Iperpigmentazione della pelle: arrivano nuovi agenti schiarenti


Iperpigmentazione cutanea: l’idrochinone rimane il farmaco di riferimento, ma il suo profilo di effetti collaterali lascia spazio all’utilizzo di altri agenti schiarenti

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Per il trattamento dell’iperpigmentazione l’idrochinone rimane il farmaco di riferimento, ma il suo profilo di effetti collaterali e il rischio di ocronosi (una patologia metabolica rara) con l’uso a lungo termine lascia spazio all’utilizzo di altri agenti schiarenti per la pelle sicuri ed efficaci, che possono essere utilizzati come monoterapie o in combinazione.

I disturbi dell’iperpigmentazione come melasma, iperpigmentazione postinfiammatoria, lichen planus pigmentosus, erythema dyschromicum perstans e dermatite pigmentata da contatto, sono comuni e difficili da trattare. Anche se possono colpire individui con tutti i tipi di pelle, sono più frequenti nelle persone di colore e rappresentano una dei principali motivi per cui si rivolgono a un dermatologo.

Per molti anni l’idrochinone è stato uno degli agenti schiarenti di riferimento ma, pur essendo efficace, può causare dermatiti irritanti che possono provocare un’ulteriore dispigmentazione, oltre a comportare un rischio di ocronosi con l’uso a lungo termine. Rimane un trattamento importante e utile per i disturbi della pigmentazione, ma esistono numerosi altri agenti schiarenti che possono essere presi in considerazione.

Altri agenti schiarenti tradizionali 
Retinoidi: sono derivati ​​topici della vitamina A con molteplici meccanismi d’azione per migliorare la pigmentazione. Oltre a impedire l’induzione della tirosinasi, inibiscono il trasferimento del pigmento ai cheratinociti e accelerano la dispersione epidermica di pigmento. Le formulazioni da banco includono retinolo, retinaldeide e adapalene, quelle da prescrizione tretinoina e tazarotene in diversi dosaggi.

Acido glicolico: è un α-idrossiacido ricavato dalla canna da zucchero che porta a una rapida desquamazione dei cheratinociti pigmentati. Può essere utilizzato non solo nei peeling chimici ma anche sotto forma di creme a uso topico. Talvolta viene combinato con idrochinone o altri schiarenti per una maggiore penetrazione ed è disponibile in concentrazioni dal 20% al 70%. Se usato in modo errato può causare arrossamento, bruciore e scolorimento della pelle, ma l’uso a concentrazioni adeguate al tipo di pelle dà i risultati clinici favorevoli e in genere non comporta effetti avversi degni di nota.

Acido cogico: è un metabolita naturale derivato da funghi del genere Aspergillus ed è ampiamente utilizzato nei paesi asiatici. Agisce inibendo l’attività catecolasica della tirosinasi ed è disponibile in concentrazioni comprese tra 1% e 4%. Secondo i risultati di uno studio, una concentrazione fino all’1% in genere è sicura per periodi prolungati senza effetti avversi. In monoterapia non è più efficace dell’idrochinone, ma lo è quando combinato con altri agenti schiarenti.

Acido azelaico: agisce inibendo la tirosinasi, l’attivazione dell’ossidoreduttasi mitocondriale e la sintesi del Dna. È diretto prevalentemente contro i melanociti fortemente pigmentati e possiede proprietà antinfiammatorie e antibatteriche. Nel trattamento del melasma l’acido azelaico liposomiale al 20% ha mostrato efficacia e tollerabilità superiori a idrochinone al 4% .

Estratti di liquirizia: sono stati utilizzati in modo sicuro in diversi prodotti cosmeceutici schiarenti. I principali composti attivi nella radice di liquirizia, glabridina e liquiritina, agiscono disperdendo la melanina e sono spesso usati localmente a concentrazioni dal 10% al 40%. In uno studio la liquiritina topica ha prodotto un’eccellente riduzione dell’intensità della pigmentazione nell’80% dei pazienti trattati.

Aloesina: è una glicoproteina a basso peso molecolare contenuta nell’aloe vera che agisce inibendo in modo competitivo il sito di ossidazione della diidrossifenilalanina, con conseguente inibizione della tirosinasi. È spesso combinata con arbutina per un maggiore effetto schiarente.

Niacinamide: è una forma della vitamina B3 che agisce sopprimendo il trasferimento dei melanosomi ai cheratinociti. Oltre agli effetti schiarenti ha anche azioni fotoprotettive e antimicrobiche.

Acido ascorbico: influenza l’attività monoferasica della tirosinasi, riducendo così la sintesi della melanina. Funge anche da antiossidante, prevenendo la produzione di radicali liberi che possono indurre la melanogenesi. È meno efficace come monoterapia, quindi viene spesso combinato con altri ingredienti schiarenti.

Corticosteroidi topici: hanno un impatto sulla melanogenesi con un meccanismo d’azione ancora non completamente chiarito. Gli steroidi topici di potenza medio-bassa sono spesso usati in combinazione con agenti schiarenti per ridurre l’irritazione e l’infiammazione, ma l’uso prolungato può causare effetti avversi cutanei come strie, ipopigmentazione e acne, oltre a effetti collaterali sistemici in caso di assorbimento sufficiente nel tempo.

Estratti di soia: contengono inibitori della serina proteasi che riducono il trasferimento dei melanosomi nei cheratinociti inibendo la via PAR-2 ​​(recettore 2 attivato dalla proteasi).

Acido ellagico: è contenuto in piante comuni come eucalipto, fragola e tè verde. Agisce come antiossidante e riduce la melanogenesi attraverso l’inibizione dell’attività della tirosinasi.

Resveratrolo: funge da agente antimelanogeno inibendo direttamente la tirosinasi e la sua elaborazione trascrizionale e post-trascrizionale. Possiede anche proprietà antiproliferative, antinfiammatorie e antiossidanti ed è stato ampiamente utilizzato come anti-age e schiarente cutaneo.

Nuovi agenti schiarenti 
Silimarina: nota anche come cardo mariano, è un flavonoide polifenolico che possiede proprietà antitumorali, antiossidanti e antinfiammatorie. Previene la produzione di melanina in modo dose-dipendente inibendo l’attività ossidativa della tirosinasi sulla levodopa, oltre a ridurre l’espressione della tirosinasi. In combinazione con le vitamine C ed E e l’esilresorcinolo, riduce gli effetti del fotodanneggiamento e migliora l’uniformità della pelle.

Malassezina: è un indolo prodotto dal lievito Malassezia furfur, studiato di recente per la soppressione della melanogenesi. L’uso topico due volte al giorno per 14 settimane in pazienti con iperpigmentazione facciale ha dimostrato nelle biopsie cutanee una riduzione della melanina epidermica rispetto al basale in tutti i partecipanti.

N-acetil-glucosamina: è un aminosaccaride che inibisce la glicosilazione della tirosinasi e la sua funzione nella melanogenesi. Viene utilizzata nei prodotti topici per la guarigione delle ferite, le rughe, l’idratazione e i disturbi della pigmentazione.

Acido tranexamico topico: interferisce con l’attività della plasmina inibendo indirettamente la melanogenesi e l’angiogenesi prendendo di mira i recettori del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF). Alle concentrazioni dal 2% al 5% si è dimostrato particolarmente utile nel trattamento del melasma grazie ai suoi effetti sul miglioramento della pigmentazione, dell’eritema e della funzione di barriera cutanea. In forma topica ha un profilo di sicurezza relativamente elevato, con scarsi effetti collaterali.

Cisteamina: inibisce la tirosinasi, la perossidasi e gli ioni rame chelanti necessari per la melanogenesi. Si è dimostrata efficace nel trattamento del melasma e dell’iperpigmentazione postinfiammatoria cronica grave quando utilizzato in una formulazione in crema al 5%.