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Artrite psoriasica: uso di apremilast ritarda ricorso ai farmaci biologici

Artrite psoriasica: studio italiano su secukinumab

Artrite psoriasica: i pazienti naive ai farmaci sistemici si caratterizzano per tempi più lunghi all’impiego di farmaci biologici dopo l’inizio del trattamento con apremilast

I pazienti con artrite psoriasica (PsA) naive ai farmaci sistemici si caratterizzano per tassi ridotti e tempi più lunghi all’impiego di farmaci biologici dopo l’inizio del trattamento con apremilast rispetto ai pazienti trattati con MTX. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato su Open Access Rheumatology.

Razionale e obiettivi dello studio
“Come è noto, la scelta di una terapia efficace per gestire la PsA è cosa complessa, in ragione dell’esistenza di differenze nel profilo dei pazienti (es: severità di malattia, presenza di psoriasi, controindicazioni legate alle comorbilità), di modalità di somministrazione differenti e di effetti collaterali legati alle diverse terapie esistenti – spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio – La PsA è una malattia cronica che necessita di trattamento continuo e, per molti pazienti, di una sequenza di agenti farmacologici consecutivi, come indicato dalla progressione di malattia o dall’insuccesso della terapia”.

“Tra i trattamenti sistemici disponibili per la PsA – continuano i ricercatori – abbiamo le “small molecule” somministrabili per os e i farmaci biologici, mentre i FANS e i glucocorticoidi sono impiegati come terapie sintomatiche. Le raccomandazioni EULAR e le linee guida GRAPPA per il trattamento della PsA raccomandano le “small molecule” per os, in particolare MTX, come opzione terapeutica di prima battuta e caldeggiano il ricorso ad apremilast per la malattia di gravità lieve, dopo insuccesso della terapia iniziale”.

“Mentre negli Usa apremilast è approvato come trattamento di prima linea, le linee guida congiunte ACR/National Psoriasis Foundation raccomandano che i pazienti naive al trattamento con PsA attiva utilizzino i farmaci biologici in luogo di apremilast. Tuttavia, il livello di evidenze a supporto di questa raccomandazione è piuttosto basso. Quanto ai farmaci biologici, questi possono essere efficaci, ma necessitano di monitoraggio di laboratorio, si connotano per modalità di somministrazione meno convenienti e tendono ad essere costosi. I medici e i pazienti che considerano questi fattori potrebbero avere preferenze per un inizio della terapia con “small molecule” per os, procrastinando nel tempo il ricorso all’impiego dei farmaci biologici, compatibilmente con il quadro clinico. Ciò è quanto sembra verificarsi nella real life, alla luce di alcuni studi che documentano come la maggioranza dei pazienti naive al trattamento inizino la terapia con le “small molecule” per os”.

Apremilast è una “small molecule” per os appartenente alla classe degli inibitori di PDE4, approvata dalla Fda per i pazienti adulti affetti da PsA. A differenza di MTX e dei farmaci biologici, apremilast non necessita di frequenti monitoraggi di laboratorio, rendendone più conveniente il loro impiego.

L’obiettivo dello studio appena pubblicato è stato quello di valutare il tempo all’inizio d’impiego di farmaci biologici (dopo apremilast) vs. il trattamento con MTX nella real world in pazienti con PsA che avevano iniziato per la prima volta un trattamento con apremilast o MTX e che non erano stati sottoposti a trattamento pregresso con “small molecule” per oso i farmaci biologici.

Disegno e risultati principali
I ricercatori hanno condotto un’analisi retrospettiva (di durata pari ad un anno) dei dati reletivi ad un database Usa di erogazione di prescrizioni di farmaci, focalizzando l’attenzione su quelli di 2.116 pazienti naive ai farmaci sistemici che avevano iniziato un trattamento con apremilast (n = 534) o MTX (n = 1582) a cavallo tra il 2015 e il 2018.

L’età media dei partecipanti allo studio era simile nei due bracci di trattamento (apremilast e MTX) – 50,5 e 50,4 anni, rispettivamente – mentre la proporzione di pazienti di sesso femminuke era maggiore nel braccio di trattamento apremilast (59,4% vs. 54%).

La prima data di prescrizione di apremilast o MTX è stata assunta come data indice. Sono stati presi in considerazione anche i dati demografici dei pazienti, nonché quelli relativi alle loro caratteristiche cliniche e al ricorso ai servizi sanitari nel corso dell’anno pre-indice (basale) e di quello post-indice (follow-up), come pure la mediana del tempo intercorso fino all’inizio del trattamento con farmaci biologici.

Il tempo medio all’inizio dell’impiego dei farmaci biologici tra i pazienti che avevano iniziato il trattamento durante il follow-up era pari, rispettivamente, a 194,1 e a 138,7 giorni, rispettivamente (p<0,001).

Dopo aggiustamento dei dati in base alla presenza di fattori confondenti, è emerso che la probabilità di iniziare un trattamento con farmaci biologici era del 58% più bassa (OR= 0,4; [IC95% =0,32– 0,54]; p < 0,001) con apremilast, con un tasso predetto di inizio d’impiego di farmaci biologici più basso tra i pazienti trattati con questo farmaco rispetto a quanto osservato con MTX durante il follow-up (20% [IC95%=16,6– 23,9%] vs 37,5% [IC95%=35-40,1%]).

Non solo: i pazienti utilizzatori di apremilast si sono caratterizzati per una minore probabilità di iniziare il trattamento con un farmaco biologici rispetto agli utilizzatori di MTX (HR=0,46 [IC95% =0,37– 0,57]; p < 0,001) nel corso di un anno di follow-up.

Riassumendo
Nel commentare I risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici intrinseci dello studio (disegno osservazionale retrospettivo, assenza di dati su severità e attività di malattia, sintomatologia e informazioni sullo stato socioeconomico e su dati di specifico interesse medico che possono influenzare la scelta di trattamento e rendere difficile il controllo di alcune variabili confondenti). Riguardo a quest’ultimo punto, tuttavia, gli autori hanno anche ricordato come il loro modello di studio avesse tenuto conto di alcune misure proxy (surrogate) di severità di malattia come la presenza di comorbilità al basale, l’impiego di farmaci e il ricorso a strutture sanitarie.

Altri limiti ammessi dai ricercatori sono stati il ricorso a dati prescrittivi di carattere amministrativo che non riflettono alcuni aspetti come l’aderenza alla terapia, nonchè la mancata analisi dei dati sulle dosi iniziali prescritte di MTX, le fluttuazioni della posologia o le modalità di somministrazione del farmaco in questione – fattori che possono essere associati con l’interruzione del farmaco indice.

Tutto ciò premesso, “…lo studio ha dimostrato chiaramente che l’impiego di apremilast potrebbe ritardare l’impiego di una terapia di seconda linea nei pazienti con PsA in misura maggiore rispetto a quanto osservato con l’impiego di MTX.

Bibliografia
Husni ME et al. Biologic Initiation Rate in Systemic-Naïve Psoriatic Arthritis Patients Starting Treatment with Apremilast vs Methotrexate: 1-Year Retrospective Analysis of a US Claims Database. Open Access Rheumatol. 2022;14:123-132https://doi.org/10.2147/OARRR.S342123
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