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I giovani capilista del Pd nel mirino del centrodestra

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Ancora polemiche sui giovani capilista Pd. Meloni: “Sarracino inneggia all’Urss”. Critiche dal centrodestra anche per Rachele Scarpa

Dopo la bufera che ha costretto alle dimissioni il lucano Raffaele La Regina per i suoi vecchi post social su Israele, la destra mette nel mirino altri due capilista under 35 scelti dal segretario del Pd Enrico Letta per le elezioni politiche: si tratta del campano Marco Sarracino, candidato alla Camera nel collegio plurinominale Napoli 2, e la veneta Rachele Scarpa, candidata a Treviso.

IL POST INSTAGRAM DI SARRACINO SULLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

Nel caso di Sarracino, è Giorgia Meloni a partire all’attacco su Facebook, per un post del dicembre 2020 sulla Rivoluzione russa. “Dopo i giovani candidati del Pd che negano il diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele, arriva anche chi inneggia all’Unione Sovietica. Questo è il post del segretario metropolitano del Pd di Napoli Marco Sarracino, uno dei capolista under 35 scelti direttamente da Enrico Letta. Sarracino, candidato alla Camera nel collegio plurinominale Napoli 2, ha scritto: ‘Buon anniversario della Rivoluzione’. Bolscevica, ovviamente. Con tanto di foto di Lenin e Armata rossa“, osserva la leader di Fratelli d’Italia come riferisce la Dire (www.dire.it).

“Chissà se Letta rivendicherà anche questo nelle sue interviste alle tv estere – prosegue Meloni – chissà quanto la comunità internazionale apprezzerà un partito che inneggia all’Unione Sovietica – un regime totalitario comunista che ha oppresso per mezzo secolo la libertà dei popoli europei, facendo milioni di morti – mentre, tra l’altro, i carri armati russi entrano in Ucraina con tanto di falce e martello a rivendicare proprio i confini dell’Urss”, conclude la presidente di FdI.

RACHELE SCARPA E IL POST CONTRO ISRAELE

Ma bersaglio delle critiche, anche del leader della Lega Matteo Salvini, è anche Rachele Scarpa. Il post ‘incriminato’ è stato scritto su Facebook l’11 maggio 2021 e parla della situazione in Medio Oriente. La candidata dem scriveva: “Chi si ostina a parlare del ‘diritto di Israele di difendersi’ si rifiuta di cogliere la gravità e la complessità della situazione, e chiude gli occhi davanti a quello che Human Rights Watch ha definito pochi giorni fa il regime di apartheid di Israele“.

“Era dal 2014 che non arrivavano le notizie di bombardamenti così pesanti nei confronti della popolazione di Gaza – osservava Scarpa – ma è da molto prima che la comunità internazionale ignora gli atti di guerra e repressione nei confronti dei civili da parte del governo israeliano. Ed è anche responsabilità di chi, invece di informare, disinforma”.

LA REAZIONE DI SCARPA: “MIA MILITANZA INIZIATA DAL VIAGGIO AD AUSCHWITZ”

Dopo gli attacchi ricevuti, Rachele Scarpa spiega la sua posizione su Facebook: “Il Partito Democratico, di cui faccio parte, sostiene da sempre il processo di pace in Medioriente e io mi riconosco nella posizione espressa dall’Unione europea e anche dal presidente Biden a favore di una soluzione a due Stati per il conflitto tra Israele e Palestina, quindi senza negare mai il diritto di Israele a esistere in sicurezza e allo stesso tempo quello dei palestinesi a vivere al di fuori di uno stato di occupazione e con libere elezioni senza ricatti di Hamas”.

“Ben altro discorso – osserva la candidata dem – è la legittima critica alla politica del governo israeliano, quando in passato in nome del diritto di difesa è arrivato a colpire la popolazione civile, ricevendo critiche da tutto il mondo anche da parte di esponenti del mondo ebraico o da parte di politici preparati su questi temi come la ex presidente della Camera Laura Boldrini, che anche in questi giorni insieme ad altri esponenti del Pd ha criticato la chiusura di Ong da parte delle autorità israeliane. La mia militanza politica è iniziata dal viaggio nel campo di sterminio e concentramento di Auschwitz: ritengo una priorità assoluta lottare contro razzismo e antisemitismo. È la politica estera delle destre italiane a essere completamente indifendibile e ad avere come riferimenti “campioni della democrazia” come Bolsonaro, Orbán, Putin e Trump.

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