Lo svedese Svante Paabo vince il premio Nobel per la Medicina 2022. IL 67enne è stato premiato per le sue scoperte sui genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana
Si tinge dei colori giallo e blu della Svezia il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2022: Svante Paabo ha infatti ottenuto il prestigioso riconoscimento “per le sue scoperte sui genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana”. Come da tradizione, il Karolinska Institutet di Stoccolma ha dato l’annuncio e l’ha trasmesso in diretta sui canali social. Al vincitore è andato un premio pari a 10 milioni di corone svedesi.
PAABO, UNO DEI FONDATORI DELLA PALEOGENETICA
Svante Paabo, 67 anni, originario della capitale svedese, è il direttore del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in Germania, ed è considerato uno dei fondatori della paleogenetica, una sorta di archeologo del Dna. Anche il padre Sune Bergstrom, biochimico, vinse il Nobel per la Medicina nel 1982 per i suoi studi sulle prostaglandine, insieme a Bengt Samuelsson e John Vane.
LA MOTIVAZIONE
Nella motivazione si legge che “attraverso la sua ricerca pionieristica, Svante Paabo ha realizzato qualcosa di apparentemente impossibile: sequenziare il genoma del Neanderthal, un parente estinto degli esseri umani di oggi”. Svante Paabo “ha anche fatto la sensazionale scoperta di un ominide precedentemente sconosciuto, Denisova. È importante sottolineare che Paabo ha anche scoperto che il trasferimento genico è avvenuto da questi ominidi ora estinti all’Homo sapiens in seguito alla migrazione dall’Africa circa 70.000 anni fa”. Nel comunicato è inoltre scritto che “questo antico flusso di geni agli esseri umani odierni ha rilevanza fisiologica oggi, ad esempio influenzando il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce alle infezioni”. La giuria ha infine spiegato che “questa ricerca ha dato origine a una disciplina scientifica completamente nuova, la paleogenomica. Rivelando le differenze genetiche che distinguono tutti gli esseri umani viventi dagli ominidi estinti, le sue scoperte forniscono la base per esplorare ciò che ci rende unicamente umani”.