L’aumento delle temperature è associato a più decessi per cause cardiovascolari secondo i risultati di una nuova analisi longitudinale, pubblicata online su “Circulation”
L’aumento delle temperature è associato a più decessi per cause cardiovascolari (CV), ma gli effetti del calore estremo non sono distribuiti in modo uguale in tutti, secondo i risultati di una nuova analisi longitudinale, pubblicata online su “Circulation”.
Tra il 2008 e il 2017, il caldo estremo negli Stati Uniti è stato responsabile di circa 6.000 morti in eccesso per cause CV, e sono stati gli anziani, gli uomini e i neri non ispanici a essere colpiti più duramente dalle temperature roventi.
«Pensiamo che probabilmente ci sia stata una sottovalutazione degli effetti sulla salute del calore estremo, in particolare in ambito cardiologico» scrivono gli autori, guidati dal ricercatore principale Sameed Ahmed Khatana, della University of Pennsylvania Perelman School of Medicine, Philadelphia.
«Questo aspetto non è molto apprezzato nel nostro settore. Alcuni colleghi che lavorano in settori come la medicina d’urgenza vedono persone che arrivano con colpi di calore o esaurimento da calore, ma altre specialità sono meno consapevoli degli effetti del calore estremo» aggiungono.
All’origine della ricerca, l’ondata di calore del 2021 in Nord America
L’idea per lo studio è nata dall’ondata di calore del 2021 che ha colpito vaste aree del Nord America, in particolare le regioni degli Stati Uniti occidentali e del Canada, specificano Khatana e coautori.
Quell’ondata di calore, osservano, era così estrema che ha piegato le strade e fuso le linee elettriche oltre a causare estesi incendi boschivi. Mentre la maggior parte dei medici è consapevole che tali temperature sono dannose per la salute umana, ciò che è meno noto è che il colpo di calore di per sé è responsabile solo di un piccolo numero di morti legate al calore, con altre risposte fisiologiche che hanno effetti anche letali.
Se i pazienti con malattie o fattori di rischio CV potrebbero essere particolarmente vulnerabili, ci sono pochi dati su come il calore estremo influisca sulla mortalità CV. «Ci sono alcuni studi che hanno esaminato particolari città o eventi di calore estremo, ma nulla esiste che abbia davvero esaminato l’intero Paese» precisano i ricercatori.
Effetti del calore estremo distribuiti in modo non uniforme nella popolazione
Nel nuovo studio, il calore estremo è stato definito da temperature significativamente più alte del solito per tutte le 3.108 contee degli Stati Uniti in base ai livelli massimi dell’indice di calore del programma di monitoraggio della salute pubblica ambientale dei Centers for Disease Control and Prevention.
Il calore estremo per ogni giorno estivo è stato identificato dal fatto che la temperatura fosse di 32,2° C o superiore e nel 99° percentile dell’indice di calore massimo basato sul periodo di riferimento (1979-2007) per quel giorno. I tassi di mortalità corretti per età a livello di contea si basavano sui dati del National Center for Health Statistics.
Complessivamente, ci sono stati 3.139.134 decessi da malattie CV negli adulti durante i mesi estivi (da maggio a settembre) tra il 2008 e il 2017, producendo una mediana di 89 giorni di calore estremo nel loro complesso negli Stati Uniti contigui. Le contee sono state quindi stratificate in base al numero mediano di giorni di calore estremo, producendo una mediana di 45, 90 e 133 giorni di calore estremo nel primo, secondo e terzo terzile.
Per le contee nel primo terzile di giorni di caldo estremo, il tasso di mortalità CV mensile mediano ponderato per la popolazione era di 22,8 per 100.000 individui. Nel secondo e nel terzo terzile, i tassi erano rispettivamente di 24,9 e 26,2 per 100.000.
In un modello di regressione a effetti fissi, ogni giorno di calore estremo al mese è stato associato a un tasso di mortalità CV mensile superiore dello 0,12% e a 3,14 decessi aggiuntivi per 10 milioni di adulti. In altre parole, il caldo estremo negli Stati Uniti contigui è stato responsabile di circa 5.958 decessi CV aggiuntivi nei mesi estivi tra il 2008 e il 2017. Quando sono state utilizzate definizioni meno rigorose di calore estremo, quel numero è salito a più di 7.000 morti in eccesso.
I dati hanno anche mostrato che l’onere della mortalità CV correlata al calore estremo non era distribuito uniformemente su tutta la popolazione. Per esempio, c’è stato un aumento relativo maggiore dei tassi di mortalità CV tra gli uomini rispetto alle donne, tra gli adulti neri non ispanici rispetto agli adulti bianchi non ispanici e tra gli anziani rispetto agli adulti più giovani. Inoltre, i ricercatori hanno visto differenze nella forza dell’associazione da parte delle diverse regioni degli Stati Uniti.
«Le aree che hanno avuto il minor numero di giorni di caldo estremo in realtà avevano la più forte associazione tra calore estremo e mortalità» rilevano Khatana e colleghi. «Ciò suggerisce potenzialmente che le aree che non sono abituate ad avere eventi di calore estremo potrebbero non essere così ben adattate. Quando si verifica un calore estremo, potrebbe esserci forse un maggiore aumento del rischio di morte CV. Ciò induce a ritenere che quelle aree potrebbero aver bisogno di iniziare a prepararsi per eventi di calore estremo, che si verificano sempre più frequentemente di prima».
Risposta termoregolatrice influenzata da alcuni farmaci cardiovascolari
Il mese scorso, gli stessi ricercatori avevano pubblicato uno studio simile su “JAMA Network Open” che mostrava come il calore estremo fosse associato a maggiori rischi di mortalità per tutte le cause. Da un punto di vista fisiologico, osservano Khatana e colleghi, il sistema cardiovascolare è parte integrante della termoregolazione.
In una situazione estrema, il sangue viene pompato alla periferia per dissipare il calore, ma nelle persone con malattie CV preesistenti o fattori di rischio, lo sforzo eccessivo sul sistema li rende vulnerabili a eventi avversi, come inferto miocardico (IM) o ictus.
«Sappiamo inoltre che alcuni farmaci CV, come i beta-bloccanti, possono influenzare la risposta termoregolatrice del corpo» proseguono i ricercatori. Anche il diabete può influire sulla capacità di regolare la temperatura corporea.
Possibili interventi preventivi strutturali e ambientali
Oltre alla risposta fisiologica, ci sono possibili fattori strutturali e ambientali che potrebbero spiegare alcune delle disparità osservate nello studio. Le popolazioni minoritarie, compresi gli adulti neri non ispanici, hanno maggiori probabilità di vivere in aree che sperimentano un «effetto isola di calore urbano», il che significa che gli ambienti edificati, che hanno meno copertura arborea, tra le altre cose, sono più caldi delle aree rurali circostanti, scrivono Khatana e colleghi.
Una raccomandazione per gli operatori sanitari è quella di essere consapevoli dei pazienti che potrebbero essere particolarmente vulnerabili al calore estremo, come gli anziani o i soggetti con malattie CV. Chiedere loro se hanno accesso a spazi con aria condizionata sarebbe una buona precauzione; qualora non lo facessero, la domanda successiva da porre dovrebbe essere se ci sono spazi più freschi dove potrebbero recarsi quando la temperatura sale.
«Gli ospedali e i fornitori di cure devono anche lavorare con i responsabili politici per trovare soluzioni locali» affermano Khatana e colleghi. «Non devono essere grandi interventi nazionali o globali, di cui ovviamente si avrebbe bisogno per il cambiamento climatico, ma soluzioni pratiche per assicurarsi che una comunità locale o un quartiere abbiano un piano in caso di calore estremo».
«Se sono allestiti centri di raffreddamento, occorre che le persone sappiano come raggiungerli. Nei quartieri in cui le persone sono particolarmente vulnerabili gli operatori sanitari possono svolgere un ruolo importante a tale scopo, parlando con i loro legislatori e responsabili politici sottolineando che questo è un importante problema sanitario che continuerà a crescere nei prossimi decenni» concludono i ricercatori.
Bibliografia:
Khatana SAM, Werner RM, Groeneveld PW. Association of Extreme Heat and Cardiovascular Mortality in the United States: A County-Level Longitudinal Analysis From 2008 to 2017. Circulation. 2022 Jun 21. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.122.060746 [Epub ahead of print] Link