Il comparto calzaturiero italiano continua nella sua ripresa segnando nel primo semestre dell’anno un’ulteriore crescita nel fatturato pari al +14,5%
Il comparto calzaturiero italiano continua nella sua ripresa segnando nel primo semestre dell’anno, dopo il +18,7% a consuntivo 2021, un’ulteriore crescita nel fatturato pari al +14,5% nel campione di Associati contattati.
I dati emergono dall’ultimo report del Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici che evidenzia inoltre recuperi in valore a doppia cifra sia sul fronte dell’export che negli acquisti delle famiglie italiane. Il saldo commerciale settoriale mostra un attivo pari a 2,18 miliardi di euro con un +14,5% su gennaio-maggio 2021.
Sul mercato interno è proseguito l’avvicinamento ai livelli di tre anni fa: +18,2% in valore gli acquisti delle famiglie nei primi 6 mesi e +14% in quantità. Tutte le voci merceologiche mostrano un segno positivo su gennaio-giugno 2021: nell’ordine del +20%, sia in quantità che in valore, i recuperi per le calzature classiche per uomo e donna, le più penalizzate durante la quarantena, e superiori al 10% per le scarpe per bambini e ragazzi. In crescita del +13% in volume il comparto delle sportive e sneakers che risulta essere l’unico sopra i dati del 2019. È di poco superiore al +7% la pantofoleria che nei mesi di isolamento aveva subìto la minor contrazione.
In merito alle vendite online: dopo il boom registrato nel 2020 durante la pandemia e il rallentamento del 2021, nei primi 6 mesi di quest’anno hanno si registra un ridimensionamento del -8,9% in volume e -4,4% in valore tendenziali pur rimanendo al di sopra del +24% in quantità rispetto al primo semestre 2019.
«Il settore – per Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici – nel suo insieme denota un significativo recupero ma caro energia, costi delle materie prime e conseguenze del conflitto russo ucraino mettono a rischio l’evoluzione a breve.
Stiamo riscontrando soddisfazione sul fronte delle vendite verso i mercati nordamericani e nei principali paesi Ue, mentre i lockdown primaverili hanno frenato quello cinese. Se le griffe registrano performance brillanti, però, metà delle imprese sono ancora sotto i livelli di fatturato pre covid».