Diabete: dasiglucagone, un analogo del glucagone, si è dimostrato più rapido dei carboidrati ad azione rapida nel risolvere gli episodi ipoglicemici
Nei pazienti con diabete di tipo 1 e ipoglicemia non grave dasiglucagone, un analogo del glucagone, si è dimostrato più rapido dei carboidrati ad azione rapida nel risolvere gli episodi ipoglicemici, con un alto grado di soddisfazione dei pazienti. I risultati di uno studio sono stati presentati al congresso dell’American Diabetes Association (ADA) 2022.
«Nel confronto diretto con la principale opzione non farmacologica per il trattamento dell’ipoglicemia non grave, l’ingestione di carboidrati ad azione rapida, dasiglucagone ha comportato livelli ematici di glucosio entro l’intervallo target per un tempo simile (16 minuti contro 21 minuti con i carboidrati per via orale), ma ha funzionato più velocemente, riducendo di 5 minuti il tempo mediano impiegato dai pazienti per raggiungere l’euglicemia, ha affermato il primo autore e relatore Christian Laugesen, endocrinologo presso lo Steno Diabetes Center di Copenaghen, in Danimarca.
Dasiglucagone è stato approvato dalla Fda nel 2021 per il trattamento dell’ipoglicemia grave nelle persone con diabete di almeno 6 anni di età, sulla base dei risultati di tre studi randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo di fase III in bambini di età compresa tra 6 e 17 anni e adulti con diabete di tipo 1.
Dasiglucagone vs carboidrati ad azione rapida
Lo studio crossover monocentrico ha arruolato adulti con diagnosi di diabete di tipo 1 da almeno 2 anni, che utilizzavano un microinfusore per insulina abbinato a un sistema di monitoraggio continuo della glicemia e mantenevano livelli di emoglobina glicata (HbA1c) non superiori all’8,5%. I partecipanti dovevano anche fare esercizio almeno due volte a settimana e dovevano mostrare di aver avuto una glicemia al di sotto di 3,9 mmol/l almeno quattro volte durante le 2 settimane precedenti l’arruolamento. Sono stati esclusi quanti stavano assumendo qualsiasi farmaco antidiabetico diverso dall’insulina, così come i soggetti non consapevoli dei loro episodi ipoglicemici.
I 24 pazienti arruolati avevano un’età media di 44 anni, una durata media del diabete di tipo 1 di 23 anni, la maggior parte (58%) erano donne, la HbA1c media era del 7,3% e l’indice di massa corporea medio (BMI) era di 27,8 kg/m2.
L’unico metodo di somministrazione consentito era una penna per autoiniezione che generalmente erogava una dose sottocutanea di 80 µg. Tuttavia, il 24% dei pazienti si è autosomministrato più di una dose di dasiglucagone e il 25% ha integrato il trattamento con l’ingestione di carboidrati, due opzioni che non rappresentavano una violazione del protocollo. Il disegno dello studio ha anche consentito ai partecipanti di utilizzare queste due opzioni non solo per gestire un episodio incidente di ipoglicemia, ma anche per la prevenzione dei possibili episodi causati dall’esercizio fisico.
Time in range simile ma dasiglucagone più rapido
L’endpoint primario dello studio era il tempo di permanenza nell’intervallo glicemico target di 3,9-10,0 mmol/l durante le 2 settimane di ciascuno dei due regimi di trattamento previsti: ingestione esclusiva di carboidrati o autoiniezioni di dasiglucagone più assunzione di carboidrati a discrezione del paziente. Una volta completate le 2 settimane con il regime assegnato, i partecipanti sono stati sottoposti a un washout di 3-7 giorni seguito da altre 2 settimane con il regime alternativo.
Il time in range è stato del 63,9% nelle 2 settimane con dasiglucagone e del 61,5% nelle 2 settimane con i soli carboidrati, una differenza non significativa. Il tempo trascorso con una glicemia inferiore a 3,9 mmol/l è stato del 2,6% nelle 2 settimane con dasiglucagone e del 3,1% nelle 2 settimane con solo carboidrati, una differenza anche in questo caso non significativa.
L’assunzione totale di carboidrati è diminuita dell’11% durante il periodo di trattamento attivo rispetto alla fase di controllo. Alcuni eventi avversi sono stati più comuni con dasiglucagone: nausea nel 33% dei pazienti vs 17% durante la fase di controllo, cefalea nel 42% dei casi vs il 33% durante il periodo di controllo, palpitazioni nel 13% dei soggetti vs il 4% durante la fase di controllo.
«La differenza di tempo può sembrare modesta, ma è clinicamente significativa», ha sottolineato Laugesen. «Quando i pazienti manifestano sintomi di ipoglicemia, ogni minuto conta».
Il successo nella risoluzione dell’ipoglicemia si è verificato in 144 episodi su 168 (86%) durante l’assunzione di dasiglucagone e in 168 episodi su 216 (78%) utilizzando solo carboidrati, una differenza significativa.
Pazienti molto soddisfatti di dasiglucagone
I pazienti hanno dichiarato un alto livello di soddisfazione per dasiglucagone, in parte spiegabile dall’azione più rapida e da una maggiore risoluzione dell’ipoglicemia. Quando alla fine dello studio in aperto i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti con quale probabilità avrebbero usato dasiglucagone come parte della gestione del diabete, l’88% ha affermato che sarebbe stato molto probabile e un ulteriore 8% che sarebbe stato probabile.
«Questo è un livello impressionante di soddisfazione del paziente» ha commentato Sadia Ali, endocrinologa presso l’UT Southwestern Medical Center di Dallas, non coinvolta nello studio. «Un altro vantaggio evidente del farmaco è la possibilità di auto-somministrazione tramite un autoiniettore o una siringa preriempita, che consente uno stretto controllo del dosaggio a differenza dei carboidrati ad azione rapida, che possono provocare un aumento del peso in caso di frequenti episodi ipoglicemici non gravi. L’ipoglicemia rende i pazienti nervosi e questo spesso li porta a esagerare con i carboidrati».
Bibliografia
Laugesen C et al. Pen-Administered Low-Dose Dasiglucagon vs. Usual Care for Prevention and Treatment of Nonsevere Hypoglycemia in People with Type 1 Diabetes during Free-Living Conditions: A Phase 2, Randomized, Two-Period, Crossover Outpatient Study. ADA 2022 Scientific Sessions. Abstract 257-OR. Presented June 6, 2022.