL’EPOCA ROMANA

“Nel mondo romano le ostriche erano molto apprezzate e allevate, anche se forse già adulte, in Gallia e nella penisola italiane. Come ricorda Cicerone, famose erano quelle allevate nel Lago Lucrino da Sergio Orata. Gli autori antichi ci parlano anche delle ostriche dell’Istria ma non menzionano Altino, dove però ostriche sono emerse da vari scavi della città romana. Non stupisce quindi trovarle a Lio Piccolo, ossia in una località che in età romana doveva essere in prossimità del litorale, in condizioni ideali per la loro crescita”, spiega Beltrame. Secondo le ipotesi degli archeologi la vasca per l’acquacoltura farebbe parte del più ampio complesso individuato sotto le acque della laguna composto da camminamenti in mattoni rivestiti di cocciopesto e affreschi di pregio, che potrebbero costituire i resti di una villa marittima dotata di piscine per l’allevamento ittico.

“Le quote di giacitura di queste strutture sommerse sono preziosissimi markers per studiare il fenomeno dell’innalzamento relativo del livello del mare nelle sue due componenti eustatiche (innalzamento o abbassamento a scala globale del livello medio dei mari, non dipendente cioè da fenomeni locali) e di subsidenza regionale che, sommate, hanno portato gli edifici romani ad una sommersione di oltre due metri rispetto al livello del medio mare attuale”, conclude Beltrame.