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Dopo la morte di Elisabetta II ai Caraibi c’è voglia di repubblica

La Regina Elisabetta II

Da Antigua e Barbuda alla Giamaica, dopo la morte di Elisabetta II nelle agende dei partiti di governo ai Caraibi spuntano referendum per l’addio alla corona britannica

Non “un atto ostile” ma solo un referendum, da tenersi entro tre anni: questa la proposta del primo ministro di Antigua e Barbuda, Gaston Browne, relativa alla possibilità che dopo la scomparsa della regina Elisabetta II il Paese caraibico diventi una repubblica.

L’EX POSSEDIMENTO BRITANNICO NEI CARAIBI VERSO IL REFERENDUM

Il capo di governo ha sottolineato che intende programmare la consultazione nel caso il prossimo anno fosse rieletto. Il suo partito a oggi controlla 15 seggi parlamentari su 17.

Per 70 anni Elisabetta II è stata sia regina di Gran Bretagna e Nord Irlanda che capo dello Stato di 14 reami del Commonwealth, l’organizzazione delle ex colonie di Londra. Oltre ad Antigua e Barbuda, ex possedimento dove per due secoli furono sfruttati schiavi di origine africana divenuto indipendente nel 1981, queste sono: Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu.
Dell’ipotesi di un addio alla corona britannica si era discusso in alcuni Paesi già prima della scomparsa della regina e dell’ascesa al trono di Carlo III, in particolare a seguito dalla scelta di Barbados, divenuto repubblica nel 2021.

IL CAMBIAMENTO COSTITUZIONALE PER ORA NON IN AGENDA PER L’AUSTRALIA

Il primo ministro dell’Australia, Anthony Albanese, che pure è di orientamento repubblicano, ha chiarito che a Canberra almeno per i prossimi quattro anni un cambiamento costituzionale non è in agenda. Diversa la linea del Partito laburista al potere in Giamaica, che ha indicato un referendum sulla repubblica come sua priorità.

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