Disponibile nelle librerie e online “Entra in gioco con la testa” di Nicoletta Romanazzi: è il primo libro della mental coach dei campioni italiani a Tokyo 2020
Nicoletta Romanazzi, mental coach dei campioni olimpionici italiani di Tokyo 2020, ci parla del suo lavoro in occasione dell’uscita per Longanesi del suo primo libro, Entra in gioco con la testa, in libreria e sugli store digitali. Riunendo in poco più di 200 pagine consigli pratici e spunti di riflessione e autoanalisi, è possibile accedere a un “non-metodo” studiato e perfezionato attraverso anni di coaching con alcuni degli atleti italiani più noti nel Mondo (tra cui Marcell Jacobs, doppia medaglia d’oro alle ultime Olimpiadi, che ha anche firmato la prefazione del suo libro). Chiunque desideri raggiungere i propri obiettivi, siano essi sportivi, professionali o personali, troverà tra queste pagine di che imparare.
Di cosa parliamo esattamente quando asseriamo di mental coaching? Come si è imbattuta in questo metodo?
Quanto è importante una corretta respirazione? È straordinario quanto fa bene una cosa che facciamo da sempre, senza prestavi particolare attenzione, possa al contrario incidere così profondamente sulle nostre performance, sportive e della vita di tutti i giorni.
«Assolutamente. Tutte le volte che racconto che sono una facilitatrice di respiro, che insegno a respirare, la risposta classica è: «Ma io respiro sempre!» Poi basta chiedere a una persona di fare tre respiri e ci si rende subito conto di quanto in realtà, nel tempo, abbiamo disimparato a respirare, e che lo facciamo davvero poco. Tendiamo ad andare in apnea ogni volta che ci troviamo di fronte a una situazione stressante o a un’emozione che facciamo fatica a elaborare, e questo è qualcosa che ci succede abbastanza di frequente nella vita. E nel tempo, a furia di stare in apnea, cominciamo davvero a viziare in modo importante il nostro respiro. Non respiriamo assolutamente più per quello che sono le nostre capacità respiratorie. Se tu immagini che eliminiamo il 75% delle tossine respirando… È facile che rimaniamo intossicati proprio perché respiriamo poco».
Nel suo libro parla di uno scatto, qualcosa di simile a un click che tutti possono fare per attingere finalmente, o risvegliare, il proprio potenziale. Qual è la prima cosa da fare, il primo step da compiere per iniziare a muoverci in quella direzione?
«Bisogna avere voglia di farlo. Gli strumenti per poterlo fare si possono trovare ovunque: nelle pagine di un libro, in un film, nelle parole di qualcuno vicino a noi. Gli strumenti per fare dei click si possono trovare veramente ovunque, ma prima di tutto è necessario avere voglia di farlo».
Leggendo il suo libro emerge chiaramente l’importanza di armonizzare, di equilibrare mente e corpo, componente emozionale e componente cognitiva. Com’è possibile che la nostra mente, le nostre emozioni e le nostre convinzioni diventino ostacoli concreti, a volte apparentemente insormontabili?
«Io sono fermamente convinta che i disagi e le malattie siano lo strumento che il nostro corpo ha per farci capire che c’è qualcosa che non stiamo guardando, un blocco emozionale che abbiamo bisogno di sciogliere. Il nostro corpo ci avvisa in questo modo. E ben venga! Ma poi noi cosa facciamo? Ci spaventiamo, prendiamo magari delle medicine per alleviare il sintomo, senza cercare di comprenderne le cause, senza capire cosa stava cercando di dirci il nostro corpo».
Ha detto spesso che di lavoro fa la corniciaia, che aiuta cioè i suoi clienti a inquadrare le loro problematiche dentro cornici nuove, diverse. Leggendo il suo libro mi è sembrato che il suo lavoro possa essere accostato anche a quello di un faro, o di un riflettore, che getta luce sul potenziale nascosto dei suoi clienti, portandolo letteralmente alla luce.
«Esattamente! O anche al lavoro di uno specchio, nel quale le persone possono vedersi attraverso di me. Sì, è esattamente questo quello che faccio. La cosa che amo del mio lavoro è proprio questa: il coach rende indipendenti. Il coach non ha le soluzioni per nessuno, è abile attraverso le domande a tirare fuori le soluzioni dalla persona che ha di fronte. È questo che faccio, e le persone che sono venute da me hanno imparato a farlo e a portarlo avanti da sole».