Biopsia liquida: variazioni del ctDNA utili per aggiustare la terapia


Biopsia liquida: le misurazioni del DNA tumorale circolante (ctDNA) sono uno strumento per monitorare l’andamento della malattia e la risposta al trattamento

Biopsia liquida: le misurazioni del DNA tumorale circolante (ctDNA) sono uno strumento per monitorare l'andamento della malattia e la risposta al trattamento

Si discute da tempo sul ruolo della biopsia liquida, e in particolare delle misurazioni del DNA tumorale circolante (ctDNA), come strumento per monitorare l’andamento della malattia e la risposta al trattamento. Ora un nuovo studio pubblicato su JCO Precision Medicine mostra che la rilevazione del ctDNA e variazioni precoci nei livelli di ctDNA sono predittivi degli outcome del trattamento sistemico nei pazienti con tumori solidi avanzati.

I risultati forniscono la prova della «fattibilità e del valore dell’utilizzo della dinamica del ctDNA per monitorare la risposta terapeutica nei pazienti con tumori avanzati», scrivono gli autori, coordinati da Mohamed Alaa Gouda, dello University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston.

Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato i livelli di ctDNA in campioni di sangue prelevati in momenti diversi da 204 pazienti che erano affetti da tumori del tratto gastrointestinale (46,5%), melanoma (14,6%), tumore al seno (11,9%), tumori ginecologici (8,1%), tumore del polmone (4,6%), tumori della testa e del collo (3,5%), gliomi (1,9%) e altri tumori (8,8%).

Tra il 2012 e il 2019 i pazienti hanno effettuato un totale di 260 terapie sistemiche e i campioni di sangue sono stati raccolti al basale, a metà del trattamento, prima della ristadiazione e poi, quando possibile, durante il trattamento.
Complessivamente, il 67,4% dei pazienti è stato sottoposto alla rilevazione del ctDNA al basale, il 66,3% a metà del trattamento e il 60,4% alla prima ristadiazione.

La percentuale di pazienti per cui era disponibile il dato del ctDNA è risultata maggiore fra i pazienti che non hanno ottenuto una risposta al trattamento rispetto ai pazienti responder, sia a metà trattamento (70,9% contro 33,3%; P = 0,001) sia alla prima ristadiazione (66,4% contro 11,8%; P < 0,001), ma non al basale.

Inoltre, la percentuale di pazienti sottoposti alla misurazione del ctDNA è risultata maggiore fra i pazienti pazienti la cui malattia è progredita durante il trattamento rispetto a quelli non andati in progressione, sia al basale (77,4% contro 60,2%; P = 0,007), sia a metà trattamento (77,5% contro 58,4%; P = 0,009) sia alla prima ristadiazione (79% contro 47,8%; P < 0,001) .

I pazienti con ctDNA rilevabile al basale hanno mostrato un tempo mediano di fallimento del trattamento più breve rispetto a quelli senza ctDNA rilevabile sia al basale (11 settimane contro 16 settimane; P =0,001), sia a metà trattamento (10 settimane contro 18 settimane; P < 0,001) sia alla prima ristadiazione (10 settimane contro 24 settimane; P < 0,001).

E ancora, si è visto che i non responder avevano più probabilità di avere valori del delta positivi a metà trattamento (40,9% contro 11,1%; P = 0,009) e alla prima ristadiazione (47,4% contro 0%; P =0,001). La positività è stata definita come qualsiasi valore di delta superiore a 0 ed è stata utilizzata per determinare la possibilità di utilizzare il monitoraggio longitudinale del ctDNA per prevedere i risultati del trattamento.

I pazienti andati incontro a progressione della malattia avevano anche maggiori probabilità di avere valori delta positivi a metà trattamento (46,5% contro 29,4%; P = 0,033) e alla prima ristadiazione (61,8% contro 27,1%; P = 0,5001).
Inoltre, il tempo mediano di fallimento del trattamento è risultato significativamente più breve per i pazienti con valori di delta positivi a metà trattamento (9 settimane contro 15 settimane; P = 0,014) e alla prima ristadiazione (9 settimane contro 15 settimane; P 0,002).

Sulla base di questi dati, i ricercatori concludono che « la rilevazione del ctDNA e delle variazioni dinamiche precoci nella sua quantità possono predire gli esiti clinici delle terapie sistemiche nei pazienti con tumori solidi avanzati».

Bibliografia
M.A. Gouda, et al. Longitudinal monitoring of circulating tumor DNA to predict treatment outcomes in advanced cancers. JCO Precis Oncol. 2022;6:e2100512; doi:10.1200/PO.21.00512. leggi