La disfunzione di lunga durata dell’olfatto o del gusto può interessare circa 27 milioni di persone in tutto il mondo che sono stati infettati dal virus SARS-CoV-2
La disfunzione di lunga durata dell’olfatto o del gusto può interessare circa 27 milioni di persone in tutto il mondo che sono stati infettati dal virus SARS-CoV-2, con le donne che hanno meno probabilità di recuperare i due sensi, secondo i risultati di una metanalisi pubblicata sul British Medical Journal (BMJ).
La possibilità di recuperare gusto e olfatto sarebbero inferiori anche nei pazienti Covid con una maggiore gravità iniziale della disfunzione e in quelli con congestione nasale, hanno scritto l’autore senior Song Tar Toh, professore di otorinolaringoiatria all’Università Nazionale di Singapore, e colleghi.
I cambiamenti nell’olfatto e nel gusto sono molto prevalenti nei pazienti che contraggono il Covid-19, con una media del 40-50% di persone che riferiscono questi sintomi a livello globale. Il deficit sensoriale può peggiorare la qualità della vita peggiore e può contribuire alla crescente diffusione della sindrome da long-Covid.
Questi disturbi sono spesso gli unici sintomi premonitori e i più forti predittori di infezione da SARS-CoV-2 e possono includere una funzionalità ridotta (iposmia o ipogeusia), assente (anosmia o ageusia), distorta (parosmia o parageusia), sensazioni putride (cacosmia o cacogeusia), o anche allucinazioni sensoriali (fantosmia o fantogeusia, ovvero percezione di odori o sapori inesistenti).
«Anche se molte persone avevano questi sintomi prima della pandemia, spesso non hanno accesso a un supporto o non sanno che è disponibile» ha fatto presente Toh. «La pandemia ha portato questo importante problema all’attenzione di medici e pazienti».
«I sistemi sanitari potrebbero essere impreparati alla portata di questa sfida», hanno osservato in un editoriale di accompagnamento Paolo Boscolo-Rizzo e colleghi dell’Università di Trieste. «I leader sanitari, i responsabili politici e i finanziatori della ricerca dovrebbero rendersi conto della straordinaria importanza di una buona funzione chemiosensoriale per il benessere degli esseri umani, allocare risorse adeguate per supportare la ricerca e sostenere gli specialisti di fronte a un numero eccezionale di pazienti con disfunzione dell’olfatto e del gusto».
Disturbi da affrontare con un tempestivo training olfattivo
Esistono poche opzioni basate sull’evidenza per trattare i disturbi chemiosensoriali, hanno sottolineato gli editorialisti. «Il training olfattivo, iniziato il prima possibile dopo l’insorgenza dei sintomi, è l’unico intervento specifico per la malattia con un’evidenza di efficacia per il trattamento della disfunzione olfattiva post-infettiva» hanno osservato.
I meccanismi della perdita olfattiva indotta dal Covid sono sconosciuti, ma potrebbero fornire una base più solida per lo sviluppo di nuove strategie di trattamento, hanno aggiunto Boscolo-Rizzo e colleghi. «Anche se non si può escludere il coinvolgimento del bulbo olfattivo e delle vie olfattive centrali, la maggior parte delle evidenze indica che il virus prende di mira le cellule di supporto del neuroepitelio olfattivo. Sono queste cellule, non i neuroni olfattivi, a esprimere la composizione molecolare necessaria per l’ingresso del virus».
Alterazioni sensoriali in circa il 5% dei pazienti
I ricercatori hanno analizzato 18 studi osservazionali su adulti con cambiamenti dell’olfatto o del gusto correlati al Covid, per un totale di 3.699 pazienti inclusi nella metanalisi. Quattro studi sono stati condotti in contesti comunitari e 14 in contesti ospedalieri, con una qualità dell’evidenza da moderata ad alta.
Hanno utilizzato la modellazione della cura per stimare i tassi di recupero dell’olfatto e del gusto auto-riferiti e identificare i fattori chiave associati alla durata e alla probabilità di guarigione. Ne è risultato che la disfunzione persistente dell’olfatto auto-riferita potrebbe svilupparsi in circa il 5,6% dei pazienti e che la disfunzione del gusto potrebbe svilupparsi nel 4,4% dei casi. Le analisi di sensibilità hanno suggerito che queste percentuali potrebbero essere sottostimate.
I dati dei pazienti ricostruiti in base al “time-to-event“ hanno mostrato un aumento nel tempo dei tassi di recupero. Dopo 30, 60, 90 e 180 giorni, ha riportato il recupero dell’olfatto rispettivamente circa il 74%, 86%, 90% e 96% dei pazienti e il recupero del gusto il 79%, 88%, 90% e 98% dei soggetti.
Le donne sono risultate avere minori probabilità di recuperare l’olfatto (OR 0,52) o il gusto (OR 0,31) rispetto agli uomini. I pazienti con una maggiore gravità iniziale della disfunzione (OR 0,48) o della congestione nasale (0,42) avevano meno probabilità di recuperare l’olfatto.
Tra i limiti dell’analisi, gli autori hanno segnalato che gli studi variavano in termini di qualità e disfunzioni dell’olfatto e del gusto e si basavano su dati auto-riferiti dai pazienti, una condizione che può sovrastimare il recupero e che suggerisce come l’impatto reale della disfunzione olfattiva possa essere ancora maggiore.
Bibliografia
Tan BKJ et al. Prognosis and persistence of smell and taste dysfunction in patients with covid-19: meta-analysis with parametric cure modelling of recovery curves. BMJ 2022;378:e069503.
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Boscolo-Rizzo P et al. Smell and taste dysfunction after COVID-19. BMJ 2022;378:o1653.
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