Il rischio di vitiligine indotta dal laser o da luce pulsata intensa nel trattamento della stessa malattia è basso ma devono essere usati con cautela
Anche se il rischio di vitiligine indotta dal laser o da luce pulsata intensa nel trattamento della stessa vitiligine sembra essere basso con entrambi i trattamenti, le conclusioni preliminari di una revisione sistematica presentata al congresso dell’American Society for Laser Medicine and Surgery (ASLMS) raccomandano cautela fino a quando non verranno effettuati ulteriori studi.
Secondo il relatore Albert Wolkerstorfer, dermatologo presso l’Amsterdam University Medical Center, i medici sono riluttanti a eseguire trattamenti con laser/luce pulsata intensa (IPL) nei pazienti con vitiligine a causa dell’assenza di linee guida chiare, quindi ha deciso di valutare i rischi e cercare il consenso internazionale sulle raccomandazioni degli esperti. «La letteratura a riguardo è molto limitata e non esistono linee guida» ha sottolineato.
Tre studi per formulare delle linee guida
Il suo team ha progettato tre studi consecutivi: una revisione sistematica della vitiligine indotta da laser/IPL, un’indagine internazionale tra 14 esperti di vitiligine di 10 paesi sull’insorgenza di vitiligine indotta da laser e una tecnica Delphi volta a stabilire un ampio consenso sulle raccomandazioni per l’uso sicuro dei laser nei pazienti con vitiligine. Al momento della presentazione al congresso lo studio Delfi era ancora in corso, quindi non è stato discusso.
La ricerca di letteratura per la revisione sistematica ha consentito di includere soltanto sei casi clinici di vitiligine indotta da laser/IPL nell’analisi finale. Di questi, tre avevano vitiligine de novo e tre vitiligine/halo nevi (nei circondati da un anello bianco o da un alone, chiamati anche nevi di Sutton, abbastanza comuni sia nei bambini che nei giovani adulti).
Questi casi ne includevano due che si sono verificati in seguito al trattamento delle “voglie di vino” con il laser a 585 nm, uno conseguente al trattamento della dispigmentazione con IPL, uno che si è verificato in seguito al trattamento dell’ipertricosi con il laser a 1.064 nm, uno legato al trattamento dell’ipertricosi con il laser a 755 nm e un caso che si è verificato in seguito al trattamento del melasma con il laser ablativo.
Riguardo al sondaggio internazionale effettuato su 14 esperti provenienti da 10 paesi, gli intervistati hanno affermato di aver avuto oltre 10mila nuove consultazioni faccia a faccia sulla vitiligine nell’ultimo anno. Hanno riferito che 30 dei casi di vitiligine (0,3%) erano probabilmente causati da laser/IPL, 18 dei quali (60%) avevano una vitiligine de novo.
In questi casi la vitiligine si è verificata più frequentemente dopo la depilazione laser (47%), seguita dall’uso del laser frazionato (17%) e del laser ablativo (13%). L’intervallo tra il trattamento laser/IPL e l’insorgenza della vitiligine è stato di 0-4 settimane nel 27% dei soggetti e di 4-12 settimane nel 57%. Complicanze dirette come vesciche, croste ed erosioni si sono verificate nel 57% dei casi.
Un fenomeno raro ma da tenere presente
«La nostra conclusione è che la vitiligine indotta da laser e IPL è un fenomeno raro e spesso colpisce i pazienti mai affetti in precedenza dalla malattia, il che è stata davvero una sorpresa» ha fatto presente Wolkerstorfer. «Le complicanze sembrano aumentare il rischio».
«Nonostante il rischio apparentemente basso, raccomandiamo cautela nei pazienti con vitiligine, specialmente con procedure laser aggressive» ha aggiunto. «Raccomandiamo di utilizzare impostazioni conservative, di non trattare i pazienti con vitiligine attiva e di eseguire delle prove in piccole aree prima di trattare superfici cutanee più estese». Ha sottolineato che si tratta di raccomandazioni ancora preliminari, in attesa dei risultati della tecnica Delphi volta a creare consenso sui trattamenti laser/IPL nella vitiligine.
In attesa dei dati dello studio Delphi, l’uso di laser e IPL nei pazienti con vitiligine si deve basare sul giudizio clinico del medico e se la vitiligine è attiva o inattiva» ha commentato Oge Onwudiwe, un dermatologo che esercita ad Alessandria, in Virginia. «Se il paziente ha la vitiligine e si sta eseguendo una depilazione laser sotto l’ascella, potrebbero esserci lesioni attive in quell’area che verrebbero coperte, quindi si tratterebbe di una “vittoria con il rischio”. Ma se la malattia può esplodere in altre aree bisogna che il paziente sia disposto a correre il rischio».