Uno studio ha cui hanno partecipato anche ricercatori del Cnr mostra le prestazioni di un sistema modellistico per la previsione dei fulmini sull’Italia
I fulmini rappresentano una reale minaccia per varie attività umane. Oltre a causare un numero di vittime tra 20 e 50 all’anno in Italia, hanno un impatto sulle attività ricreative all’aperto, sull’aviazione, sulle industrie che si occupano a vario titolo di elettricità e su altri importanti settori. Essi sono il risultato dello sviluppo di convezione intensa all’interno di una nuvola in presenza di ghiaccio e acqua liquida. L’intensificazione dei processi convettivi a causa del cambiamento climatico aumenterà le tempeste di fulmini a livello globale. Per queste ragioni è importante la loro previsione.
Uno studio frutto della collaborazione tra tra l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Cnr-Isac), la Fondazione CIMA, la Protezione Civile, e l’Università di Gerusalemme, recentemente pubblicato sulla rivista Remote Sensing, mostra le prestazioni di un sistema modellistico per la previsione dei fulmini sull’Italia: il metodo unisce i campi dinamici e termidinamici di previsione di un modello meteorologico stato dell’arte con uno schema di elettrificazione delle nuovole messo a punto dall’Università di Geusalemme.
I risultati mostrano la fattibilità della previsione che ha una concreta affidabilità alle scale spaziali e temporali utilizzate dal sistema di allerta della Protezione Civile. Inoltre, i risultati mostrano una marcata dipendenza della previsione con le stagioni e con il tipo di superficie. In particolare, le prestazioni sono migliori in estate ed autunno e peggiori in inverno e primavera. Allo stesso modo, il sistema modellistico fornisce previsioni migliori sulla terra rispetto al mare.
All’articolo è stata dedicata la copertina del volume 14 (2) della rivista (https://www.mdpi.com/2072-4292/14).