Rosuvastatina per il colesterolo e danno renale: un nuovo studio


L’uso di rosuvastatina per il colesterolo potrebbe essere legato a un maggiore rischio di danno renale secondo nuovi dati retrospettivi real world

L'uso di rosuvastatina per il colesterolo potrebbe essere legato a un maggiore rischio di danno renale secondo nuovi dati retrospettivi real world

In un ampio studio di coorte retrospettivo, pubblicato sul “Journal of the American Society of Nephrology” (JASN), la rosuvastatina, impiegata per l’abbassamento del colesterolo, è stata associata a rischi leggermente maggiori di danno renale rispetto all’atorvastatina, rischi che erano superiori a livelli di dose più elevati.

Rosuvastatina, la statina più potente sul mercato, è stata collegata a un eccesso di rischio di danno renale rispetto all’atorvastatina in casi clinici e piccoli studi, ma c’è stata poca sorveglianza del problema dopo la sua approvazione nel 2003.

Più attenzione all’uso di alte dosi nei soggetti con grave CKD
L’analisi attuale, scrivono i ricercatori, «è uno dei primi e più grandi studi real world» che esamina la rosuvastatina rispetto all’atorvastatina per il rischio di ematuria, proteinuria e insufficienza renale con terapia sostitutiva – dialisi o trapianto – attraverso una gamma di tassi di filtrazione glomerulare stimati (eGFR) in una popolazione eterogenea.

«I nostri risultati suggeriscono la necessità di una maggiore cura nei pazienti che ricevono dosi elevate o hanno una grave malattia renale cronica (CKD)» affermano gli autori, guidati da Jung-im Shin, docente alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, ha detto a Medscape Medical News in una e-mail.

Inclusi nell’analisi quasi un milione di pazienti degli Stati Uniti
L’analisi ha incluso quasi un milione di pazienti negli Stati Uniti a cui erano state prescritte per la prima volta rosuvastatina o atorvastatina dal 2011 al 2019; sono stati seguiti per una mediana di 3,1 anni. Tra i risultati principali:

  • gli utilizzatori di rosuvastatina avevano un rischio maggiore dell’8% per ematuria, un rischio maggiore del 17% per proteinuria e un rischio maggiore del 15% di insufficienza renale con terapia sostitutiva rispetto a quelli trattati con atorvastatina;
  • i due gruppi hanno evitato l’infarto miocardico e l’ictus in misura simile;
  • al 44% dei pazienti con CKD G4+ grave (eGFR < 30 ml/min/1,73m2) è stato prescritto un dosaggio di rosuvastatina più elevato rispetto al massimo di 10 mg/die raccomandato per tali pazienti dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense.

Bassa aderenza alle raccomandazioni di dosaggio della FDA nella CKD grave
Da questo studio, «non si ricava il perché l’aderenza alla raccomandazione di dosaggio della FDA per rosuvastatina nei pazienti con CKD grave sia bassa» spiegano Shin e colleghi. «È probabile che non molti medici siano a conoscenza delle raccomandazioni di dosaggio della rosuvastatina nella CKD grave, o dei potenziali rischi di ematuria o proteinuria».

«La rosuvastatina ad alte dosi, e i suoi benefici cardiovascolari, potrebbero sopravanzare il rischio, anche se piccolo, in particolare con bassi valori di eGFR» specificano. «Il nostro studio offre l’opportunità di aumentare la consapevolezza di questo problema clinico».

«Appaiono giustificati in futuro studi per far luce sulla discrepanza tra la pratica real world e le raccomandazioni di dosaggio della FDA per la rosuvastatina ad alte dosi» osservano i ricercatori.

Chiamata in causa anche la poca sorveglianza post-marketing
Atorvastatina a dosaggi di 40 mg e 80 mg e rosuvastatina alla dose di 20 mg e 40 mg sono le uniche due statine considerate ad alta intensità, ricordano gli autori. Lo sviluppo di un dosaggio di 80 mg per rosuvastatina è stato abbandonato a causa dei segnali di sicurezza di ematuria e proteinuria evidenziati al momento dell’approvazione di rosuvastatina da parte della FDA.

Tuttavia, c’è stata poca sorveglianza post-marketing per valutare il rischio nel real wordl da rosuvastatina ad alta intensità, e non è chiaro se e in che misura la pratica clinica aderisca al dosaggio iniziale raccomandato dalla FDA nella CKD grave, 5 mg/die fino a un massimo di 10 mg/die, specificano Shin e colleghi.

I ricercatori hanno analizzato i dati delle cartelle cliniche elettroniche rese anonime di 40 organizzazioni sanitarie negli Stati Uniti dal database OptumLabs Data Warehouse. Hanno valutato 152.101 nuovi utilizzatori di rosuvastatina e 795.799 di atorvastatina e hanno escluso i pazienti con una storia di rabdomiolisi.

I pazienti nei due gruppi erano simili per quanto riguarda la prevalenza della CKD, i fattori di rischio cardiovascolare e i dati demografici. La loro età era in media di 60 anni, il 48% erano donne e l’82% erano caucasici.

L’ematuria è stata definita come ematuria al dipstick test =/> + o la presenza di =/> 3 globuli rossi per campo ad alta potenza nella microscopia delle urine, almeno due volte. La proteinuria è stata definita come proteinuria dipstick =/> ++ o rapporto albumina-creatinina nelle urine =/> 300 mg/g almeno due volte.

Complessivamente, il 2,9% dei pazienti presentava ematuria (3,4% del gruppo rosuvastatina e 2,8% di quelli che assumevano atorvastatina) e l’1% dei pazienti presentava proteinuria (1,2% e 0,9%, rispettivamente).

Dopo aver bilanciato le caratteristiche basali in entrambi i gruppi utilizzando la probabilità inversa di ponderazione del trattamento, il trattamento con rosuvastatina, rispetto all’atorvastatina, è stato associato a rischi significativamente maggiori per ematuria ( hazard ratio [HR], 1,08), proteinuria (HR, 1,17) e insufficienza renale che richiede una terapia sostitutiva (HR, 1,15).

I pazienti con eGFR < 30 ml/min/1,73 m2 avevano un rischio di ematuria circa 2 volte superiore e un rischio di proteinuria 9 volte superiore durante il follow-up rispetto ai pazienti con eGFR =/> 60 ml/min/1,73 m2.

Ai pazienti con eGFR < 30 ml/min/1,73 m2 è stata comunemente prescritta rosuvastatina ad alte dosi (il 29,9% ha ricevuto la dose da 20 mg e il 14% la dose da 40 mg), contrariamente alla raccomandazione di etichettatura.

Il commento di un nefrologo esperto
«Il più alto rischio di nefrotossicità con rosuvastatina ad alte dosi rispetto all’atorvastatina ad alte dosi è stato dimostrato nello studio PLANET 1 pubblicato nel 2015 e anche in un caso clinico pubblicato nel 2016 citato anche dai ricercatori» commenta Swapnil Hiremath, nefrologo presso l’Ottawa Hospital Research Institute, Ontario, Canada.

«Una maggiore consapevolezza ed educazione sono fondamentali» osserva Hiremath. Tuttavia «sarei cauto a trarre troppe conclusioni da uno studio osservazionale» aggiunge. «C’è sempre in rischio di confondimento residuo e bias di selezione», che i ricercatori riconoscono, «e soprattutto rischi concorrenti». Per esempio, «se c’è meno morte cardiovascolare con rosuvastatina, allora più persone rimarranno vive per sviluppare insufficienza renale».

Bibliografia:
Shin JI, Fine DM, Sang Y, et al. Association of Rosuvastatin Use with Risk of Hematuria and Proteinuria. J Am Soc Nephrol. 2022 Jul 19. doi: 10.1681/ASN.2022020135. [Epub ahead of print] Link